di Giuseppe Bommarito e Monia Orazi
Lavori in corso alla Fiera di Civitanova per il reparto provvisorio di terapia intensiva, denominato “Civitanova 100”, che, al posto dei 100 inizialmente previsti, poi scesi a 90, avrà in realtà 84 posti letto (il costo unitario di ogni postazione sarà quindi superiore alla sbalorditiva cifra di 140.000 euro, pari al costo di un appartamento di medie dimensioni), come spiegato venerdì dallo stesso Guido Bertolaso davanti a microfoni e telecamere degli organi di stampa, e sarà pronto, almeno nelle intenzioni, in sole due settimane.
Nello stesso giorno in cui l’ex capo della Protezione Civile parlava davanti ai giornalisti e ad un folto nucleo di rappresentanti delle istituzioni (ben attenti a non rispettare il distanziamento sociale), cioè a soli nove giorni dalla sua dimissione dall’ospedale dopo essere risultato positivo al Coronavirus, tempo che per un comune mortale viene riservato alla quarantena con note sanzioni se si esce dal proprio domicilio, nelle Marche risultavano già presenti 170 posti letto di terapia intensiva riservati ai pazienti Covid, non più occupati al massimo livello sin da fine marzo (il picco regionale si è registrato in data 31 marzo). Nel giorno di Bertolaso a Civitanova i ricoverati in terapia intensiva, già ampiamente diminuiti dopo circa 40 giorni di blocco totale, erano infatti 94, e la tendenza nelle Marche, sotto gli occhi di tutti, è verso un ulteriore continuo e veloce calo. In regione, secondo quanto affermato pubblicamente dal direttore dell’Asur Marche Nadia Storti durante la riunione dell’otto marzo scorso a Camerino, dove il presidio ospedaliero è stato completamente riconvertito in Covid hospital, il numero di posti letto in terapia intensiva rispetto a quelli esistenti sarebbe dovuto aumentare della percentuale minima tra l’1,5 ed il 2 per mille.
I LAVORI – Il cantiere della fiera è partito ufficialmente il 16 aprile, cioè a picco ormai ampiamente superato. Lo stabile si trova a qualche chilometro di distanza dall’ospedale di Civitanova Alta e nel caso di emergenza operatoria probabilmente si dovrà pensare, quando i pazienti Covid necessiteranno di cure integrate per altre patologie, di riservare loro una sala operatoria a pressione negativa (necessaria per non far propagare il virus all’interno della struttura ospedaliera) e adeguati strumenti diagnostici, se non saranno collocati all’interno della fiera stessa. Sempre nel caso di necessità di cure integrate e di esami strumentali per un paziente che presenti più patologie, cosa pressoché costante per la maggioranza delle vittime del Covid 19, per il trasporto dei medici e dei pazienti dall’ospedale di Civitanova Alta verso il centro fiere, e viceversa, si dovrà immaginare un bus navetta ad alto biocontenimento, impegnato in un via vai tanto indispensabile quanto assurdo in una delle aree più intasate della provincia, a due passi dal casello autostradale più frequentato del centro Italia dopo quello di Bologna.
La separazione fisica tra il centro fiere e l’ospedale civitanovese presenta quindi problemi gravi e comporta notevoli disagi e rischi in primo luogo per i degenti destinati ad essere sballottati di qua e di là, nonché profonde perplessità, anche per la stretta vicinanza del nuovo reparto Covid con il palazzetto della Lube Volley e il centro commerciale denominato Cuore Adriatico, strutture sportive e commerciali altamente frequentate e a loro volta destinate ad essere sicuramente danneggiate per quanto concerne l’afflusso della tifoseria e della clientela (tanto che non sono mancate esplicite rimostranze in tal senso, rimaste anch’esse inascoltate). D’altra parte, proprio in questi giorni il sindacato degli anestesisti e dei rianimatori delle Marche, nel farsi portavoce dell’esigenza di aumentare in regione i posti letto di terapia intensiva, non ha mancato di sottolineare che essi dovranno essere creati all’interno delle strutture ospedalieri esistenti, e non a distanza.
