«In seguito all’emanazione del decreto della Regione Marche, l’associazione si è prontamente confrontata con dei tecnici professionisti in merito alle questioni relative al comparto delle costruzioni. Il decreto in questione non permette la ripresa delle attività edili perché, pur ammettendo l’esecuzione di opere di edilizia minori, intendendo quelle di edilizia libera e quelle per le quali è sufficiente la Cila, limita i lavori alle sole opere funzionali alla manutenzione delle attività economiche sospese». Ad affermarlo Pacifico Berrè, responsabile settore Edilizia di Confartigianato. «Nello specifico possono continuare con la propria attività, previa comunicazione al Prefetto, le imprese del codice ateco 42 “Ingegneria Civile”, quindi opere di pubblica utilità, mentre restano esclusi i cantieri “privati” (codice 41), ovvero la maggior parte delle imprese edili – specifica – Ora, le disposizioni contenute nel decreto si riferiscono sostanzialmente alle attività del turismo, per consentire la preparazione delle strutture in previsione della riapertura estiva, e sottolineano che “la vocazione turistica della Regione Marche comporta la necessità di approntare da subito l’avvio di attività”. Si aggiunge poi la possibilità di eseguire lavorazioni di cura e manutenzione di parchi e giardini per abitazioni private e pubbliche, edifici pubblici e privati, sempre per ovvie ragioni di stagionalità. Riteniamo quindi che, con lo stesso principio, il cantiere edile, con tutti i dispositivi di protezione e gli accorgimenti necessari per la tutela dei lavoratori, possa essere uno dei luoghi di lavoro da riaprire prima possibile».
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