C’è un rapporto tra l’inquinamento atmosferico e la diffusione del Sars-CoV-2? Se lo sono domandato i ricercatori del Servizio Epidemiologia Ambientale di Arpa Marche e dell’Agenzia Regionale Prevenzione Ambiente ed Energia dell’Emilia Romagna. Con la collaborazione del Dipartimento Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale (Dimes) Alma Mater Studiorum Università di Bologna e della Scuola di specializzazione igiene e medicina preventiva, Università Politecnica delle Marche (Univpm) i ricercatori hanno redatto il documento “Valutazione del possibile rapporto tra l’inquinamento atmosferico e la diffusione del Sars-CoV-2”, pubblicato nel repository della rivista Epidemiologia & Prevenzione. Dall’analisi scientifica emerge che più che essere un vettore e quindi ‘trasportare’ e diffondere il coronavirus responsabile della sindrome Covid-19, lo smog potrebbe avere un ruolo di ‘amplificatore’ e di rinforzo (booster), nella veste di co-fattore nel sostenere il processo di infiammazione indotto dal virus (carrier). In pratica potrebbe contribuire a peggiorare l’infiammazione polmonare causata dal coronavirus.
«Nel panorama attuale, caratterizzato dall’esigenza di comprendere le modalità di propagazione del virus Sars-CoV-2, – si legge nella nota di presentazione firmata da Giancarlo Marchetti, direttore generale Arpa Marche e Giuseppe Bortone, direttore generale Arpae Emilia-Romagna – questo contributo offre una chiave di lettura rigorosamente basato sulle conoscenze disponibili e su una vasta bibliografia per comprendere il ruolo che il particolato aerodisperso e altri, molteplici, fattori ambientali potrebbero avere avuto sulla diffusione e severità della pandemia in corso, oltre ad approfondire la possibile interazione tra gli inquinanti atmosferici e le infezioni respiratorie, anche sulla base del meccanismo di azione del virus con l’ospite. Obiettivo del lavoro è stato quello di fornire un solido contributo multidisciplinare alla conoscenza in relazione a quesiti specifici sul ruolo del particolato atmosferico provenienti da più soggetti, generati anche da recenti prese di posizione di diversi gruppi di ricerca. Non va dimenticato che le risposte a questi quesiti sono di fondamentale importanza anche per progettare la ripresa con azioni capaci di sostenere e valorizzare la resilienza dei territori e sempre più orientate al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale dettati dall’Agenda Onu 2030». Ciò che emerge dallo studio – viene precisato – è l’individuazione di alcune aree di ricerca meritevoli di ulteriori approfondimenti, da indagare sempre attraverso un approccio multidisciplinare, che caratterizza l’attività delle due Agenzie ambientali sul tema “ambiente e salute”.
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