Presunto sistema corruttivo tra i corridoi del Palazzo del Popolo: il Comune di Ancona chiede di essere parte civile al processo contro il geometra Simone Bonci e i quattro imprenditori edili che sarebbero stati favoriti dal dipendente in cambio – dice l’accusa – di regali, soldi e il rifacimento del bagno di casa. L’ente, tramite l’avvocato Marina Magistrelli, sarebbe intenzionato a mettere sul piatto una richiesta risarcitoria di 350mila euro nei confronti del cosiddetto, come ribattezzato in un’occasione dal sindaco Mancinelli, «sistemino Bonci». Questa mattina, in tribunale, è iniziata l’udienza preliminare. E’ stata quasi subito rinviata al 22 febbraio per difetti procedurali. Un sesto imprenditore, Moreno Ficola, entrato in un secondo momento nell’inchiesta perchè tirato in causa dallo stesso Bonci, aveva chiesto dopo aver ricevuto l’atto della conclusione delle indagini preliminari di poter essere ascoltato in procura. Ciò non è mai avvenuto. Quindi, la sua posizione è stata, per ora, stralciata per poter permettere l’interrogatorio.
Rimangono in ballo, oltre a Bonci, gli imprenditori (per tutti l’accusa è corruzione aggravata) Carlo Palumbi, Tarcisio Molini, Francesco Tittarelli e Marco Duca. Gli ultimi tre parrebbero intenzionati a procedere con il dibattimento. Palumbi, tramite i suoi legali, ha preannunciato di voler essere giudicato con il rito abbreviato. «Intendiamo risarcire il Comune che, nonostante le nostre sollecitazioni, non ha ancora dato indicazioni di sorta» ha detto l’avvocato Gennaro Lettieri, in codifesa con Domenico Di Sabatino. Patteggiamento o, in subordine, rito abbreviato per Bonci, difeso dagli avvocati Riccardo Leonardi e Lorenza Marasca. Anche l’ormai ex dipendente comunale è intenzionato ad aprire un’interlocuzione con l’amministrazione per valutare eventuali aspetti risarcitori. Gli altri indagati, sicuri di poter contrastare la accuse a dibattimento, sono portati ad escludere riti alternativi. L’inchiesta, esplosa nel novembre 2019, aveva portato sotto i riflettori della procura un sistema – hanno ricostruito gli investigatori della Squadra Mobile – per cui Bonci avrebbe facilitato una cerchia di imprenditori nell’affidamento dei lavori (per l’accusa completati in parte, per nulla eseguiti o saldati con importi superiori alla loro reale portata) in cambio di cellulari, telecamere, la promessa di un portone blindato, il restyling del bagno di casa e mazzette di soldi. Bonci e gli imprenditori coinvolti (ad eccezione di Ficola) erano stati arrestati. Completano il pool difensivo: Ennio Tomassoni, Tommaso Rossi e Antonella Scortichini.
(fe.ser)
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