di Federica Nardi
Luca Ceriscioli si fa le domande e si dà le risposte sul progetto di 100 posti di terapia intensiva alla Fiera di Civitanova per far fronte all’emergenza coronavirus. Dopo le richieste di chiarimenti giunte da più parti per l’opera che costerà 12 milioni di euro (chiesti in donazione alle grandi aziende) il governatore delle Marche affronta una a una alcune domande in un video registrato a casa (dove è in quarantena obbligatoria dopo che Guido Bertolaso è risultato positivo al coronavirus). Dal motivo per cui è stato chiamato Bertolaso («stava realizzando la stessa cosa a Milano»), fino a perché proprio Civitanova («ci aspettiamo un calo a Pesaro e un picco verso metà aprile con la necessità di 60 posti letto di terapia intensiva») fino alla questione dei Cavalieri di Malta («Mi stupisce la domanda, veniamo da tre anni in cui onlus e fondazioni hanno raccolto fondi e poi hanno potuto operare a una velocità completamente diversa dal pubblico»).
Innanzitutto i numeri. La previsione di 100 posti nasce da quella «di avere un picco verso metà aprile e di avere necessità di circa 60 posti di terapia intensiva». I dati per Ceriscioli indicano «che le nostre curve sono simili a quelle della Lombardia, considerando il rapporto con il numero degli abitanti. Non è un caso se abbiamo guardato a quel territorio come punto di riferimento per le scelte da fare anche sul nostro».
Non è stata scelta una struttura già esistente perché «il privato marchigiano è un privato piccolo e quindi fa le cose che riesce a fare, gestendo in particolare i no Covid. Strutture dismesse e attuali hanno spazi spesso piccoli che non permettono di organizzare la risposta e, nel caso, in modo molto frammentato, con uno sforzo di medici e infermieri che ora abbiamo in numero limitato. Le alternative quindi avrebbero tante difficoltà in termini di realizzazione, in primis di personale». Da qui anche la necessità di realizzare la struttura tutta su un piano.
Ma perché proprio a Civitanova? «Pesaro è stata la prima area colpita e ci aspettiamo che abbia numeri più bassi prima di altre zone. Abbiamo cercato prima su Ancona ma purtroppo non c’erano strutture adeguate. A Civitanova la Fiera è all’uscita dell’autostrada, in un posto baricentrico per l’area da Ancona fino a San Benedetto, e vicina anche all’ospedale, con le caratteristiche che rispecchiano il modello di Milano». Per le tempistiche di realizzazione la speranza è «di mantenere i tempi di Milano, circa 12 giorni».
Ceriscioli spiega nel video anche chi coordina il progetto (dai vertici della sanità regionale fino a qualche esterno, come Roberto Oreficini) e i motivi che hanno portato a chiamare Bertolaso: «L’ho chiamato perché stava realizzando la stessa cosa a Milano. Una persona che certamente non manca di esperienza e che aveva già le idee chiare, lo staff rodato e un meccanismo pronto ad agire. Chi ha aperto la strada ha capito quali sono le scelte migliori, ha valutato gli errori di percorso. E’ stato semplicemente chiamato chi stava facendo la stessa cosa da un’altra parte». Sul perché le donazioni vadano fatte all’Ordine dei cavalieri di Malta «è una strada vista tante volte nel sisma. Mi stupisce la domanda, veniamo da tre anni in cui onlus e fondazioni hanno raccolto fondi e poi hanno potuto operare a una velocità completamente diversa dal pubblico. Non capisco perché stupirsi che Bertolaso utilizzi una onlus per realizzare questo intervento. Sappiamo che questa fondazione ha una lunga storia di Protezione civile».
L’obiettivo in ogni caso è far restare le donazioni che non saranno solo in denaro ma anche materiali, a disposizione del sistema sanitario. «Non si butterà via il materiale e non servirà solo per il picco. Superata la crisi della pandemia abbiamo bisogno di poter contare su una struttura come questa per riattivare gli ospedali per tutti i malati di altre patologie».
Tutte le domande a cui ha risposto Luca Ceriscioli:
1) In base a quali dati si ritengono necessari 100 ulteriori posti letto di terapia intensiva nelle Marche?
2) Perché una struttura nuova e non un ospedale dismesso o una clinica privata? Oppure la rete ospedaliera marchigiana che ha ancora enormi potenzialità residue in termini di posti letto?
3) Perché serve una struttura tutta su un piano?
4) Perché sprecare risorse su una struttura provvisoria che servirà pochi mesi? Perché è urgente fare l’ospedale se i casi diminuiscono?
5) Perché a Civitanova e non altrove?
6) In base a quali dati si ritiene la situazione delle Marche assimilabile a quelle di Milano e Bergamo dove si stanno realizzando due interventi analoghi?
7) Com’è stata fatta la stima del personale necessario al funzionamento della struttura? Dove sarà reperito questo personale e con quali tempi?
8) In che tempi verrà completata la struttura?
9) Quali sono i tecnici della Regione co-responsabili del progetto?
10) Si è ipotizzato e valutato un investimento alternativo in unità mobili per la gestione domiciliare dei casi in fase iniziale?
11) Se state lavorando a questa struttura, sono ancora necessari gli ospedali da campo che state richiedendo alla protezione civile?
12) Non tutte le regioni colpite sono ricorse a questa soluzione. Perché le Marche sì?
13) Perché farsi aiutare da Bertolaso e non da un marchigiano o da Gino Strada?
14) Perché usare il conto corrente di una Onlus e non della Regione o della Protezione Civile? Perché i Cavalieri di Malta e non un’altra Onlus?
15) Che succede se i fondi non si trovano?
16) E se i fondi si trovano e il progetto non si realizza in tempi utili?
17) Perché la Regione Marche non gestisce direttamente il fondo generato eventualmente dalla generosità dei marchigiani?
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