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Gores, quattro morti in regione:
due vittime nell’Anconetano

I DATI sui decessi avvenuti nelle ultime 24 ore: all'ospedale non ce l'hanno fatta una fabrianese di 77 anni e di una senigalliese di 94 anni

La tabella del Gores (clicca per aprire)

 

Salgono a 958 i morti nelle Marche a causa del Coronavirus. Altri 4 i decessi nelle ultime 24 ore secondo i dati forniti dal Gores. Due risiedevano nella provincia di Ancona: si tratta di una fabrianese di 77 anni deceduta all’ospedale di Jesi e di una senigalliese di 94 anni morta all’ospedale della sua città. Le altre due vittime sono della provincia di Pesaro. Le persone decedute hanno tra i 77 e i 94 anni e tutti soffrivano di altre patologie. Nel complesso il 94,8% dei morti soffriva di patologie pregresse, mentre l’età media delle persone era di 80,4 anni.  Dall’inizio dell’emergenza sanitaria in provincia di Ancona i morti sono stati 212, in quella di Pesaro 507, in quella di Macerata 152, 13 nel Piceno, 66 in provincia di Fermo.

Nell’ultima settimana la nostra regione ha registrato un incremento settimanale dei casi pari al 3,28% rispetto a 5.6% della media italiana. Quanto all’indice di prevalenza (numero di casi per 100 mila abitanti), le Marche si attestano a 423 contro i 358 della media nazionale. Stamattina nel corso della consueta conferenza stampa l’Istituto superiore della sanità è stato ricordato il superamento delle 30mila vittime in Italia per coronavirus. Il dato di oggi, nel dettaglio, è di 30.201 decessi, con un incremento di 243 nelle ultime 24 ore. Nel corso dello stesso incontro stampa il presidente dell’Istat, Giancarlo Blangiardo, ha specificato invece che in Italia sono state 25.354 le morti in più registrate dall’Istat dal 20 febbraio al 31 marzo, pari al 39% in più rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti,«dei quali poco più della metà sono attribuibili a Covid diagnosticato». Sono stati invece 6.395 i casi di Covid-19 diagnosticati negli stranieri (5,1% del totale dei casi in Italia) ha aggiunto l’epidemiologo Giovanni Rezza. Il rischio relativo di malattia nella popolazione straniera rispetto a quella italiana si è quindi dimostrato più basso. Dall’analisi è emerso che gli italiani contagiati hanno un’età più avanzata rispetto agli stranieri (in media sessantenni) ma tra quest’ultimi pazienti si è registrata una maggiore ospedalizzazione in fase avanzata della malattia forse per un ritardato accesso al test dovuto magari anche alla paura di perdere il lavoro o ad altri fattori.



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