Dalla dichiarazione dello stato d’emergenza per l’epidemia di Covid 19 dello scorso 31 gennaio agli 8 Dpcm e ai 5 decreti legge, una legge di conversione, un protocollo e 2 delibere del Consiglio dei Ministri la situazione è in continua evoluzione. In prima linea per combattere la diffusione del virus non ci sono solo medici e infermieri, forze dell’ordine ma anche gli operatori socio-assistenziali che lavorano nelle case di riposo. Nelle residenze protette il Coronavirus, proprio per la sua contagiosità, può aggredire con più facilità i degenti più fragili, proprio come avviene nelle comunità delle strutture ospedaliere. «E’ difficile non aderire all’ulteriore invito promosso dal presidente della fondazione Recanatesi di Osimo, Iacopo Bellaspiga, per tenere alta la guardia, potenziare misure di distanziamento sociale e adeguare standard di sicurezza. La situazione, infatti, è tutt’altro che risolta e superata: l’emergenza rimane gravissima. – osserva il segretario Fp Cgil di Ancona, Andrea Raschia – Tensione e inquietudine -che animano peraltro tutte le persone- pervadono anche i sentimenti degli operatori che pure non smettono un istante di profondere un impegno coraggioso, prezioso, svolto in prima linea a presidio di servizi fondamentali, resi agli ospiti in condizioni estreme in termini di rischi, salute e sicurezza, orari e turnazioni. Una realtà che abbraccia la Fondazione Recanatesi, Grimani Buttari, Bambozzi, Hermes di Loreto, soltanto per richiamare le strutture più grandi della zona. Sapere dell’esito negativo dei tamponi eseguiti solo su alcuni ospiti della casa di riposo, in attesa di altri responsi, è certo una buona notizia in uno scenario che resta drammatico, nel quale purtroppo sono sempre di più le strutture investite dal contagio. Le notizie di queste ore fanno temere il peggio. Per fortuna la situazione sembra sotto controllo in questa parte del territorio, nonostante difficoltà oggettive riscontrate nell’acquisizione di dispositivi di protezione».
Ieri, ad esempio alla Grimani Buttari di San Sabino di Osimo sono stati svolti i Covid rapid test donati dal Comune ma negli ultimi giorni la residenza protetta, nonostante le misure precauzionali messe in campo, ha registrato quattro decessi di anziani ospiti, per uno solo dei quali è stato certificato il collegamento con il Covid 19, perché ricoverato all’ospedale di Torrette. Andrea Raschia ritiene pertanto che non si sia «più tempo da perdere, bisogna far presto: servono strumenti adeguati per gli operatori, estendere al massimo l’utilizzo dei tamponi, misura assolutamente indispensabile dopo aver assunto decisioni organizzative quali la chiusura degli accessi dall’esterno.L’accordo siglato con il Ministero della Salute a favore di operatori sanitari, socio assistenziali, sia pubblici che privati, accoglie le nostre richieste per garantire a tutto il personale di operare nella massima sicurezza: avere adeguati dispositivi di protezione individuale, test di laboratorio per evidenziare eventuale positività -anche a cadenza periodica- per la prosecuzione dell’attività lavorativa, sanificazione nei luoghi di lavoro senza compromettere la funzionalità delle strutture, e procedure di sorveglianza sanitaria omogenee in tutto il territorio cui devono essere sottoposti i lavoratori. A questo punto -ciascun per il proprio ruolo e in un rapporto partecipativo- occorre moltiplicare l’impegno per realizzare quanto stabilito, un impegno adeguato al pari di quello straordinario e impagabile delle lavoratrici e dei lavoratori impegnati in queste realtà. Non ci si dimentichi di loro»
Per il segretario Fp Cgil «non ci si deve dimenticare di queste realtà, anello fragile del sistema socio sanitario dedicato alle persone anziane la maggior parte dei quali non autosufficienti: Strutture che non possono continuare ad affrontare questo grado di emergenza in solitudine e non di rado con scarsità di risorse. Le azioni messe in campo fino ad oggi devono essere implementate e coordinate. E’ necessario agire con la massima celerità: le case di riposo potrebbero rappresentare un argine alla diffusione del contagio e contribuire quindi a non sovraccaricare le strutture ospedaliere già in grave affanno».
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