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Covid, altri 13 decessi nelle Marche:
2 nella provincia di Ancona

IL BOLLETTINO del Gores enumera 764 morti registrati nella nostra regione dall'inizio dell'emergenza. Nelle ultime 24 ore se ne sono andate una falconarese di 94 anni e una arceviese di 95 anni

 

Il bollettino pomeridiano del Gores segnala la morte di altre 13 persone avvenuta nelle ultime 24 ore nelle Marche e collegata al contagio da Coronavirus oltre all’accertamento della diagnosi Covid, inizialmente dubbia, di altri 5 decessi registrati nei giorni scorsi.

Nel dettaglio dei 13 pazienti deceduti tra ieri e oggi, 2 erano residenti della provincia di Ancona. Si tratta di una falconarese di 94 anni, morta all’Inrca di Ancona e di una arceviese di 95 anni che si è spenta all’ospedale di Jesi, entrambe affette da patologie pregresse. Dall’inizio dell’emergenza salgono quindi a 764 i decessi registrati nella nostra regione (485 uomini e 279 donne). L’età media di chi non ce l’ha fatta è di 79,7 anni mentre il 94,4% soffriva di altre malattie. Stabile anche la curva di crescita dei contagi. Ci sono realtà, come Loreto, che vede ancora aumentare leggermente il numero dei casi di contagio. Oggi sono saliti a 37 i positivi al tampone, 36 sono in isolamento preventivo ma è sceso il numero dei lauretani ricoverati in ospedale con le dimissioni dall’ospedale di Torrette di uno dei 4 degenti. E così a Jesi dove, dopo gli applausi a Pasquetta, per il primo paziente dimesso dal Posto Medico avanzato della Marina Militare, i sanitari della Brigata Marina San Marco si apprestano a dimettere altre due tra le otto persone ricoverate nella struttura mobile che da dieci giorni supporta l’attività dell’ospedale Carlo Urbani nell’emergenza Coronavirus.

L’ospedale da campo all’esterno del presidio saniatrio ‘Carlo Urbani’

Tra le strategie future nella ‘fase 2’ dell’emergenza sanitaria ci sarà anche quella di creare Covid Hospital per decongestionare le strutture ospedaliere facendole tornare alla normalità assistenziale per trattare tutti gli altri pazienti affetti da altre patologie. I Covid Hospital  serviranno per curare i pazienti contagiati nei nuovi, inevitabili focolai che scoppieranno nei prossimi mesi. Il sistema – è stato spiegato nella conferenza stampa della Protezione civile nazionale delle ore 18 – dovrà insomma essere in grado di prevenire la circolazione del virus e allo stesso tempo garantire a tutti la massima sicurezza nei contesti sociali, lavorativi e domestici. All’attenzione del ministro e delle amministrazioni regionali c’è anche un piano per attuare un forte rafforzamento dell’impianto territoriale dell’assistenza nel nostro Paese: si lavora per creare strutture territoriali sanitarie di eccellenza, per far si che l’ospedale diventi la seconda, non la prima linea, nei prossimi mesi e per il futuro.  Il ministero della Salute ha inoltre annunciato che un campione di 150.000 persone in tutta Italia (esemplificativo di tutte le regioni) sarà sottoposto ai test sierologici rapidi per capire come ha circolato il virus nella nostra comunità. Il campione, estratto con la collaborazione dell’Istat, terrà conto nei dati della geografia, classe di età, genere ed appartenenza a un possibile gruppo di lavoro.



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