di Martina Marinangeli
(foto di Giusy Marinelli)
Marco Rizzo ad Ancona per sostenere il candidato governatore per la Lista comunista, Fabio Pasquinelli. Il segretario del Partito comunista non ha dubbi sulla ricetta per vincere: «proponiamo di ripartire dal lavoro, cercando un’alleanza sociale, non politica. Falce e martello su bandiera rossa sono il simbolo del lavoro e solo da qui si può ricostruire una nazione, dopo le grandi crisi sanitaria ed economica. Ci rivolgiamo a tutti i lavoratori, dipendenti o autonomi, che oggi stanno precipitando nella povertà assoluta». Ed all’ipotesi di un fronte unito di sinistra contro una destra sempre più forte, risponde picche: «destra e sinistra sono due facce della stessa medaglia. Il Jobs Act ha dimostrato che questa è una sinistra più a destra della destra. Con la proprietà transitiva delle alleanze per arginare la destra, alla fine ti ritrovi al tavolo a mangiare con Mastella: meglio di no». Declinando il ragionamento sulle Marche, «quelli che hanno avuto la responsabilità di una ricostruzione post-sisma al 7% dovrebbero avere lo stesso risultato percentuale a livello elettorale. La destra è così forte perché la sinistra ha tradito i suoi ideali. Ed il Movimento 5 stelle ha voltato le spalle a tutti i valori per i quali era stato eletto: non è onestà, è “Franza o Spagna, purché se magna”. Voteremo no al referendum principalmente per affrontare i 5 stelle che hanno tradito l’elettorato italiano».
Sulla stessa linea il ragionamento del candidato Pasquinelli, che detta le priorità dello schieramento, partendo dalla sanità: «il nostro riferimento è il sistema sanitario pubblico marchigiano fino al 2010. Eravamo tra i migliori d’Europa, ma in 10 anni è stato smantellato da una politica di privatizzazione, portata avanti da una sinistra che è la brutta copia della destra. Dobbiamo ricostruire un servizio sanitario territoriale: per questo siamo contrari alla costruzione dei grandi ospedali, che servono a chiudere l’esistente. Vanno completate le incompiute, come l’Inrca, e potenziate le strutture che già ci sono. Le risorse possiamo recuperarle dal nostro bilancio, dai 350 milioni di euro che vengono tolti al pubblico e finiscono nelle convenzioni con la sanità privata, dai 70 milioni l’anno che il sistema sanitario perde per la mobilità passiva. Le liste d’attesa e l’inefficienza del pubblico portano i cittadini a rivolgersi al privato». Scettico invece sui fondi europei: «gli 8 miliardi previsti per le Marche si riducono a 5 mila euro a testa, non sono una cifra che cambia la vita». Quanto al sistema produttivo, secondo Pasquinelli, «le crisi industriali sono state scelte politiche: l’internazionalizzazione l’abbiamo subita, dando contributi pubblici alle multinazionali che poi hanno chiuso ed alle imprese marchigiane per delocalizzare. Questa è stata la politica portata avanti fino ad oggi».
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