Le regole della montagna sono ancora più stringenti all’epoca del coronavirus. I decreti nazionali e regionali recentemente emanati consentono la pratica dell’attività motoria e sportiva all’aria aperta in ambito regionale, purché svolta individualmente, a meno che non si tratti di persone conviventi, nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale, del divieto di assembramento, dell’utilizzo dei Dpi degli orari consentiti (dalle 6 alle 22, secondo il Dpgr n. 147).«Quindi potremo spostarci all’interno della nostra regione per raggiungere, con mezzi propri o privati, la località dove intendiamo svolgere tale attività, tenendo conto delle eventuali maggiori restrizioni in alcuni Comuni. – fa sapere in una nota il gruppo regionale del Cai – Per tutti gli appassionati della montagna la Fase 2 inaugura un nuovo inizio delle attività outdoor dopo circa due mesi di rigore e sacrifici».
L’ultimo decreto del presidente della Giunta regionale delle Marche, il n. 147 del 6 maggio, consente espressamente, tra le altre, le attività di trekking, mountain bike, arrampicata in falesia o esterno, purché, in questo caso, siano mantenute le distanze di sicurezza tra l’arrampicatore ed il compagno di sicura.«Tuttavia non si tratta di un via libera generalizzato, non è un ritorno alla normalità, è infatti necessario adottare un approccio particolarmente prudente e responsabile. Inoltre – come ricorda il presidente generale del Club Alpino Italiano Vincenzo Torti – non andiamo a trascorrere una giornata in montagna come siamo abituati a fare, si va per il tempo necessario a svolgere l’attività motoria e si ritorna a casa. Per il responsabile svolgimento delle attività in montagna dovremo considerare ulteriori precauzioni, oltre le ordinarie regole di sicurezza che applichiamo normalmente quando programmiamo un’escursione, consapevoli che eventuali incidenti in montagna in questa fase presentano rischi maggiori sia per i frequentatori della montagna che per i soccorritori e vanno ulteriormente ad appesantire il carico di lavoro delle strutture e del personale sanitario».
Pertanto, nelle attività motorie e sportive svolte individualmente in montagna in questa Fase 2 dell’emergenza del Coronavirus, i rappresentanti Club Alpino Italiano della nostra regione raccomandano ai soci e più in generale ai frequentatori dell’ambiente montano:
– Maggiore gradualità: dopo due mesi di riposo forzato le nostre capacità fisiche e di concentrazione
sono minori, soprattutto se non si è svolta attività nei precedenti mesi invernali. Vanno preferiti
percorsi non impegnativi, a piedi o in bici, in relazione alla propria preparazione fisica.
– Attenta valutazione degli itinerari: in questo periodo non è stata svolta alcuna manutenzione ai
sentieri e alcuni percorsi potrebbero presentarsi in precarie condizioni, anche per quanto riguarda la
segnaletica.
– Evitare situazioni di affollamento, preferendo percorsi alternativi rispetto ai classici più frequentati e, quando possibile, muoversi nei giorni feriali piuttosto che nel fine settimana.
– Portare con sé la mascherina, gel igienizzante, guanti e sacchetto per i rifiuti. Nel percorrere i sentieri la mascherina deve essere tenuta a porta di mano in modo da poterla indossare velocemente nelle situazioni di probabile incrocio con altri escursionisti. I Dpi sono fondamentali in caso di intervento del soccorso per la propria e l’altrui sicurezza.
– Evitare attività a rischio. Il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico ricorda che vanno evitate le attività ad alta intensità e potenziale rischio: in caso di intervento la procedura di soccorso a tutela dei soccorritori e degli infortunati prevede ancora più complesse manovre di recupero e trasporto, con significativo allungamento dei tempi.
– Ridurre il grado di difficoltà dell’escursione: l’attività consentita è di tipo individuale, tuttavia ciò in montagna rappresenta un aumento del rischio. Comunichiamo pertanto l’itinerario ai nostri familiari, portiamo sempre al seguito un cellulare e attiviamo App di tracciamento (ad es. GeoRescue, gratuita per i soci CAI).
– Non utilizzare i bivacchi se non in condizioni di reale emergenza: trattandosi di spazi esigui e non sanificati non garantiscono i requisiti minimi di sicurezza, esponendo gli avventori al rischio di contagio. Ricordiamo che i rifugi sono attualmente chiusi.
Per quanto riguarda le attività sociali delle sezioni Cai segnala che sono tutte temporaneamente sospese. Il presidente Torti ricorda che «al di là delle disposizioni normative, il mantenimento della chiusura delle sedi sezionali conferma la prevalente attenzione per la salute pubblica ed il rispetto verso le persone. L’epidemia di Covid-19 rimane un problema estremamente serio e la Fase 2 rappresenta un momento molto delicato in cui più che le regole contano la responsabilità, il buon senso e la dimostrazione di un atteggiamento di consapevole prudenza, per evitare pericolosissimi passi indietro. Chi frequenta la montagna sa bene che è proprio in discesa che bisogna fare maggiore attenzione». L’appello alla responsabilità nelle Marche è stato sottoscritto dal gruppo regionale Cai e dai presidenti delle sezioni di Fabriano; Amandola; Ancona; Macerata; Ascoli Piceno; Camerino; Fermo; Jesi; Montefeltro; Pesaro; Potena Picena; Sarnano; San Benedetto del Tronto; San Severino Marche e Senigallia.
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