«Perché non è stata rispettata la delibera di giunta regionale 320/20 per la gestione dell’emergenza epidemiologica che ha distinto nettamente gli ospedali Covid da quelli NoCovid? Come è stato conteggiato il presunto fabbisogno di 100 posti nella nuova struttura di Civitanova? Siamo certi che riattivare sul territorio regionale strutture ospedaliere non utilizzate perché dismesse, non avrebbe costi minori di creare ex novo una struttura che, se nella realizzazione è finanziata con fondi privati poi dovrebbe essere gestita da personale che sarebbe a carico del Servizio sanitario nazionale e che oggi per altro non abbiamo in organico?».
Ecco alcune delle domande che si è posto il consiglio regionale di Anaao Assomed Marche, l’associazione che rappresenta 660 tra medici e dirigenti sanitari della nostra regione. «Nella riflessione che abbiamo affrontato – dice il segretario regionale Oriano Mercante – abbiamo utilizzato la nostra esperienza di medici e dirigenti sanitari che ben conoscono la realtà della sanità pubblica regionale e hanno fatto i conti con l’emergenza della pandemia». Innanzitutto secondo l’associazione «l’incapacità organizzativa di rispettare la netta e indispensabile suddivisione tra presidi Covid e NoCovid è stata probabilmente una delle cause principali della grave epidemia marchigiana seconda come incidenza solo alla Lombardia». Quindi medici e dirigenti sanitari delle Marche pongono quesiti sul progetto voluto da Ceriscioli e coordinato da Bertolaso all’ente fiera di Civitanova. «E’ stato considerato che la disponibilità effettiva della struttura di Civitanova avverrà ben dopo il picco pandemico? – chiedono – Il progetto del nuovo ospedale di Civitanova con 100 posti tra terapia intensiva e sub intensiva richiederebbe una dotazione di personale h24 straordinaria e valutabile in alcune centinaia di unità tra medici, infermieri e altro personale. Dove reperiremo tale personale? E in periodi di contagio zero come quello previsto per l’estate, dovremmo lasciare la struttura vuota e il personale a braccia conserte?». Sul tavolo restano altre domande. «Vi sono motivazioni politico-economico e non tecniche che hanno orientato la scelta di realizzare questa struttura e perché non è stato replicato ai legittimi quesiti sulla modalità di determinazione del fabbisogno posti da alcuni qualificati operatori sanitari?». Anaao Assomed Marche richiama quindi l’attenzione a scelte diverse. «Noi non facciamo politica – insiste Mercante – e con queste considerazioni intendiamo portare un contributo professionale al dibattito basato su considerazioni molto pratiche». Per il sindacato dei medici e dirigenti sanitari riattivare strutture non utilizzate significherebbe poterle riconvertire ad altri usi (lungo degenza, medicina per epidemie di normale influenza) nei momenti in cui non c’è emergenza Covid e quindi a disposizione della comunità regionale 365 giorni l’anno. «Nelle Marche si è voluto replicare il progetto dell’ospedale alla Fiera di Milano – conclude l’associazione – decisione che, come ha sottolineato anche il dott. Maffei, ex direttore dell’Inrca di Ancona, è una scelta che le altre regioni come Veneto, Emilia-Romagna, Lazio, Campania non hanno seguito. La giunta regionale delle Marche se n’è chiesta i motivi?».
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