«L’ipotesi di una “farsa politica” dove sanitari, infermieri, sono pedoni sacrificabili, si sta delineando sempre più chiaramente. Abbiamo dato mandato ai nostri avvocati di intraprendere ogni azione volta a sostenere i diritti dei professionisti sanitari marchigiani, stanchi di vedersi continuamente beffati e abusati nei loro diritti». Sono le parole di Elsa Frogioni (Ancona), Elisabetta Guglielmi (Macerata), Maurizio Pelosi (Ascoli-Fermo), Alessandro Samanna (Pesaro) segretari provinciali del Nursind, il sindacato degli infermieri, dopo l’inaugurazione ieri del Covid center alla fiera di Civitanova.
Il sindacato ha contestato fin dall’inizio il progetto fortemente voluto dal governatore Luca Ceriscioli e ideato dall’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso, e ora che la struttura è divenuta operativa alza il tiro della protesta. Innanzitutto lamenta di non essere stato neanche invitato alla cerimonia per il passaggio di consegne di ieri (leggi l’articolo). Nonostante ciò, «lo stupore – attacca il Nursind – è nel constatare che mentre l’ospedale allestito alla Fiera di Milano chiude, il Fiera Hospital a Civitanova apre. Chiaramente questa dicotomia, pone non poche riflessioni. Significa forse che per la Regione Marche ora siamo pronti per affrontare l’eventuale recrudescenza del SarsCov2? Su questo nutriamo forti perplessità, l’esperienza maturata sul campo in questi mesi d’intenso lavoro dai professionisti della salute depone nel considerare prioritario indirizzare le risorse nel potenziamento delle strutture e servizi sanitari esistenti. La priorità è assumere e incrementare il personale infermieristico e sanitario marchigiano, rinnovare, ampliare le rianimazioni esistenti, alcune con impiantistica e strutture obsolete. Queste le notizie che i professionisti sanitari si aspettavano e che non hanno avuto, invece nelle Rianimazioni e Terapie intensive ordinarie è difficile ottenere anche la manutenzione ordinaria e perfino le richieste di riparare/revisionare l’impianto di aria condizionata mal funzionante non sono evase per mancanza di fondi. Quale strategia intraprende la Regione Marche? Rendere impossibile lavorare nelle Rianimazioni nei mesi estivi perché l’impianto di climatizzazione non è funzionante?».
Insomma, per il sindacato degli infermieri è assurdo che si continui sulla strada del Covide center «quando di base negli ospedali e rianimazioni esistenti – aggiungono – sussistono una serie di criticità e carenza di personale che la Regione Marche non ha mai voluto seriamente affrontare. La Regione Marche nell’emergenza coronavirus e con posti letto insufficienti ha risposto (anche tardivamente) creandone altri in altra sede; senza pensare in primis che per assistere curare pazienti c’è necessità di personale sanitario specializzato, formato. L’errore è nel metodo, ha stabilito il suo programma senza mai confrontarsi con chi fattivamente doveva renderlo operativo. Solo atti formali come la delibera di giunta regionale del 5 maggio per i professionisti sanitari una comunicazione del 15 maggio della direzione Asur Marche, dove è palese la mancanza di rispetto nei confronti dei professionisti sanitari in prima linea».
La direttiva annuncia che “in tempi strettissimi” si dovrà procedere al reclutamento del personale necessario al Covid center, «direttamente dalle Aree vaste dell’Asur – spiega il sindacato – per una operatività su 28 letti di cui 14 intensivi e 14 semiintensivi. Nell’elenco osserviamo definito un piano per un totale di 96 operatori: 40 infermieri, 10 Oss, 8 tecnici di radiologia, 4 fisioterapisti, 12 anestesisti rianimatori, 5 cardiologi, 3 infettivologi, 3 pneumologi, 3 internisti/geriatri, 4 radiologi e 4 fisiatri. La Regione Marche e l’Asur senza nessuna concertazione con le rappresentanze dei professionisti sanitari, continuano a prendere in giro i lavoratori. Secondo la direzione Asur il reclutamento dovrà avvenire “privilegiando l’adesione volontaria”, ovvero se non ci saranno volontari, cosa molto probabile, indica la possibilità di rotazione ed alternanza per periodi minimi di un mese. Una prevaricazione inaccettabile – denunciano i quattro segretari provinciali – i professionisti sanitari non sono mera “forza lavoro”, “strumenti del mestiere” da utilizzare per ogni occasione, specialmente se la strategia non è condivisa. Nelle decisioni che presuppongono specifiche competenze e professionalità i professionisti sanitari devono essere sempre coinvolti».
Infine il Nursind pone dubbi su quale sia il piano complessivo della Regione, dopo l’entrata in scena del Covid center. «Il calo progressivo di pazienti Covid nelle Rianimazioni e Terapie intensive attesta al 16 maggio nelle Marche la presenza di solamente 49 pazienti – sottolinea il sindacato – Quindi qual è il piano? Trasferire questi pazienti al Fiera Hospital di Civitanova e con loro anche il personale? Con quali conseguenze? Per il principio dei vasi comunicanti, diminuiranno i posti letto nelle altre sedi delle Aree vaste e probabilmente alcune saranno costrette anche a chiudere. Oppure contano nella capacità del professionista sanitario di lavorare per più di 12 ore al giorno senza riposi settimanali? Forse l’Asur e la Regione Marche non hanno compreso la gravità di mancanza di personale sanitario in tutte le Unità Operative e in special modo in quelle dei servizi di Terapia intensiva e Rianimazione? Chi ha lavorato nella pandemia in prima linea sa che per ogni ventilatore e unità di rianimazione sono necessari almeno 3-4 infermieri e 2 oss. Oppure ci stiamo preoccupando per nulla?»
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati