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«Ospedale di Jesi in prima linea,
ma ridistribuire i pazienti Covid
in tutta la regione»

LA RICHIESTA del sindaco Massimo Bacci al presidente della Regione Luca Ceriscioli in una lunga lettera: «si ritiene vi possano essere le condizioni di liberare posti per permettere al Carlo Urbani di poter lentamente tornare ad erogare i propri servizi, in particolare quelli delle chirurgie»

Il sindaco Massimo Bacci

 

Che l’ospedale Carlo Urbani di Jesi si sia dimostrato all’altezza del nome che porta ospitando e curando oltre il 50% dei malati Covid-19 provenienti da tutta la Regione, sono i dati a dimostrarlo. Ma adesso che la curva dei contagi sta lentamente scendendo e fa capolino la speranza che alcuni reparti possano riprendere l’attività ordinaria, il sindaco Massimo Bacci in qualità di primo cittadino e di presidente del Comitato dei Sindaci dell’Ambito Sociale IX, scrive una lettera aperta al presidente della Regione Luca Ceriscioli, estendendola al direttore dell’Asur Marche e a quello dell’Area vasta2, in cui chiede una ridistribuzione dei pazienti Covid della regione nelle altre strutture sanitarie senza far convogliare tutti a Jesi.
«Gentile Presidente, partecipiamo con piena soddisfazione e grande fiducia alla progressiva riduzione, anche nella nostra regione, dei contagi da Covid-19 a conferma che le misure adottate da Governo e Regioni si stanno dimostrando efficaci. Aggiungo ribadendolo ancora una volta il senso di gratitudine per aver individuato in Jesi la sede dove ospitare l’ospedale da campo della Marina Militare che, sono certo, darà una risposta importante per ridurre il carico del Carlo Urbani, specialmente per quei pazienti Covid-19 usciti dalla fase critica e che possono trovare in questa struttura temporanea un posto sicuro per essere sempre sotto controllo medico. Partendo da queste positive premesse, faccio proprie le preoccupazioni che stanno insorgendo, circa il rischio che Jesi debba farsi carico di ulteriori malati Covid-19 provenienti da altri ospedali, con ciò continuando a bloccare l’attività di reparti che avevano messo a disposizione i propri posti letto per affrontare l’emergenza».

Il montaggio dell’ospedale da campo a Jesi

Bacci punta subito sui numeri dell’emergenza e va al sodo: «ad oggi, su circa 90 pazienti ricoverati – a fronte del picco di quasi 110 delle settimane scorse – neanche un quarto sono del nostro territorio, con ciò confermando l’importante ruolo dell’ospedale di Jesi a servizio della sanità regionale. Ora, grazie anche al suddetto ospedale da campo della Marina Militare, si ritiene vi possano essere le condizioni di liberare posti per permettere al Carlo Urbani di poter lentamente tornare ad erogare i propri servizi, in particolare quelli delle Chirurgie, per un bacino di utenza che, come ben sa, è superiore ai 100mila abitanti». Il sindaco puntualizza la sua posizione per quel che riguarda Jesi e si toglie anche qualche “sassolino” dalla scarpa, sottolineando dei deficit almeno nelle fasi iniziali della gestione dell’emergenza. «Ogni altra ipotesi che ricondurrebbe al Carlo Urbani pazienti di altri ospedali o nuovi ricoveri di utenti che possono essere curati negli ospedali più prossimi alla loro residenza, non potrà trovare alcuna condivisione da parte di questa Amministrazione comunale che, viceversa, ritiene importante concertare con la Regione Marche e le autorità sanitarie un percorso virtuoso che consenta una ridistribuzione coerente e corretta dei soggetti Covid-19 in tutte le strutture sanitarie che ne hanno capacità e mezzi.

L’ospedale di Jesi Carlo Urbani (foto d’archivio)

In tale ottica, mi sento anche in dovere – sia come sindaco, sia come presidente del Comitato dei Sindaci dell’Ambito IX – di chiederle, credo in piena legittimità, che ogni determinazione futura in termini di sanità pubblica non potrà prescindere dal pieno coinvolgimento di chi, per ruolo istituzionale, è responsabile della sanità pubblica del proprio Comune. Un coinvolgimento che è stato disatteso, anche comprensibilmente, nella primissima fase di crisi più acuta, ma che avrebbe dovuto essere superato subito dopo e che non può assolutamente perpetuarsi al giorno d’oggi – conclude la sua lunga lettera il sindaco Bacci – a disposizione per ogni ulteriore chiarimento, resto in fiduciosa attesa di azioni coerenti ad una sanità marchigiana rispettosa del principio di sussidiarietà e di condivisione di una tematica che deve coinvolgere responsabilmente tutti».



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