Il cantiere, nonostante tutto, è partito comunque nei giorni scorsi, peraltro con grave ritardo rispetto agli originari proclami (e alle originarie conclamate esigenze), ed è – come è noto – nelle mani di Promedia srl, il cui direttore generale è l’ingegnere Patrizia Arnosti, vista accanto a Guido Bertolaso già nel corso della sua prima visita ad Ancona. Come si sa, l’operazione, che vede il coordinamento di Bertolaso, è la stessa che nelle scorse settimane, al costo di 21 milioni di euro, ha dato vita al Covid Ospedale Fiera di Milano, struttura che il giorno 15 aprile scorso aveva solo 10 pazienti ricoverati rispetto ai 200 inizialmente ipotizzati, tra terapia intensiva e sub intensiva. Il complesso milanese è gestito come un distaccamento dal Policlinico di Milano, dunque nel caso nostro si può ipotizzare che l’astronave civitanovese (definizione di Bertolaso) sarà gestita come un reparto distaccato dell’ospedale di Civitanova. Il personale che si stima di impiegare a Milano, e quindi dovrebbe avvenire altrettanto a Civitanova, è di un infermiere ogni due pazienti e di un medico ogni tre, secondo lo standard, difficile da soddisfare per le note carenze di organico, dei reparti di terapia intensiva ad alto livello. Il maxi reparto di emergenza alla fiera di Civitanova costerà 12 milioni di euro, e altri 2 milioni – cifra di cui poco si è parlato – serviranno per smantellarlo ad emergenza finita (non identificabile temporalmente, visto che sul punto la confusione regna sovrana, tanto che secondo alcuni politici locali il reparto dovrebbe chiudere i battenti presto, cioè tra qualche mese, mentre secondo lo stesso Bertolaso si potrebbe arrivare addirittura sino all’anno 2025).
I FATTI – Tutto è iniziato lo scorso 23 marzo, quando l’ex capo della Protezione Civile, che il giorno dopo si scoprirà positivo al Covid 19, è sbarcato ad Ancona per l’incontro con il presidente della Regione Luca Ceriscioli ed altri amministratori e personale regionale, i quali poi, a seguito di questo incontro anch’esso troppo ravvicinato, saranno costretti ad andare in quarantena. Insieme a Bertolaso c’era appunto Patrizia Arnosti della Promedia srl, società che nelle Marche non è una illustre sconosciuta, vantando essa una vasta esperienza nella realizzazione di strutture sanitarie. A gestire l’operazione, insieme alla Promedia, sarà però il Cisom (Corpo Italiano di Soccorso del Sovrano Ordine di Malta), insomma soggetti privati per evitare – così è stato detto per placare le rimostranze e le perplessità espresse anche ad alto livello – le lungaggini burocratiche tipiche degli enti pubblici.
La Regione, alla ricerca di erogazioni liberali assolutamente indispensabili, ha inviato una mail a migliaia di imprenditori marchigiani, lanciando il progetto “Civitanova 100”, per reperire i 12 milioni di euro di fondi necessari per la riconversione della fiera di Civitanova. Si sono però registrate, proprio per il merito e il metodo dell’operazione da molti ritenuti inaccettabili, alcune defezioni illustri, ad esempio quella dei Merloni, di Adolfo Guzzini che ha detto di voler donare macchinari utili ed indispensabili ad un ente pubblico, mentre Diego Della Valle ha preferito donare 5 milioni di euro alla Protezione civile per aiutare le famiglie dei sanitari rimasti contagiati. E’ arrivata però una strana e anomala erogazione della Banca d’Italia, pari, a quanto sembra, a 5 milioni di euro, effettuata direttamente in favore del Cisom: un ente di diritto pubblico che regala soldi ad un soggetto privato.
I lavori sono ormai ufficialmente partiti, diretti dalla Arnosti e con l’ing. Luca Gusella, attualmente dirigente ingegnere, per la gestione attività edile ed impianti, degli Ospedali Riuniti di Ancona, il presidio regionale di Torrette, quale capo cantiere.
