di Giampaolo Milzi
Niente scambio del segno della pace, ostia durante l’Eucarestia poggiata nelle mani e non in bocca, acquasantiere vuote. Chiamiamolo un effetto molto collaterale del “fenomeno” Coronavirus, ma non in tutte le chiese i sacerdoti hanno adottato precauzioni particolari o consigliato le stesse al popolo della messa. Certo è che un po’ di preoccupazione c’è, la dimostrazione più esemplare è che alla Basilica della Santa Casa di Loreto domenica – e in un futuro a tempo purtroppo ancora indeterminato sarà ancora così – l’invito dal pulpito ai fedeli a stringersi la mano non è arrivato, e i fedeli che hanno onorato il sacramento della comunione l’ostia l’anno presa nelle mani e poi ingerita, niente acqua negli eleganti raccoglitori per chi voleva bagnarsi le dita per il segno della croce. In ogni caso, si procede in ordine sparso. Ogni chiesa, per ora, capitolo a sé. Perché? Perché se è vero che proprio in vista delle funzioni di ieri, il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) ha diramato chiare indicazioni per gli accorgimenti sopra citati, ancora oggi dall’Arcidiocesi Ancona-Osimo non è stata fornita alcuna indicazione ai preti celebranti. Come confermato da Marino Cesaroni, responsabile dell’ufficio stampa: “Confidiamo nell’intelligenza, nella sensibilità e nelle informazioni scientifiche dei singoli sacerdoti, credo che molti si adegueranno alla posizione della Cei, e sarebbe una cosa naturale, niente di drammatico, del resto è già accaduto in passato, ricordo, quando dilagò l’influenza aviaria. La parole d’ordine è comunque niente allarmismi e drammatizzazioni, rassicurare le persone”.
C’è chi ha anticipato i tempi della Cei, come padre Giordano Bonecher, domenicano, rettore della chiesa di San Domenico di piazza del Plebiscito, ad Ancona: “Già da domenica 16 febbraio ho invitato i fedeli a scambiarsi un bel sorriso, al posto della stretta di mano, e durante l’Eucarestia l’ostia l’ho passata nelle mani. Da ieri, abbiamo tolto l’acqua dalle acquasantiere”.
Accorgimenti preventivi da oggi in poi invece alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Il frate cappuccino Franco Marchetti: “Domenica ho invitato tutti i presenti a messa a pregare insieme in modo speciale affinché l’epidemia del Coronavirus cessi al più presto ovunque (invito risuonato in molte chiese, anche a Camerano, ndr.). Stamattina ho svuotato le acquasantiere”. Don Franco celebra ad Ancona anche alla Chiesa di San Francesco d’Assisi, in via della Montagnola, e nel Salone della Croce Rossa alle Palombare (locale sostitutivo della disastrata Chiesa locale di Santa Maria della Pietà). In questi tre luoghi di culto “ci adegueremo alle indicazioni della Cei, e penso che lo faranno altri sacerdoti, comunque durante la predica ho cercato e cercherò sempre di tranquillizzare i fedeli”. Posizione di attesa, nessun invito ad astenersi da atti particolari, sempre ad Ancona, nelle chiese di San Cosma e Damiano, del Santissimo Crocifisso agli Archi, di San Francesco alle Scale al Guasco, dei Santi Teresa e Pellegrino in piazza del Senato, dove celebra messa don Davide Duca.
Si è adeguato alle direttive della Cei, a Castelfidardo, don Bruno Bottaluscio, coi fedeli che si sono avvicinati tra loro sorridenti, ma senza toccarsi, nel momento del “segno di pace”.
A Sirolo, nella chiesa principale, quella di San Nicola, una domenica come le altre, senza alcuna minima deviazione dalla tradizione, come del resto, nel capoluogo regionale, al Duomo di San Ciriaco, nella Chiesa della Misericordia e in quella del Cristo Divino Lavoratore a Posatora. E’ andata diversamente invece, sempre ad Ancona, a San Paolo Apostolo a Vallemiano e alla Chiesa dei Salesiani in corso Carlo Alberto: niente mani strette in sego di pace, ostia ricevuta dai fedeli in mano. Va sottolineato, comunque, che in molti i casi i fedeli non si sono attenuti alle raccomandazioni igienico-sanitarie. Un esempio? Domenica, alla Chiesa del Sacro Cuore in via Maratta, padre Pasquale Filipponi era stato chiaro: “Da oggi comunione direttamente nelle mani, e vi suggerisco di fare un leggero inchino in segno di pace (come si usa nei paesi del nord Europa, ndr). Ma chi era in chiesa ha riferito che l’invito all’inchino è stato generalmente ignorato, e quasi tutti si sono stretti la mano. Quasi a volerlo, idealmente, schiacciare quel maledetto virus.
Coronavirus, nella Santa Casa acquasantiere vuote e niente scambio della pace
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