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Schiavoni ai sindacati:
«Siamo dalla stessa parte,
salviamo questo Paese»

LAVORO - La risposta del presidente di Confindustria Marche dopo l'attacco di Cgil, Cisl e Uil, sigle che si erano dette allibite a seguito delle affermazioni legate all'inopportunità del prolungamento del lockdown per le aziende

Claudio Schiavoni

 

«Oggi è un giorno di festa e di pace e credo sia giusto approfittarne per fare una riflessione su quello che sta succedendo. Siamo amareggiati nel constatare che sembra di essere tornati indietro di 50 anni, ai tempi della lotta tra capitale e lavoro. E’ da giorni che sentiamo parlare di Confindustria e della sua necessità di ripartire non per una vera volontà di salvare le aziende, ma solo di salvaguardare il profitto. I sindacati parlano come se fossero gli unici ad avere a cuore la salute di quelli che noi definiamo collaboratori e loro definiscono lavoratori». Inizia così il lungo intervento di Claudio Schiavoni, presidente di Confindustria Marche, riferito alle sigle Cgil, Cisl e Uil. Ieri, i sindacati hanno duramente attaccato il dirigente dopo le affermazioni in merito all’inopportunità di prolungare il lockdown per le aziende fino al 3 maggio. «E’ una follia» aveva detto Schiavoni. «Allibiti dalle sue dichiarazioni» avevano replicato i sindacati.  «Per noi i nostri collaboratori sono qualcosa di più di semplici lavoratori, ma detto questo, crediamo che i sindacati in questo momento, proprio per tutelare la salute dei nostri collaboratori farebbero meglio ad interessarsi delle persone che continuano ad andare in giro senza il rispetto delle regole sanitarie minime stabilite – ha detto Schiavoni -. Dicono che “Ci aspettano giornate importanti per intervenire nelle varie realtà produttive per permettere il pieno rispetto di tutte le misure necessarie a garantire la salute dei lavoratori e lavoratrici”:i rappresentanti dei sindacati devono stare tranquilli che alla salute e al rispetto delle norme ci pensiamo noi imprenditori senza bisogno dell’intervento dei sindacati, tanto più che non ci sono dati che dimostrano che il contagio si diffonda nelle fabbriche, ma sappiamo che si può limitare, e lo stiamo facendo. Lo ripeto con forza: le fabbriche sono luoghi sicuri e siamo pronti a dimostrarlo quando ci saranno i legittimi controlli, come lo stanno già facendo le fabbriche considerate essenziali. Quello che non capiamo è a cosa serve una proroga della chiusura, visto che questa non ci darebbe la certezza che il contagio non avvenga. I tempi sono importanti: non lasciamo che sia la politica a prevalere sulle parti sociali, affidiamo semai a esperti e persone competenti, senza dare peso a statistiche/indagini/grafici che non hanno un fondamento scientifico ma che fanno presa solo sulle sensazioni delle persone». E ancora:  «Entrambi sappiamo benissimo che non possiamo tenere chiuse le aziende troppo a lungo e che se il lockdown si dovesse prolungare le conseguenze per l’economia e per la vita sarebbero immaginabili. Leggiamo le dichiarazioni di Cgil, Cisl, Uil oggi su Repubblica: “tutti vogliamo che ricominci nel massimo della sicurezza e con le garanzie necessarie per la salute in tutti i luoghi di lavoro. Oggi questa è la priorità del sindacato insieme alla salvaguardia dell’occupazione e del reddito”: è esattamente quello che dicono gli imprenditori! E allora, insieme, abbiamo il coraggio di capire che non si tratta più di sfruttare un governo più o meno vicino alle proprie posizioni, si tratta di garantire un futuro al paese: e dobbiamo farlo noi per primi. Siamo dalla stessa parte e crediamo da sempre che dobbiamo pensare a quella che sarà la sorte dei nostri collaboratori se questo lock down si dovesse prolungare ancora per molto: troviamo strano che di questa cosa ci preoccupiamo noi imprenditori e non se ne preoccupino i sindacati che dovrebbero tutelare quelli che per loro sono lavoratori ma che per noi sono e rimangono sempre i nostri collaboratori».

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