«Quanto sarebbero stati utili quei 12 milioni di euro alla sanità pubblica regionale se fossero stati impiegati con altri criteri e in un’ottica diversa?». A domandarlo Beatrice Marinelli del Comitato Pro ospedali pubblici delle Marche con un intervento che condanna la vicenda del Covid center di Civitanova, voluto dal governatore Luca Ceriscioli e dall’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso e già chiuso dopo aver ospitato tre pazienti.
«Nove i giorni di attività, 12 i milioni di euro spesi, 3 i pazienti curati, 38 gli operatori sanitari impiegati – ricorda Marinelli -. Numeri stratosferici, roba da abitanti del pianeta Marte. A ben vedere, infatti, l’hanno chiamata “astronave”. Sì, perché dopo solo 9 giorni dall’arrivo dei 3 degenti (poi scesi a 2 ed infine ad 1) ospitati nella struttura, il Covid “Bertolaso” Hospital di Civitanova Marche chiude i battenti. Torneranno dunque al loro posto, si spera, i medici, gli infermieri ed il personale di supporto, in tutto 38 unità, precettati dagli ospedali dell’Area vasta 3 ed in particolare da quello di Civitanova, la cui rianimazione è stata smembrata e le cui attività chirurgiche, di conseguenza, sono state sacrificate per tutto questo tempo, sull’altare del Covid Fiera Hospital». Marinelli aggiunge che «l’ultimo dei pazienti che soltanto lo scorso 27 maggio sono stati condotti dall’ospedale di Camerino al Covid Center di Civitanova, sarà trasferito, invece, nella nuova palazzina di malattie infettive dell’ospedale di Macerata, reparto appositamente ricreato per l’emergenza coronavirus, dopo che l’analogo reparto preesistente era stato chiuso (uno dei tanti) nel 2017».
Il Covid center, prosegue Marinelli è costato «12 milioni di euro, di cui 5 milioni stanziati da Banca d’Italia e gli altri 7 milioni conferiti al Corpo di Soccorso dell’Ordine di Malta (ente privato) da donatori privati che hanno risposto all’appello diramato a fine marzo dalla Regione (ente pubblico) tramite Pec inviate da Ceriscioli a tutte le partite iva risultanti nei registri regionali: rimarrà chiusa, “congelata”, in attesa di quella che gli uccelli del mal augurio sostengono potrebbe essere la “seconda ondata”. Congelati rimangono i 4 milioni di euro di investimenti relativi a materiali e dotazioni strumentali. Improduttivi restano gli 8 milioni spesi soltanto per l’adeguamento strutturale e la trasformazione del capannone fiera in qualcosa che avesse almeno la parvenza di un edificio ospedaliero. Quanto sarebbero stati utili quei 12 milioni di euro alla sanità pubblica regionale se fossero stati impiegati con altri criteri e in un’ottica diversa? – domanda Marinelli -. Tanto per cominciare sarebbero potuti servire per riaprire e riattrezzare adeguatamente i 5 ospedali chiusi dal 2015 ad oggi in provincia di Macerata: Recanati, Matelica, Treia, Tolentino e Cingoli. Queste 5 strutture, declassate 5 anni fa con delibera regionale in case della salute, insieme all’ospedale di San Severino, anch’esso depotenziato, quanto preziose sarebbero adesso, se impiegate in supporto agli ospedali rimasti: Civitanova, Camerino e Macerata? Ospedali su cui gravano tre mesi di fermo totale, causa Covid, delle attività ordinarie e procrastinabili, con centinaia di prestazioni rinviate da fissare ex novo ed una mole incalcolabile di arretrati da smaltire. Ma quei fondi avrebbero potuto essere impiegati per ripotenziare in toto la rete ospedaliera regionale, fiaccata da un decennio di chiusure e tagli: 13 gli ospedali chiusi e circa 800 i posti letto in meno, solo negli ultimi 5 anni di gestione Ceriscioli e Pd».
Marinelli ripercorre poi le tante critiche mosse al progetto da più parti, dal profilo logistico fino a quello del personale, e conclude che «nonostante questi ed altri limiti siano stati ampiamente comunicati ed illustrati in tempi precoci di concepimento dell’idea, l’arroganza della giunta regionale del Pd e di Ceriscioli, che in questo frangente ha trovato sponda in alleati locali di colore politico anche diverso dal proprio, in primis nel sindaco civitanovese di Fabrizio Ciarapica e dai suoi amici, ha dato alta prova di sé, portando prepotentemente a termine il progetto nonostante tutto e tutti, per di più completandolo solo a metà maggio, ad emergenza ampiamente scemata e con le terapie intensive regionali già quasi interamente svuotate. Non resta che sperare che i cittadini marchigiani puniscano questo ennesimo clamoroso flop del potere regionale, ricordandosene quando a settembre saranno chiamati al voto».
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