Nell’ambito delle attività di prevenzione che hanno permesso alla casa di riposo di Jesi di essere fortunatamente tra le poche dove nessuno degli oltre 100 pazienti è stato contagiato da Covid-19, c’è da segnalare la collaborazione con Medici senza Frontiere, l’organizzazione internazionale non governativa impegnata a portare assistenza medica in ogni parte del mondo. L’iniziativa, promossa dall’assessore ai servizi sociali Marialuisa Quaglieri grazie alla stretta collaborazione con l’associazione Carlo Urbani, ha permesso ad un’equipe di Medici senza Frontiere di essere per tre giorni alla casa di riposo per fornire consigli utili al personale circa le misure adeguate da tenere per prevenire ogni forma di rischio di contagio. Sono stati così illustrati i migliori protocolli di sicurezza, concordati i dispositivi di prevenzione e valutato il piano per le emergenze. Insomma, una importante attività di formazione da parte di medici esperti in situazioni di emergenza, che si è rivelata particolarmente utile per il personale della casa di riposo. L’equipe tornerà tra un paio di settimane per un incontro finale. «Ringrazio Medici senza Frontiere e la famiglia Urbani – ha sottolineato l’assessore Quaglieri – per questa opportunità che mira ad offrire un ulteriore supporto al personale della casa di riposo che sta dimostrando non solo grande professionalità e senso del dovere, ma anche massima attenzione per garantire agli anziani ospiti tutte le tutele necessarie. Al riguardo mi fa particolarmente piacere che da parte delle forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione, si registri grande attenzione verso la struttura di via Gramsci. Il fatto che anche a livello regionale si chieda con forza il motivo per cui non siano stati comunque effettuati tamponi tra soggetti così a rischio, come l’Amministrazione comunale aveva richiesto a suo tempo, dimostra una forte unità di intenti. Unità che apprezzo anche per la condivisione alla richiesta del sindaco Massimo Bacci di attrezzare l’ex Murri oggi per l’emergenza Covid-19, in particolare per ospitare soggetti in isolamento domiciliare come suggerito anche dai medici di famiglia, ed in futuro per poterlo destinare ad ulteriori posti di Rsa, oltre ai 20 sicuramente insufficienti previsti nella stessa casa di riposo».
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