di Laura Boccanera (foto Federico De Marco)
Rappresentano l’alfa e l’omega della coalizione di Maurizio Mangialardi, quei confini che vanno dai fuoriusciti del Movimento 5 stelle fino alle propaggini della sinistra di Articolo 1 e, dall’altra estremità, i civici e gli ex Udc che non sono transitati nel centrodestra. Le latitudini del candidato presidente Mangialardi si chiamano Marche coraggiose e “Le nostre Marche il Centro” e entrambe si sono presentate oggi a Civitanova.
«Ogni tanto vengo attribuito al mio partito, ma se eletto non sarò del Pd, ma l’uomo di tutta la coalizione. Se nel passato un’errore c’è stato è quello di aver assunto decisioni da soli, stavolta non succederà, non ho fili tirati da Roma, sono con i cittadini e ci saremo insieme» le parole del candidato presidente che ha fatto tappa a Civitanova prima di andare ad Ascoli per la visita del segretario nazionale Pd Nicola Zingaretti e ad Arquata del Tronto in occasione del quarto anniversario dal sisma: «sono uno dei pochi a poter andare senza essere insultato perché lì ci sono sempre stato e mi fa piacere tornare oggi» ha aggiunto.
L’occasione della visita a Civitanova era la presentazione delle liste che sono ben distinte nei temi e nei valori: sanità, ecologia, spirito critico e richiesta di discontinuità rispetto al passato le richieste e le sollecitazioni da parte di Marche Coraggiose, valori e riformismo moderato nel centro. Entrambi civici sebbene all’interno delle liste vi siano anche ex amministratori o figure di partito. Alla prima presentazione pubblica Le nostre Marche – Il centro che raccoglie due nomi di peso come Stefano Ghio, consigliere comunale di Civitanova, ex candidato sindaco ed ex presidente dell’ordine degli avvocati di Macerata. Con lui anche Stefano Cardinali, per 10 anni sindaco di Montecosaro e oggi imprenditore con l’azienda Omaz.
Della lista fanno parte anche la ginecologa Claudia Maria Curzi («ho accettato perché poi se si dice di no non ci si può lamentare che le cose non cambiano»), Loretta Di Chiara di Morrovalle, Susanna Vitarelli biologa ed epidemiologa di Camerino, Giacomo Piergentili di Sarnano. «Le nostre Marche cercavano una discontinuità rispetto alla politica marchigiana e sono state determinanti nel dibattito per l’indicazione di Mangialardi rispetto ad un Ceriscioli bis – ha detto Ghio – con i moderati di centro abbiamo fatto un accordo programmatico sui valori , siamo tutti riformisti moderati, coloro che usano la parola senza insulto. Presenti anche Luigi Viventi ex assessore regionale ai trasporti in quota Udc e David Favia ex Idv. «L’idea di fondo è la coerenza di un impegno: 10 anni fa creammo quello che fu definito il modello Marche (Pd, Udc, Idv) e noi siamo quelli che sono rimasti da quella parte – ha detto Viventi – con dispiacere guardo alle scelte dei popolari perché onestamente sotto Salvini e Meloni non ce li vedo. Il nostro contributo è quello della coerenza e della concretezza». «Venti anni fa si diceva che il centro faceva la differenza ed è ancora così – ha aggiunto Favia – oggi non c’è più un centro, ma una destra con pulsioni pericolose anche declinate negli enti locali. Serve una chiamata alle armi della popolazione».
In cerca di discontinuità, ma di unità del centrosinistra anche la lista Marche Coraggiose: questa mattina Massimo Montesi di Articolo 1 ha presentato i candidati maceratesi della lista e gli obiettivi di un programma e di un progetto che vede nel confronto il proprio contributo: «abbiamo lavorato con determinazione per riunire tante parti della sinistra. Siamo quelli più severi col governo precedente perché alcune risposte non sono state date. Abbiamo il bisogno di cambiare marcia.
Capolista è Francesco Bravi, imprenditore dell’omonimo molino di Cingoli. Della lista fanno parte anche Giovanni Chiarella, 46 anni avvocato di San Severino, Ariana Hoxha, italoalbanese con 5 lauree e insegnante. Civitanovesi l’ex assessore comunale della Giunta Corvatta Cristiana Cecchetti, Paola Petrelli e Massimo Lambiase. «Vogliamo essere i grilli parlanti di questa coalizione – ha sottolineato la Cecchetti che dopo l’esperienza amministrativa come assessore della giunta Corvatta ha fatto parte del comitato costitutivo delle Sardine Marche – essere seriamente dalla parte degli ultimi e di chi ha perso il lavoro. Dopo varie perplessità ho scelto di intraprendere questa battaglia perché le retrovie non fanno parte della mia storia, sempre in prima linea, dalle associazioni ai comitati fino alle proteste di piazza. Quattro anni fa alle 5 del mattino eravamo in piazza ad accogliere i terremotati, vogliamo continuare a dare risposte concrete». «Sulla sanità vogliamo cambiare alcune cose – ha aggiunto Paola Petrelli di Italia in comune – e questa coalizione è l’unica possibilità per contrastare l’avanzata di una destra che non vorrei gestita come il comune di Civitanova».
Tra i temi cari alla lista la sanità appunto: «si può promettere tutto, ma se non ci sono le risorse rimangono chiacchiere – ha concluso Mangialardi – credo che su questo occorra ridefinire una metodologia, non pensando che quanto commesso prima sia un errore, ma se si fanno promesse senza risorse rimangono chiacchiere. E lo so perché sono stato amministratore e come tale ho difeso la mia area vasta per ammodernare gli ospedali esistenti e per difendere la medicina del territorio. Prima del 20 febbraio non interessava a nessuno, col Covid l’hanno capito tutti che il percorso è tornare ad una sanità di prossimità per fare servizio pubblico e decidere cosa affidare al privato». Altro nodo le infrastrutture con Mangialardi che lancia l’accusa a chi ormai 10 anni fa spaccò la regione in due negando la costruzione della terza corsia: «L’A14 in queste condizioni non va – conclude – oggi la Regione è volutamente spaccata in due. Quando da sindaco a Senigallia acconsentimmo alla terza corsia chiedemmo opere di compensazione che hanno cambiato il volto della città. Oggi ci sono sindaci che si candidano col centrodestra che sono coloro che non vollero la terza corsia».
Poco prima delle presentazioni Mangialardi aveva incontrato anche le associazioni della pesca e della nautica da diporto per discutere della messa in sicurezza del porto. Il candidato presidente ha indicato come una via per ottenere finanziamenti per la realizzazione del progetto possano arrivare dal recovery fund. Da tempo le associazioni diportistiche e le marinerie chiedono la realizzazione di opere in grado di proteggere il porto dalle mareggiate per la tutela delle attività e per la valorizzazione turistica di tutta l’area portuale
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