di Martina Marinangeli
Dopo le polemiche sul sito “work in progress”, con il programma che, ad ogni punto, recitava “presto maggiori informazioni su questo tema”, il centrodestra ha presentato stamattina le 28 pagine di documento elaborato e sottoscritto dalle sei liste che appoggiano la candidatura di Francesco Acquaroli a governatore. Dieci impegni strategici e 10 priorità operative che tracceranno la strada per i prossimi cinque anni in caso di vittoria. «C’è stato un grandissimo lavoro a livello di sinergie e programmatico. Se queste sono le polemiche, vanno bene», archivia lo scivolone del sito il deputato di FdI di Potenza Picena, a cui fa da sponda anche il commissario FdI per le Marche Emanuele Prisco: «Abbiamo lavorato fino a ieri sera per limare gli ultimi aspetti. Scusate la serietà, capita anche questo», ironizza.
Il programma “Ricostruiamo le Marche” viene raccontato in 50 minuti di intervento da Acquaroli e passa per 10 priorità operative: sanità e sociale di qualità per tutti; lavoro, formazione e ri-occupazione per tutti; ricostruzione veloce e riequilibrio territoriale; centralità, sviluppo e competitività delle imprese marchigiane; agricoltura, blue economy, pesca, caccia e sport; turismo, cultura, ambiente; riduzione della pressione fiscale, spending review nella sanità e nella regione, semplificazione in tutti i settori, per alleggerire la pressione fiscale; liquidità con fondi europei, risorse nazionali e progetti internazionali, non con una visione assistenzialistica, ma premiando la progettualità ed il fare squadra; potenziamento di infrastrutture, mobilità e trasporti, primo punto all’ordine del giorno; più sicurezza e difesa del territorio. «Le Marche mancano di una visione strategica- premette il candidato -. Una Regione che è stata amministrata a compartimenti stagni dove ogni territorio era slegato dall’altro. Non facciamo promesse perché non ci piacciono le liste della spesa ma daremo una visione comune che tenga insieme tutti i territori e tutte le realtà produttive. Siamo una Regione che conta poco e che ha perso peso politico e per recuperare il terreno perduto in questi anni è necessario partire da una ‘spoliticizzazione’ delle scelte, in primis in sanità». Primo punto all’ordine del giorno, le infrastrutture: «La nostra regione ha un gap enorme. Le Marche devono uscire dall’isolamento geografico. Il collegamento tra il Tirreno e l’Adriatico (completamento Fano-Grosseto), il collegamento con la capitale e il ruolo del porto di Ancona (uscita Ovest) sono priorità non più rimandabili. Noi come Regione dobbiamo garantire una gestione equilibrata del territorio mentre sempre più spesso troviamo territori del Sud contro territori del Nord».
Presenti insieme all’aspirante governatore anche i rappresentanti delle varie liste: Giorgia Latini (Lega), che promette la riapertura «di tutti gli ospedali che sono stati chiusi», Fabrizio Ciarapica (Fi), secondo cui «la sinistra è talmente divisa al proprio interno che non sa portare avanti il proprio programma». Ed ancora, il consigliere regionale Luca Marconi (Udc-Popolari Marche), per il quale «tutte le cose del programma non riusciremo a farle se continueremo con la logica Covid-mascherina: massima prudenza, distanziamento, lavandosi le mani, ma senza questa drammatica ossessione della mascherina simbolo di un’Italia che va avanti con i bonus mentre noi dobbiamo produrre ricchezza». Per Paolo Mattei (Civitas) «siamo consapevoli di poter gestire bene la Regione», mentre Rachele Silvestri (Movimento per le Marche) punta l’accento sul «programma di rinascita che è stato il nostro primo punto di incontro». Focus quantomeno dovuto sul sisma, a quattro anni dalle prime scosse che hanno colpito la regione: «Questo è un fallimento totale – non usa mezzi termini Acquaroli – e dispiace che sia avvenuto con una voce non forte e non autorevole della nostra Regione in un contesto in cui sarebbe stato importante che il governo regionale avesse puntato i piedi rispetto all’inefficacia delle norme prodotte fino ad oggi. Sicuramente pensiamo che poteri straordinari per il commissario, una rivisitazione dell’Ufficio speciale per la ricostruzione con più risorse e più personale e una sburocratizzazione siano elementi essenziali per ricostruire- dice Acquaroli- Pensiamo poi che serva un’azione sinergica tra tutti gli enti coinvolti rendendo più protagonisti territori e sindaci. A 4 anni dal sisma non è stata fatta una politica seria, una politica capace di consentire almeno l’inizio della ricostruzione».
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