di Federica Nardi
Gli anestesisti dell’Area vasta 3 hanno ricevuto oggi (per domani) l’ordine di servizio per andare a coprire i turni nel Covid Center di Civitanova. Dopo il no dei colleghi del resto della Regione, come anticipato ieri da Cronache Maceratesi, toccherà a loro rendere operativa la struttura a pena (come sta accadendo nel resto delle Marche) di non vedersi riattivare a pieno regime i servizi negli ospedali di appartenenza (leggi l’articolo).
I turni ancora sono da definire (saranno comunicati con un’altra lettera ai dipendenti). L’”Astronave” di Guido Bertolaso e del governatore Luca Ceriscioli partirà quindi ufficialmente domani e sempre domani dovrebbero essere trasferiti i primi pazienti dall’ospedale di Camerino (il cui numero, al momento, non arriva a 10). Gli ordini di servizio indicano come finestra temporale quella che va da domani fino al primo giugno e valgono per un mese.
All’ineluttabilità della decisione presa dalla Regione e dall’Area vasta risponde il circolo sanitario del Partito Democratico con una nota senza mezzi termini: «È fuori luogo trasferire pochi pazienti che potrebbero tranquillamente terminare il percorso di cura dove sono ricoverati». A dirlo a nome anche degli altri è il segretario del circolo, Andrea Vecchi, dell’Equipe trapianti degli Ospedali riuniti di Ancona e presidente dell’Associazione trapianti d’organo (Ato) delle Marche. «Al momento fortunatamente siamo fuori dall’emergenza e la possibilità di volere comunque attivare una struttura con qualche paziente (forse uno di intensiva, e 2 o 3 di semintensiva), che potrebbe tranquillamente terminare il proprio percorso di cure dove già è ricoverato, risulta a nostro parere fuori luogo. Questo dal punto di vista dell’etica professionale. Dal punto di vista deontologico – aggiunge Vecchi -, diventa ancora più lesivo della professione medica la precettazione del personale da altre strutture pubbliche, vista anche la cronica assenza di medici anestesisti rianimatori. Un tale atto, senza un adeguato rimpiazzo, priverebbe ulteriormente le cittadinanze di servizi sanitari essenziali». L’auspicio dei medici dem è che «Il Covid center di Civitanova rimanga per il momento una struttura pronta all’uso qualora, malauguratamente, dovesse esserci una recrudescenza di queste, di altre pandemie od emergenze che dovessero verificarsi nelle Marche».
La pioggia di critiche arrivate sul progetto coincide con le dimissioni di Luciano Agostini, ex parlamentare ascolano che era in carica come responsabile regionale Sanità per il Pd. All’interno dei dem è nutrita la rappresentanza che ha sempre criticato il Governatore Ceriscioli sull’operazione Covid center targata Bertolaso.
E anche a Roma c’è sempre più attenzione su quello che sta accadendo nella provincia di Macerata (con riflessi su tutto il sistema sanitario regionale). Il deputato Nicola Fratoianni (Liberi e uguali) ha firmato ieri un’interrogazione a risposta scritta, rivolta alla Camera, proprio sul Covid center di Civitanova. «La decisione è stata assunta dalla Regione Marche senza alcun coinvolgimento delle forze sociali e politiche della città e della regione e in un momento in cui è subito apparso che la curva epidemica dei nuovi casi di contagio e quindi dei ricoveri, compresi quelli in terapia intensiva, nelle Marche, stava crollando e quindi lo stato di necessità per procedere all’individuazione di una soluzione così temporanea veniva meno – scrive Fratoianni nell’interrogazione -. Appare gravemente illogico scegliere una soluzione così “precaria” per un’attività a così alto valore aggiunto sia tecnologico che professionale; non appare chiaro se i pazienti Covid-19 ancora ricoverati nelle rianimazioni siano i pazienti più gravi e quindi non immediatamente trasferibili in tutta sicurezza in una struttura temporanea; le risorse impiegate per la costruzione del Covid Center potevano essere utilizzate in maniera più proficua per ampliare e ammodernare in modo strutturale i presidi ospedalieri pubblici già esistenti nella regione Marche; l’associazione di categoria dei medici anestesisti delle Marche, buona parte dei medici e delle organizzazioni sindacali di quella regione hanno espresso forti rilievi critici su questa iniziativa e sulle sue modalità di gestione». E infine «sembrerebbe che nessuna valutazione sia stata fatta, almeno pubblicamente, sui costi di gestione della struttura e nessuna valutazione sia stata fatta circa la possibilità di fare investimenti alternativi a livello territoriale per una prevenzione dei contagi».
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