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«Il Decreto Rilancio
aggiunge 40 milioni di euro
per il ‘Salva Opere’»

FABRIANO – La parlamentare pentastellata Patrizia Terzoni ricorda che la vicenda Quadrilatero ha fatto da apripista e ha inferto una svolta per la tutela di imprese e lavoratori

Patrizia Terzoni

 

 

«L’articolo 201 del Decreto Rilancio assegna altri 40 milioni al fondo Salva Opere, nato a seguito della vicenda della Quadrilatero che ha fatto da apripista per una norma che ora tutela imprese e lavoratori in tutta Italia. Il “modello Quadrilatero”, che abbiamo creato tra lo scetticismo di molti, compresi alti dirigenti statali, ora è diventato uno dei meccanismi per assicurare la tenuta sociale». Lo fa sapere l’on.Patrizia Terzoni, vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera commenta uno dei provvedimenti inseriti nel Decreto Rilancio appena pubblicato in gazzetta ufficiale. «Ricordo che il fondo Salva Opere mette al riparo i subappaltatori da crisi dell’azienda capofila che ha vinto un appalto statale. In questo caso lo Stato interviene pagando buona parte dei crediti che spettano per i lavori svolti interrompendo le crisi a catena che moltiplicano gli effetti negativi coinvolgendo migliaia di imprese e di lavoratori».

Il Fondo Salva Opere è l’esempio concreto che dimostra «come la volontà politica può risolvere un elemento di criticità del sistema economico. – sottolinea la parlamentare marchigiana – Ora, con l’emergenza Covid e con tantissimo aziende in difficoltà, si rivela uno strumento utile da potenziare. Il SalvaOpere – spiega la parlamentare – è partito con risorse proprie del Ministero delle Infrastrutture, 45 milioni di euro a cui ora si aggiungono questi 40 milioni, ma sarà poi finanziato costantemente con il versamento di una parte dei ribassi degli appalti pubblici dello Stato. La norma prevede l’accantonamento di una piccolissima quota, lo 0,5%, del valore del ribasso offerto dall’aggiudicatario negli appalti pubblici – oltre i 200.000 euro per i lavori e i 100.000 per i servizi – che andrà a costituire un fondo destinato ad entrare in gioco in caso di crisi dell’azienda capofila di un appalto pubblico con conseguenze sui sub-appaltatori che nel frattempo abbiano realizzato i lavori. Il Fondo infatti consente alle aziende sub-appaltatrici di vedersi rimborsato fino al 70% del credito per il lavoro svolto e non retribuito. Questo salva il sub-appaltatore e salva anche le opere, come giustamente dice il nome del Fondo. I lavori pubblici, in virtù di questa norma, non risentiranno infatti dei problemi legati ai mancati pagamenti e non si bloccheranno più per questo, come troppo spesso è avvenuto in passato. Il versamento della prima quota sappiamo che è in ritardo anche purtroppo allo stop forzato degli uffici, ma questo ulteriore finanziamento dimostra la bontà e la necessità di andare avanti con il Fondo» conclude la Terzoni.



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