Sciopero di 2 ore a fine turno, oggi, per il rinnovo del contratto nazionale e contro le posizioni di Federmeccanica nello stabilimento Whirlpool di Melano a Fabriano e nello stabilimenti Elica di Mergo. In quest’ultimo caso i lavoratori hanno deciso di incrociare le braccia nel corso della prima assemblea convocata dalle organizzazioni sindacali stamattina nello stabilimento di Mergo per riferire quanto emerso dall’incontro con l’establishment aziendale, avvenuto nella giornata di ieri, 8 ottobre, per parlare della riorganizzazione aziendale nella gestione dell’emergenza globale. «C’è bisogno di azioni che portino ad un aumento del valore del territorio e delle persone. Evitare ogni azione unilaterale e costruire insieme le strategie per il bene dell’azienda, delle persone e del territorio». A sostenerlo sono le segreterie territoriali di Fim, Fiom e Uilm con le Rsu degli stabilimenti di Castelfidardo, Cerreto d’Esi e Mergo. Nell’incontro di ieri tra il management del gruppo Elica, le organizzazioni sindacali e le rappresentanze sindacali dei lavoratori si è cercato di far chiarezza sulla riorganizzazione che la multinazionale fabrianese sta implementando per affrontare l’imminente futuro.
«La situazione di mercato descritta dall’azienda risulta molto complicata anche se, almeno in questa fase, leggermente migliore del previsto, soprattutto grazie ad improvvise impennate dei mercati. – evidenziano i sindacati in una nota – La necessità di procedere a tagli di costi fissi va nella direzione di tenere dentro il perimetro aziendale esclusivamente ciò che viene ritenuto, in maniera unilaterale, indispensabile, a cominciare dalle scelte fatte nella corporate di Fabriano, con il taglio di parti importanti di funzioni essenziali come il marketing, la logistica e l’area ricerca e sviluppo. Anche il nuovo assetto organizzativo che si è dato l’azienda, con la divisione in due unità di business, va in questa direzione: siamo quindi in presenza, a nostro avviso di una vera e propria ristrutturazione».
Fim, Fiom e Uilm sono convinte però che le ragioni strettamente finanziarie e di conto economico, «devono assolutamente trovare un punto di congiungimento con le esigenze sociali, con quelle delle persone che lavorano e del territorio tutto, a partire dall’area fabrianese, che ancora una volta è quella che paga in termini di occupazione le scelte organizzative, a tutta la provincia di Ancona. Dopo oltre un decennio di mancanza strutturale di volumi che ha portato le fabbriche a lavorare ad orario ridotto del 25%, attraverso i contratti di solidarietà, ha portato ad affrontare 4 procedure di mobilità che hanno causato la fuoriuscita ( volontaria ed incentivata ) di oltre 600 persone, si è tornati finalmente alla piena occupazione di tutti gli stabilimenti e questo deve diventare strutturale. E’ indispensabile che le scelte vadano nella salvaguardia dell’occupazione nel suo complesso sul territorio, e nel mantenimento della centralità dello stesso nelle strategie della multinazionale, senza disperdere le competenze industriali, commerciali, di innovazione che, anzi, devono essere il punto di ripartenza».
Le rappresentanze sindacali territoriali e aziendali ritengono fondamentale la condivisione dei percorsi per la gestione della futura difficile fase, dove il lavoro costituirà di punto di tenuta sociale e civile dei territori e del Paese tutto. «Su questo accogliamo positivamente la dichiarazione dell’azienda di non voler gestire alcuna situazione e posizione ad oggi ancora in essere, in maniera coatta ed unilaterale, condividendone invece la gestione, con la consapevolezza che si può anche partire da priorità diverse. In questi giorni saranno convocate le assemblee con il seguente calendario: oggi venerdì 9 ottobre allo stabilimento di Mergo; lunedì 12 ottobre allo stabilimento di Cerreto d’Esi; mercoledì 14 ottobre allo stabilimento di Castelfidardo e stabilimento di Fabriano/ Corporate».
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