di Laura Boccanera (foto di Federico De Marco)
Iniezione di ottimismo e tattica da Stefano Bonaccini. Il governatore dell’Emilia Romagna scalda il cuore del Pd a Civitanova in quello che è stato l’evento di chiusura anticipata della campagna elettorale. Circa 1000 i presenti al Varco sul mare ieri sera per apprendere la “lezione” emiliana. Ovvero come recuperare sui sondaggi e mantenere il governo della Regione. Stefano Bonaccini ha il carisma del leader: temi di sinistra, su tutti la sanità e l’istruzione, ma il linguaggio persuasivo e la corporeità è quella dell’uomo forte nietzscheano. E lo dice alla fine per rinvigorire i suoi: «se avete paura cambiate mestiere».
Una serata quella che si è svolta sul palco di Civitanova che ha visto alternarsi il candidato presidente Maurizio Mangialardi al comico Giobbe Covatta. Ma la scena è tutta per Bonaccini che punta su alcuni argomenti: da un lato la parte tecnica, ovvero come fare campagna elettorale, come parlare anche a chi non vota a sinistra, dall’altra quella di critica, anche feroce, all’establishment e agli errori del passato. E sembrerà banale, ma è la prima volta.
«Togliamoci quella puzza sotto al naso che spesso ci ha contraddistinto pensando che quello che diciamo noi è la verità – esordisce – e cerchiamo di non ideologizzare lo scontro. In 8 mesi abbiamo recuperato 300mila voti in Emilia Romagna. Recuperiamo non solo nel centrosinistra, ma rivolgetevi anche a chi non vi ha mai votato. Non chiedete loro chi ha votato, ma chiedete un voto pensando alla loro famiglia, ai loro figli, ai genitori, all’impresa. E pensare se sia proprio la stessa cosa, se vinca Mangialardi o se vinca l’altro. Io non mi sono mai permesso di dire che ero migliore della mia avversaria, dicevo che ero molto diverso. Ma non dirò mai che non ho commesso errori – e poi riferendosi alla gestione Covid – come mai Salvini e Meloni non citano più i loro amici Trump e Bolsonaro? ».
E poi Bonaccini cita anche i sondaggi che danno Mangialardi dietro ad Acquaroli: «Non li guardate, io fossi per i sondaggi non avrei neanche dovuto correre – dice – abbiamo recuperato 15 punti rispetto al -7 a cui eravamo. Ma c’era un avversario che aveva stravinto in meno di due anni e dissi la notte del voto che se qualcuno a Roma pensa che perché abbiamo vinto in Emilia Romagna abbiamo risolto i nostri problemi di consenso col paese cambi mestiere». E poi in chiusura di serata arriva anche il patto fra le due regioni che propone Mangialardi e che ha come pilastro la revisione del decreto 70 Balduzzi, il famoso decreto sulla sanità che prevede la realizzazione degli ospedali unici e l’accettazione del Mes per rivoluzionare il sistema sanitario in chiave territoriale. Sugli ospedali si è sbagliato e lo dice apertamente anche il governatore dell’Emilia Romagna: «Ad un certo punto abbiamo pensato che gli algoritmi facessero la funzione di apertura o chiusura di servizi invece le persone vanno rispettate per quello che sono e dove vivono. Io chiusi 4 punti nascita applicando la legge, eppure in quei comuni non convincevamo nemmeno i nostri. Li riapriremo. Ammettere di aver sbagliato non è un crimine, perché non è sbagliata la politica, magari è sbagliata una scelta di quella politica. Ma quelli hanno idea che un ricco non va curato come un povero e va detto. Hanno spostato il voto verso quelli che storicamente non li aveva mai tutelati. Quella coalizione è quella che ha detto di no ai 200miliardi del recovery fund e se fosse per quelli lì l’Italia non avrebbe le risorse che solo il piano Marshall aveva garantito».
La serata si era aperta con la comicità di Giobbe Covatta che ha ironizzato su Mangialardi tratteggiandolo come un predestinato: «vide un angelo che gli disse: in hoc signo vinces, ma era la tessera del Pd» – scherza il comico e poi passando all’attualità ha ricordato come esista un virus più letale del Covid per il quale non esiste ancora vaccino, il “fasciovid”. A seguire sul palco anche Maurizio Blasi, direttore del Tgr Marche, ora in pensione che ha tratteggiato e ricordato la figura di Lauro De Bosis e la sua storica impresa quando con un piccolo velivolo negli anni Trenta sorvolò Roma gettando 400mila volantini antifascisti, lui che, come ha ricordato Blasi, era di destra e antifascista. Il candidato presidente Maurizio Mangialardi ha ribadito la volontà di revisionare il decreto Balduzzi, ma nel suo intervento ha parlato anche di terremoto e di cratere: «in questi 5 anni voglio ricostruire tutte le case terremotate» e poi l’impegno su infrastrutture e sulla fibra. Ma anche le questioni nazionali con il sì al Mes e ai fondi del recovery fund. E infine le stoccate politiche e sui sondaggi: «la differenza si fa questi giorni, è stata una campagna elettorale stranissima – conclude – i sondaggi leggono gli incerti e ancora abbiamo 5 giorni, se ognuno recupera 100 voti a testa abbiamo vinto. E non vince Mangialardi, ma le marchigiane e i marchigiani, questo territorio. Io ce la metto tutta senza perdere un attimo. Parliamo anche a chi pensa che Mancini sia una soluzione, è una brava persona, ma chi vota per Mancini dà un’occasione in più ai sovranisti. Stavolta deve essere davvero un voto utile e un voto per la democrazia, perché quella è sempre in bilico perché non ci si va ad una cena fascista per sbaglio. E nemmeno i versamenti per i terremotati vanno per sbaglio a finire nei conti correnti personali».
Alla fine Bonaccini richiama all’appello al voto, con la richiesta di responsabilità e di voto utile: «Mi appello agli elettori che sono più a sinistra di noi, a quelli del Movimento 5 stelle: qui non c’è il ballottaggio, se avete valori più vicini a noi, con un’idea di mondo in cui non ci si chiude in casa, ma si va in Europa a cercare soldi, se volete sanità e istruzione pubblica sapete cosa fare. Se la notte andrà male sappiate che sarete state i migliori alleati della Lega e di Fdi e non venite a lamentarvi il giorno dopo perché vi chiederemo di vergognarvi».
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