BERTOLASO – La presenza di Bertolaso nelle Marche è strettamente legata ai vertici di Promedia srl, in particolare a Patrizia Arnosti, ufficialmente definita in interventi pubblici delle autorità regionali ingegnere, capo progetto e direttore di Promedia srl. Tra le sue amicizia spicca il nome di Michele Caporossi, attuale direttore generale dell’azienda Ospedali Riuniti di Ancona. Un inizio, il suo, da dirigente della Lega Coop Marche negli anni 80, per divenire poi assessore all’urbanistica del Comune di Ancona. Nel 1995 passa come amministrativo al Lancisi di Ancona, come componente del nucleo di valutazione, percorrendo poi una lunga carriera tutta all’interno della sanità pubblica, sino a divenire, nel 2016, direttore generale di Torrette.
I LAVORI PROMEDIA – Tanti i progetti che nel corso degli anni fanno acquisire alla Promedia srl un vasto portfolio consultabile sul sito aziendale: il centro di terapia radiante all’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno, il completamento della palazzina Ex Gil ad Ascoli Piceno per la creazione di un poliambulatorio, l’ampliamento ed il potenziamento dell’ospedale U. Sestili per conto dell’Inrca di Ancona. Altri progetti riguardano la ristrutturazione ed il completamento del presidio di Villa Mosca a Teramo, la piastra ambulatoriale, il parcheggio e reparto solventi del Mazzoni di Ascoli, la residenza sanitaria per anziani di Amandola, un reparto operatorio degli ospedali di Lanciano ed Atessa.
AMANDOLA – E’ il 2004 quando a Promedia srl viene affidato il progetto e la direzione dei lavori per la residenza sanitaria assistenziale di Amandola, inaugurata nel 2014, rimasta gravemente lesionata dalle scosse di terremoto dell’agosto 2016, così come l’ospedale cittadino. Alla Promedia srl viene affidata nel maggio 2019 dalla direzione generale dell’Area Vasta 4 una nuova perizia sull’ospedale di Amandola, costata ben 38.000 euro, vicenda che causa vibranti proteste nel Consiglio comunale del paese. Secondo la perizia la struttura ospedaliera è in parte riutilizzabile, nonostante le tre precedenti schede Aedes, redatte tra fine 2016 ed inizio 2019, con livello di danno E, dal consorzio Reluis, dalla protezione civile regionale e dall’ingegnere Andrea Crocioni.
IL QUADRO POLITICO DELL’OPERAZIONE – Progetto 100, fortemente voluto da Luca Ceriscioli, è stato duramente contestato dall’ex presidente di centrosinistra della Regione Marche, l’ex magistrato Vito D’Ambrosio e dalla Cgil Marche, ed ha raccolto innumerevoli e feroci critiche sia da parte del centrosinistra (con la sola eccezione del Pd, il principale sponsor dell’operazione) che del centrodestra, anche se, in tale ambito, con qualche remora e contraddizione a livello locale legata all’incomprensibile adesione del sindaco Ciarapica, il quale peraltro, prima di sposare la location del centro fiere per il nuovo reparto covid, aveva giustamente parlato, a tal fine, dell’utilizzo di due piani tuttora inutilizzati dell’ospedale civitanovese (scelta che avrebbe senza dubbio rafforzato la battaglia per mantenere pienamente in vita il nosocomio civitanovese, a differenza del ridicolo piatto di lenticchie offerto dal presidente Ceriscioli nei giorni scorsi: l’ospedale di Civitanova sarà il primo ad essere liberato dai pazienti covid, già drasticamente diminuiti).
Molti gli argomenti di critica avanzati da più parti, che tuttora pesano come macigni sulla vicenda: l’emergenza epidemiologica che già al momento dell’avvio dell’operazione stava calando, e già allora presentava a livello regionale disponibilità sufficiente di posti letto di terapia intensiva; la possibilità di utilizzare, per avere comunque una riserva utile per eventuali rigurgiti dell’epidemia nei mesi e negli anni a venire, strutture ospedaliere (oltre a quella riguardante Civitanova) attualmente dismesse senza una reale motivazione, con costi notevolmente inferiori; il pessimo utilizzo della solidarietà privata, che non a caso in molti casi ha preferito tenersi ben lontana dall’operazione; la sopra menzionata distanza fisica tra il nuovo reparto e l’ospedale di Civitanova, che dovrebbe gestirlo, con l’esigenza – come sopra detto – di continui spostamenti di medici, infermieri e pazienti per visite, esami ed interventi non legati al virus; la vicinanza con il casello autostradale e con due strutture solitamente molto affollate, il palazzetto ove gioca la Lube e il Cuore Adriatico, con tutti gli ulteriori problemi di intasamento legati al traffico solitamente caotico di quella zona, specie nei giorni festivi; l’impossibilità di utilizzare per chissà quanto tempo il centro fiere per l’uso naturale al quale è destinato, proprio in un momento in cui, per la tragedia economica legata al coronavirus, una struttura fieristica disponibile sarebbe fondamentale per il rilancio dell’economia provinciale e soprattutto civitanovese.
