di Alberto Bignami
E’ ormai noto il rendering dei box in plexiglass progettati dalla Nuova Neon di Modena come possibile soluzione per trascorrere l’estate in spiaggia. L’azienda, che ha avuto già molte richieste dall’estero, ha sottolineato come il materiale non sia un plexiglass comune, ma invece adatto a proteggere dai raggi Uv, arieggiato perché sprovvisto di tetto e dotato anche di un vaporizzatore d’acqua igienizzante. Ma quanto è fattibile l’idea di poter adottare i box sulle spiagge della Riviera del Conero? «E’ impossibile, almeno secondo me» sentenzia Luca Paolillo, presidente dell’Associazione Bagnini Riviera del Conero, con alle spalle 32 anni di esperienza con il mare. «Non conosco tutte le zone italiane – spiega a Cronache Ancona -, ma penso che come soluzione sia impossibile in tutti i posti, a causa del calore che emette il plexiglass all’interno di quel quadrato. Per la situazione di Numana e Sirolo, poi, bisogna ricordare che qui abbiamo una fortissima erosione a causa delle mareggiate da nord: siamo soggetti a venti molto forti che a Numana sono costanti dalle 11 alle 16 qualora il tempo sia stabile, senza dimenticare la tromba d’aria della scorsa estate. Anche durante la stagione, inoltre, dobbiamo espiantare e piantare gli ombrelloni davvero tante volte quindi questa attrezzattura (riferito ai box, ndr) ‘salterebbe’ a sua volta». Una soluzione poco pratica, dunque. All’interno del box inoltre, «penso si creerebbe un ambiente insalubre. Sicuramente – afferma Paolillo – ci dovremmo distanziare e accoglieremo tutte le normative che ci verranno dettate ma il plexiglass al mare è impossibile. Basti pensare all’effetto dei vetri dentro casa, quando ci batte il sole contro». E ancora: «non vorremmo che chi non è pratico del mare, poi pensi che questa sia davvero la soluzione da prendere. Credo che, se dovessero obbligare a installare una cosa simile, nessuno sarebbe disposto ad aprire il proprio stabilimento».
Quali, allora, le soluzioni per un’estate al mare? «Adesso abbiamo la regola che obbliga il distanziamento di 2 metri e mezzo tra un ombrellone e l’altro. Penso che il minimo indispensabile sarà di 3 metri e che, finalmente, non si starà più in dieci sotto l’ombrellone come di solito accadeva. Le altre normative le darà la Capitaneria o chi di dovere. Poi – ricorda Paolillo – ci sono anche i problemi della gestione delle spiagge libere. Bisogna aprire pensando a tutto, anche al fatto che potrebbe esserci chi, prendendosi il virus in spiaggia, poi abbia la ‘brillante’ idea di denunciare il gestore dello stabilimento. Per questo, abbiamo bisogno di certezze». Intanto da questa mattina c’è il permesso di poter andare a fare manutenzione in spiaggia, previa comunicazione via Pec alla Prefettura, per sistemare la sabbia, livellare e pulire la spiaggia, verniciare le cabine, «cose che in genere erano tutte già state quasi fatte». La voglia di pensare ad un’estate da poter trascorrere al mare c’è ma «se ci dovessero dire di distanziare un ombrellone a 5 metri dall’altro, a quel punto giustamente si valuterà se aprire o meno. Il distanziamento ci deve essere, ma speriamo sia una via di mezzo. A dirla tutta, io mi auguro che almeno tutti noi possiamo fare, a fine stagione, pari con i conti. Siamo tutti in balia delle nuove norme che ci daranno per aprire, quando sarà il momento. Norme che ci auguriamo siano combacianti con il fatturato del locale perché, se ad esempio si chiede l’assunzione di dipendenti in più per la sola sanificazione, abbiamo anche bisogno che i contributi dei lavoratori vengano alleviati almeno del 50%». Ma ancora non sembra essere arrivato il momento di pensare all’ombrellone e ai lettini.
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