di Giampaolo Milzi
Lo psicofarmaco come ancora di salvezza nell’oceano di paura alimentato dal Coronavirus. Nelle Marche, nel febbraio scorso, si è registrato un aumento medio del 12,48% della fornitura alle farmacie di ansiolitici e antidepressivi, rispetto al febbraio del 2019. In cima alla classifica, per province, quella di Macerata, che distacca le altre per una buona quota percentuale, a seguire Pesaro-Urbino e Ancona, quasi allo stesso livello, in coda Ascoli Piceno e Fermo, ben distaccate. E pensare che nella nostra regione, comparando il febbraio 2018 col febbraio 2019, emergeva un segno – 15,8%. Una inversione di tendenza, dunque. Dati significativi, appresi dal dottor Paolo Masciarri, direttore tecnico della Farmacentro, una cooperativa che opera nell’Italia centrale e che nelle Marche copre, da sola, circa il 43% del mercato dei medicinali, rifornendo decine e decine di farmacie. L’incremento della distribuzione di ansiolitici a base di benzodiazepine, come l’alprazolam e il lorazepam, e di antidepressivi quali la venlafaxina, la paroxetina, la sertralina (tipologie citate da Masciarri come esempio delle confezioni più vendute) va a braccetto col trend di maggior richiesta dei consumatori. I fenomeni che si registrano: maggior assunzione di dosi di psicofarmaci da parte dei pazienti certificati; aumento da parte degli stessi del numero di assunzioni in una giornata; casi di nuovi pazienti. Ciò, “al netto” di un altro fattore, la tendenza all’accaparramento. «Chi soffre di disturbi del sonno, ansia, attacchi di panico, cronico calo dell’umore, tende a ridurre gli spostamenti da casa (nel rispetto delle limitazioni imposte dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri, ndr.) e quindi a presentarsi meno frequentemente in farmacia; quando lo fa si presenta con prescrizioni di maggiori quantitativi dei medicinali di cui ha bisogno» spiega Masciarri. «Sì, l’accaparramento un po’ lo abbiamo notato. – conferma il dottor Andrea Avitabile, presidente Federfarma della provincia di Ancona – Certo, nelle settimane eccezionali che stiamo vivendo, l’effetto Coronavirus-fobia può farsi sentire».
Chi ha senza dubbio percepito un aumento del ricorso agli psicofarmaci in questo periodo di emergenza Covid-19 è il dottor Bernardo Nardi, medico specialista dal 1979, con una vastissima esperienza, prima come direttore della Clinica di Psichiatria all’ospedale regionale di Torrette di Ancona, poi come docente di Psichiatria all’Università Politecnica delle Marche e direttore del Centro Adolescenti, sempre a Torrette. «Ho notato personalmente l’aumento delle richieste di aiuto e consigli da parte dei pazienti in questa lunga fase di pandemia. Io li sento per telefono o colloquiamo tramite video chat on line. E ci sono anche pazienti nuovi – dice -. Innanzitutto il medico di famiglia deve valutare bene caso per caso se è necessario consigliare un approccio psichiatrico. Quanto agli psichiatri, ripeto ciò che già sappiamo, anche l’aumento del dosaggio va valutato con estrema cautela». Paura, nausea, disturbi del sonno, ansia, tachicardia, calo della concentrazione, attacchi di panico, claustrofobia sono emozioni, stati d’animo, possono essere disturbi all’ordine del giorno in questo periodo: «E’ ovvio che in una situazione d’emergenza sanitaria come questa, aumenti anche lo stress psichico. E le persone hanno paura. Innanzitutto perché ci troviamo di fronte ad un pericolo sostanzialmente invisibile, un agente patogeno nuovo. C’è la paura di contrarre il Coronavirus. E ci si spaventa perché, in genere, non vi è memoria di una epidemia come questa, tranne che fra gli anziani. Molti dei quali ricordano quella determinata negli anni ’50 del secolo scorso dalla influenza virale asiatica, che causò la morte di 2 milioni di persone nel mondo. Inoltre – prosegue Nardi – il fattore che determina in modo rilevante una impennata dello stress psicosociale sono le restrizioni negli spostamenti, che sono certamente l’arma più potente che abbiamo per contrastare la pandemia, ma molti vivono in modo iper costrittivo, ansiogeno questi divieti, come ad esempio il dover ridurre la frequenza nel recarsi a fare la spesa». Il problema si crea quando a fronte di una comprensibile e sana paura di ciò che stiamo vivendo, si affianca uno stato d’animo molto spesso ingestibile come l’ansia, spiegano gli psicologi. Nardi: «Sì è vero. Quando la paura è sproporzionata, perché la sensibilità delle persone aumenta troppo, diventa patologica e va affrontata con uno specialista».
Ma come fronteggiare paura, ansia e stress? «Innanzitutto utilizzare internet e i social media con cautela. Primo, senza esagerare. Secondo cercando informazioni da fonti ufficiali e autorevoli. In rete gira una massa di castronerie, tra cui affermazioni di pseudo scienziati incompetenti, prive di alcun riscontro scientifico. La buona informazione si trova soprattutto sui giornali, che sono anche on line. E leggere in genere, anche i libri, aiuta. I social, d’altra parte, oltre che a favorire il lavoro da casa, consentono di recuperare il valore della condivisione dei propri stati d’animo coi familiari o gli amici, grazie soprattutto ai video collegamenti». L’isolamento a casa, dunque, è anche un’opportunità. «Occorre sforzarsi di pensare positivo, perché il panico nasce da una esagerata anticipazione del lutto, della paura, della pre-occupazione. Occorre pensare qui e ora. Chiedersi: che posso fare? Si ha più tempo a disposizione, quindi possiamo ascoltarci dentro, riscoprire il senso della nostra vita, i nostri hobbies, divertimenti, passioni, i sogni che abbiamo nel cassetto. Leggere, scrivere, disegnare, suonare uno strumento, ascoltare musica rilassante, si possono fare tate cose a casa… Ciò che ci piace e che prima non avevamo il tempo di fare. Utile anche arieggiare l’abitazione, affacciarsi alla finestra o stare al balcone. Certe iniziative che si stanno attuando anche nella nostra regione, come accendere in tanti delle candele sui davanzali, cantare o suonare dalle finestre alla stessa ora, sono simpatiche ma soprattutto utilissime per sentirci tutti meno soli e quindi meglio».
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