Bisogna trovare il colpevole della tragedia di quella notte. A dirlo sono stati tre dei sei imputati finiti sotto accusa per la tragedia scatenatasi a Corinaldo un anno e mezzo fa, alla discoteca Lanterna Azzurra. A loro dire, nessuno centra con il caos che ha portato alla morte di sei persone e al ferimento di altre 200. Ugo Di Puorto (le tracce di dna sulla bomboletta spray sequestrata sono sue) nella parte finale della sua deposizione, ha singhiozzato: «Sono responsabile dei furti che mi attribuiscono. Dei fatti di Corinaldo? Sarà il giudice a deciderlo. Non so dire se sono innocente o colpevole, ma io non ho spruzzato lo spray. Se qualcuno ha fatto qualcosa, si alzi e lo dica perché quella notte sono morte sei persone. Io non ho fatto niente per far accadere qualcosa ai quei ragazzi». Souhaib Haddada, che ha confermato di aver sfilato due collane alla Lanterna Azzurra poco prima della tragedia: «Con questa situazione non c’entro nulla, per rispetto delle vittime chi è responsabile deve dirlo». E ancora, Badr Amouiyah, il ragazzo additato da Di Puorto come colui che si è impossessato della bomboletta ritrovata vuota dai carabinieri sul pavimento del locale: «Sono in carcere ma io non ho fatto nulla per causare questo, non ho ucciso quelle persone. Mi scuso per quanto successo ma bisogna trovare il colpevole. Io non ho fatto niente che possa aver causato la morte di quelle persone. Sono uscito (dal locale, ndr) prima che succedesse. Come mi sento? riesco a dormire solo con gli psicofarmaci». A morire, la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, furono cinque minori (Mattia Orlandi, Daniele Pongetti, Emma Fabini, Benedetta Vitali e Asia Nasoni) e una mamma di 39 anni (Eleonora Girolimini).
(Fe.ser)
Processo alla banda dello spray: «A Corinaldo per rubare collane Non c’entriamo con la strage»
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