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Incendio ex Tubimar,
presenza nell’aria di diossine e furani
Stop al consumo di molluschi e verdura

ANCONA - I valori delle sostanze campionate dall'Asur sono sotto la soglia di rischio, ma per precauzione il sindaco ha emanato un'ordinanza in cui si impone a chi abita in alcune zone della città di non mangiare determinati alimenti. Serviranno altre analisi per capire l'eventuale stato di contaminazione che riguarda la catena alimentare

Una parte di capannone dell’ex Tubimar

 

di Federica Serfilippi

Incendio all’ex Tubimar: nell’aria sprigionate diossine e furani. Scatta l’ordinanza per vietare in alcune zone della città il consumo di vongole, cozze, verdure a foglia larghe, zucche e zucchine. Il rischio è che le sostanze tossiche si siano depositate sul terreno,  intaccando dunque la catena alimentare e rappresentando un possibile pericolo per la salute umana. Dal punto di vista inalatorio, nessun problema.  «Non ci sono e non ci sono stati rischi derivanti da inalazione di sostanze tossiche» ha ribadito il sindaco durante la conferenza stampa in cui ha fatto il punto della situazione a quasi una settimana dal rogo. E ancora: «Quella contenute nell’ordinanza sono misure decise in via precauzionale, perché non ci sono presenze accertate di furani e diossine nella catena alimentare». Le prescrizioni sono valide solamente per alcune zone della città, quelle dove più si potrebbero essere depositate le sostanze derivate dalla combustione dei materiali contenuti all’ex Tubimar. Si tratta dell’area portuale e delle zone limitrofe: Archi, parte del centro e del quartiere adriatico. Per quanto riguarda le verdure, è vietato il consumo di quelle a foglia larga e cucurbitacee (zucche, zucchine). La pesca e il consumo di vongole sono vietati  nel tratto compreso tra Torrette fino al limite nord di Mezzavalle; per le cozze da Torrette fino al Trave escluso. Non ci sono controindicazioni per chi ha mangiato tali molluschi nei giorni precedenti. L’invito a tutta la città è poi quello di lavare accuratamente la verdura e sbucciare patate e carote. La raccomandazione  è «di alimentare gli animali con foraggi e granaglie raccolte prima del 16/9/2020 e di tenere i predetti animali, presenti nell’area urbana individuata, all’interno dei ricoveri».  Le disposizioni non sono valide per le colture all’interno delle serre. Serviranno circa due settimane per ottenere i risultati delle campionature dell’Arpam. Solo dopo, l’Amministrazione interverrà con misure meno o più severe. Stando alle rilevazioni, nell’aria è stata trovata una presenza minima di furani e diossina. Non esistendo un parametro di legge per una esposizione di breve durata, si è assunto come limite quello dell’Agenzia Epa (Agenzia di protezione ambientale americana) che fissa la soglia di rischio (in caso di esposizione prolungata) in 42 picogrammi per metro cubo. Il valore rilevato ad Ancona dalle 5 alle 17 del giorno dell’incendio è di 0,6; il giorno dopo i valori sono aumentati fino ad arrivare a un picco di 22 nella centralina del Comune per poi scendere di nuovo fino a 0,4 nei giorni successivi. Per quanto riguarda il rischio proveniente dall’inalazione di sostanze derivanti dalla combustione,  l’Arpam ha cercato nell’aria 140 sostanze, ne ha trovate 40: «Tutte sono risultate al di sotto della soglia di attenzione e molto al di sotto dei limiti di tossicità» ha precisato il sindaco. Il dato più rassicurante è quello relativo all’acido cianidrico che come detto giorni fa è nullo in 5 centraline e molto basso nell’area epicentro del rogo. La soglia limite è di 130 microgrammi per metro cubo. Il giorno del rogo, nell’epicentro delle fiamme, il rilevatore ha fatto segnare 12. Dopo 24 ore il dato era già azzerato. Oltre all’acido cianidrico, l’Arpam ha registrato la presenza di metalli, sostanze organiche volatili, solventi e idrocarburi policiclici aromatici (Ipa). Al link l’ordinanza sindacale completa.

Il sindaco Mancinelli con la perimetrazione della città nelle zone soggette a divieto

L’area blu segna il perimetro della città in cui sono stati imposti i divieti

 

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