Rileva negativamente anche il problema dei costi, che, sebbene di notevolissimo impatto nonostante (a differenza del nuovo reparto covid di Milano) la già sussistente struttura del centro fiere, sembra non interessare affatto gli attori della vicenda: 12 milioni di euro, una cifra enorme, che avrebbe potuto e dovuto trovare, secondo il condivisibile pensiero della Cgil Marche, migliore destinazione nell’alleviare il profondo disagio economico di larga parte della popolazione marchigiana, in alcuni casi già sull’orlo dell’indigenza, se non della povertà. Un esempio può meglio far capire quanto a nessuno importi verificare i margini speculativi dell’operazione Fiera Covid: si legge da più parti che una postazione di terapia intensiva, comprensiva di letto tecnologicamente avanzato, monitor, ventilatore e quant’altro viene a costare 80.000 euro, di cui il solo letto comporterebbe una spesa di circa 30.000 euro. Sembrano cifre assolutamente indiscutibili e assodate anche per l’operazione civitanovese, eppure la Fondazione Carima, che in tal caso non ha voluto versare soldi ma contribuire in natura, è tranquillamente riuscita ad acquistare per l’importo di 100.000 euro, poi donandoli alla nuova erigenda struttura, ben 42 letti tecnologicamente avanzati per degenze con alta intensità di cura, pagandoli quindi 2.380 euro cadauno (a fronte dei 30.000 sopra indicati). Ebbene, non viene a nessuno il sospetto che una più attenta ricerca di mercato avrebbe portato con ogni probabilità a risparmi significativi e che anche sulle postazioni di terapia intensiva si sia scatenata quella stessa speculazione registrata, in piccolo, sulle mascherine e sui guanti in lattice?
Il Pd, evidentemente vicino alla Promedia srl per una lunga e risalente frequentazione che si è consolidata negli anni sia negli enti locali che a livello Asur, nonostante tutto tiene botta e partecipa massicciamente e in pompa magna ad ogni momento celebrativo dell’assurda operazione in corso. Stiamo qui parlando, come riferimenti, oltre al buon Ceriscioli divenuto improvvisamente decisionista, soprattutto dell’area politica piddina che fa capo, nell’ascolano, a Luciano Agostini, ex sindaco di Offida, successivamente assessore regionale e deputato, responsabile regionale Sanità del Pd, e che nel maceratese arriva a Sara Giannini, ex sindaco di Morrovalle, ex assessore regionale della giunta guidata da Giammario Spacca, poi consulente economica di Ceriscioli (dedita principalmente alla sanità) sino al 1° febbraio di quest’anno, quando è divenuta capo del personale del gruppo di sanità privata che fa capo all’ascolano Antonio Romani, che gestisce diverse strutture private nelle province di Ascoli e Fermo e l’ospedale di Sassocorvaro. Sullo stesso asse politico di Sara Giannini c’è l’ex assessore regionale ed ex vicesindaco di Civitanova Giulio Silenzi, docente di educazione fisica in pensione, divenuto dall’agosto 2019 consulente del gruppo sanitario Kos di De Benedetti, nonché il consigliere regionale Francesco Micucci, autore in extremis di strumentali promesse di completamento dell’ospedale civitanovese che cozzano con la realtà e con la documentazione ufficiale. Una petizione che nei giorni scorsi ha raccolto, operando solo on line, centinaia di firme, chiede di bloccare l’operazione. Qualcuno, a livello politico, istituzionale, giudiziario, interverrà per mettere fine a questa assurda storiaccia?
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