«Questa collaborazione è nata due mesi fa ed è stata senza dubbio costruttiva e importante. Una forte sinergia tra il volontariato e il pubblico, che ha stimolato entrambi, da entrambe le parti, sia sui comportamenti che sulle modalità operative. Rimaniamo fortemente agganciati a loro perché: che sia il Covid, sperando che non lo sia; o che sia il sisma come è stato in passato, ma ci auguriamo invece cose più belle da poter costruire insieme, tutti noi speriamo che questa sinergia che si è venuta a creare possa continuare anche in futuro».
Così Nadia Storti, direttore generale Asur Marche, ha spiegato questa mattina in una conferenza stampa quella che è stata la collaborazione con i Medici Senza Frontiere e la loro attività svolta in 41 strutture per anziani, 4 istituti penitenziari e 7 Cas aiutati durante l’emergenza Covid. L’intervento di Msf nelle Marche si è basata su un approccio di salute pubblica che, «oltre a proteggere i pazienti e gli operatori – hanno spiegato i due responsabili e capi del progetto nelle Marche di Msf Tommaso Fabbri e Barbara Maccagno -, affronta l’epidemia nel suo complesso con interventi mirati a mitigare la trasmissione del virus nella comunità». Fabbri ha quindi ringraziato l’Asur «per la stretta collaborazione, che ci ha dato la possibilità di intervenire in regione in maniera tempestiva dimostrando come la prevenzione e il contenimento dell’infezione siano decisive per frenare la diffusione del virus tra le persone e le comunità più a rischio, come nelle Rsa, ma anche negli istituti penitenziari. Abbiamo lavorato fianco a fianco – ha proseguito – con operatori spesso lasciati da soli ad affrontare questa emergenza, che non si sono mai tirati indietro, mettendo in campo tenacia e impegno con un’enorme dedizione. Per gli anziani, rimasti soli nelle strutture data la sospensione delle visite esterne, sono stati l’unica famiglia e l’unica cura».
Sul bilancio riguardante l’emergenza affrontata, la Storti ha spiegato che «rispetto a quello che è stato l’andamento nazionale – ha detto – la nostra Regione è intervenuta molto rapidamente con una serie di indicazioni regionali e con un atto di direzione di Asur proprio per intervenire con i nostri operatori all’interno delle strutture residenziali. Abbiamo scelto di lavorare con i Msf all’interno di queste strutture perché serviva un percorso formativo e informativo sia per gli operatori che per le stesse persone anziane». Il bilancio attuale vede ora «dei numeri molto bassi, e parlo molto cautamente – ha detto riferendosi poi alle case per anziani -. Abbiamo concordato con la Regione e con gli enti gestori, delle linee guida per la ripresa di attività partendo dall’inserimento di quelli che sono stati trasferiti in ospedali o altre strutture Covid positivi, con dei percorsi di controllo sia sugli anziani che sugli operatori. Potremmo iniziare a inserire anche nuove persone all’interno delle case di riposo o delle residenzialità. Per i famigliari – ha proseguito – stiamo valutando la possibilità, anziché delle videoconferenze, di sistemi di sicurezza non solo di distanza ma anche tamponi o test sierologici. L’impatto con la famiglia, amici e nipoti sarà una cosa realmente importante e da attivare subito. Ci dispiace – ha aggiunto – aver dovuto fare questo allontanamento fisico ma era esclusivamente per la tutela di questi nostri cari vecchietti. Ora dipende dal comportamento di chi è fuori dalle strutture».
Per ora il «percorso è delicato. Sbagliare in questo momento significa rimettere in discussione tutto il lavoro fatto. Quindi tutti gli ospedali stanno verificando prima di tutto l’ingresso – ha ripreso – e per ingresso intendo le porte. Dove ci sono dieci accessi è molto più difficile. Dunque – ha ribadito -, la prima cosa da verificare è questa.
E’ poi prevista la realizzazione, in ogni ospedale, di ‘aree grigie’ dove mantenere «il soggetto che arriva in urgenza e fare il tampone. Quindi – ha proseguito – fintanto che non è accertata la sua positività, non può entrare dentro ai reparti. Tutto quello che è attività programmata viene fatto previo tampone da parte del soggetto. Anche per le aree di degenza – ha spiegato – si sta valutando il numero di posti letto dentro le stesse stanze, perché dobbiamo mantenere il distanziamento quindi probabilmente perderemo funzionalmente, in questo periodo, dei posti letto pur di garantire la sicurezza. Anche per le prestazioni ambulatoriali dobbiamo rivedere tutti i percorsi e soprattutto la tempistica delle prestazioni perché è necessaria una sanificazione prima e dopo ogni paziente». Nel frattempo si stanno facendo test sierologici a tutti i dipendenti del sistema sanitario regionale. Per tutti i positivi, verranno poi fatti i tamponi necessari invece all’accertamento. Test sierologici anche per forze dell’ordine e chiunque abbia una particolarità per essere testato. Infine, una pergamena è stata data a Msf per ringraziare di quanto di importante hanno fatto, con i loro 15 operatori, durante questo periodo di assoluta emergenza.
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