«Consideriamo preoccupante e irresponsabile che ben 2.000 imprese marchigiane, escluse dalla lista delle attività essenziali, abbiano comunicato alle Prefetture di voler continuare a svolgere la loro attività: un numero esageratamente elevato se si considera che in questi giorni ogni cittadino dovrebbe, per il bene di tutti, restare a casa». E’ quanto dichiarano Daniela Barbaresi, Sauro Rossi e Graziano Fioretti, rispettivamente segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Marche. I sindacati dunque ribadiscono come «sia necessario oggi più di ieri affermare che le esigenze di tutela della salute di lavoratori e cittadini non possono essere superficialmente subordinati alle esigenze produttive». Per Cgil, Cisl e Uil dunque servono misure severe per arginare la pandemia da Coronavirus e perciò, a loro avviso, le attività lavorative autorizzate devono essere esclusivamente quelle di carattere essenziale. «Bisogna – aggiungono – avere il coraggio di chiudere tutto ciò che non ha queste caratteristiche per agevolare in tempi più rapidi il rientro alla normalità». Per questo Barbaresi, Rossi e Fioretti di dicono «insieme stupiti, amareggiati e irritati per l’atteggiamento disinvolto e ai limiti del cinismo con cui alcuni consulenti e alcune associazioni datoriali, tra cui Confindustria, assecondano e promuovono iniziative ispirate a logiche produttivistiche di bassa lega, sottovalutando tra l’altro gli effetti che una concorrenza sleale di questo tipo, produce nei confronti delle imprese rispettose della legge. E’ questo – aggiungono – il tempo del massimo senso di responsabilità. Salvaguardare la salute delle persone, fuori e dentro i luoghi di lavoro, è la priorità assoluta a cui ancorare l’obbiettivo di far ripartire quanto prima possibile il nostro sistema produttivo. Rovesciare lo schema è azione miope ed illusoria perché aggraverebbe un quadro già molto complicato e troverà impegnate Cgil, Cisl e Uil Marche, con tutti i mezzi, per arginare questa deriva».
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