di Talita Frezzi
L’emergenza Coronavirus tocca anche Jesi, dove si sono registrati casi positivi e dove quotidianamente i sanitari sono impegnati a fronteggiare nuovi contagi. Ma la movida non si ferma, così non si argina un fenomeno che rischia solo di peggiorare. Il Comune corre ai ripari. Sono già stati chiusi due centri sociali – l’Incontro di via Tessitori e il circolo della parrocchia Sant’Antonio Abate di Minonna – dove due persone frequentatrici sono risultate positive. Ma al di là delle ordinanze, è una questione di «responsabilità delle persone – chiarisce il sindaco Massimo Bacci – tutti devono avere consapevolezza dei comportamenti da adottare». Il primo cittadino in un incontro urgente ha convocato la stampa per fare il punto della situazione e chiarire quali provvedimenti interessano la nostra città a seguito del decreto urgente della Presidenza del Consiglio e del Ministero della Salute, in vigore da oggi al 3 aprile. Il sindaco ha reso noto di aver firmato un’ordinanza per la chiusura di due centri frequentati da anziani: il Centro Sociale “L’Incontro” di via Tessitori e il Circolo della Parrocchia Sant’Antonio Abate di Minonna, dove due avventori sono risultati positivi al Covid-19. L’Asur ha confermato i contagi, pertanto si è resa necessaria la chiusura. Saranno anche sanificati i locali in vista della riapertura (il 15 marzo).
«I frequentatori dei circoli si sono rivelati positivi ai test: uno dei due locali ha provveduto a chiudere per precauzione già da qualche giorno – spiega Bacci -nelle prossime settimane il rischio potrebbe aumentare. Per cui mi rivolgo agli anziani e ai malati cronici, di rimanere a casa seguendo le buone pratiche del Ministero, mentre ai giovani chiedo di evitare i luoghi affollati: il virus si diffonde rapidamente, adottiamo tutti le precauzioni necessarie». Nei due centri, i responsabili saranno incaricati di informare i frequentatori delle norme da adottare, saranno invitati a riduzione le interazioni sociali e la possibilità di contattare telefonicamente il proprio medico e il Dipartimento di Prevenzione e Sorveglianza Malattie Infettive e Cronico Degenerative dell’Asur Marche Area Vasta 2. Poi il sindaco mostra una foto del centro storico ieri sera: un sabato che sembra non risentire dell’allarme Coronavirus, strapieno di gente. «A mezzanotte centro pieno: questo è un momento straordinario, serve che le persone siano responsabili», dice il sindaco.
Mentre il comandante della Polizia locale Cristian Lupidi ha illustrato nel dettaglio il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri. «Fate attenzione alle licenze – dice – sono sospesi eventi cinematografici, teatrali, eventi e spettacoli di qualsiasi natura svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato. Sospese le attività di pub, scuole da ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche. I bar e ristoranti sono aperti ma spetta ai gestori il controllo delle norme: entrate contingentate, evitare assembramenti di gente e mantenere le distanze interpersonali di almeno un metro. L’inosservanza delle disposizioni prevede sanzioni interdittive e penali. Stesso discorso per palestre e piscine, dove si pratica sport di base, che possono continuare a stare aperte ma solo se sarà garantito che i frequentatori siano distanziati gli uni dagli altri di un metro. Per ospedali e pronti soccorsi è disposti che gli accompagnatori dei pazienti non possano permanere nelle sale di attesa. Anche l’accesso di parenti e visitatori nelle strutture ospedaliere è limitato. Le strutture per anziani, centri diurni, Rsa, hospice, strutture protette possono limitare gli ingressi ai parenti, salvo diverse disposizioni particolari della direzione».
C’è particolare apprensione per le strutture sanitarie, per l’ospedale e il pronto soccorso, dove medici e infermieri stanno svolgendo un lavoro encomiabile, ma dove si rischia il sovraccarico e lo stress della stessa struttura. «L’infezione è come un’ondata: non possiamo appiattirla tutta ma possiamo diluirla nel tempo – dice anche il vice sindaco Luca Butini, medico di Immunologia Clinica all’ospedale di Torrette – conosciamo la capacità di danno del virus, sappiamo che chi ha altre patologie rischia di morire e che anche altri possono avere conseguenze importanti. Dobbiamo evitare che gli ospedali si affollino in un periodo di tempo limitato e che si debbano prendere decisioni drammatiche, angosciose come quelle di fronte alle quali si sono trovati i medici rianimatori della Lombardia: non si può dover scegliere se rianimare o meno una persona perché quel letto serve ad altri. Non saranno le istituzioni da sole a farci superare questo momento, dipende dal comportamento di tutti noi. Faccio appello al senso di responsabilità di ciascuno», conclude e aggiunge che l’uso delle mascherine chirurgiche potrebbe dare una sensazione di sicurezza purtroppo falsata, è bene piuttosto mantenere le distanze interpersonali, attuare le norme igieniche suggerite e uscire il meno possibile.
Sul lavoro svolto dai sanitari torna anche l’assessore alla Sanità e servizi sociali Maria Luisa Quaglieri, la quale aggiunge che «il Comune, attraverso le associazioni di volontariato sta fornendo pasti e farmaci a domicilio per chi si trova in quarantena o auto-quarantena e non può uscire. Non affolliamo i pronto soccorso, in caso di necessità contattate il medico di base. Manteniamo la calma, l’Asur sta facendo il proprio lavoro».
In questa grave situazione comunque si terranno regolarmente i concorsi pubblici che interessano il Comune, sempre con le indicazioni della distanza di un metro e di evitare assembramenti. Allerta da parte della Polizia locale per domani, giornata dei 100 giorni all’esame di maturità. Gli agenti verificheranno le condizioni dello svolgimento delle iniziative.
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