Inchiesta bis sulla tragedia della Lanterna Azzurra: la procura chiede il rinvio a giudizio degli indagati, finiti nel mirino per aspetti legati al rilascio delle autorizzazioni e alla sicurezza del locale. La richiesta è stata firmata dal procuratore capo Monica Garulli che ha coordinato le indagini compiute in tandem dai pm Valentina Bavai e Paolo Gubinelli e portate avanti sul campo dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Ancona. Ora, gli atti verranno trasmessi al gup che dovrà fissare una data per l’udienza preliminare. Sostanzialmente, gli inquirenti hanno confermato il piano accusatorio che ha preso corpo nel corso di un iter investigativo durato due anni, durante il quale sono finiti nel registro degli indagati i proprietari dell’immobile di Corinaldo, i gestori della discoteca, due addetti alla sicurezza la sera dell’8 dicembre 2018 e i componenti della Commissione di vigilanza che aveva rilasciato la licenza di pubblico spettacolo alla Lanterna Azzurra. In tutto, 18 persone. La richiesta di rinvio a giudizio arriva a ridosso del secondo anniversario della strage. In primo grado, il giudizio si è già concluso per i sei rapinatori della Bassa Modenese, arrivati quella tragica notte a Corinaldo per rubare monili d’oro, utilizzando lo spray al peperoncino. Proprio la sostanza propagatasi nell’aria aveva concausato la fuga dal locale. Sei erano stati i morti (cinque minori e una mamma di 39 anni) e oltre duecento i feriti. Il gruppo modenese è stato condannato complessivamente, in abbreviato, a scontare 68 anni di carcere. E’ caduta l’accusa di associazione a delinquere, ipotizzata in un primo momento. Per quanto riguarda l’inchiesta bis, i reati vanno da omicidio colposo plurimo a lesioni personali, passando per il falso e il disastro colposo. Il locale è sotto sequestro dal giorno della tragedia. Per i 18 indagati non è mai scattata alcuna misura cautelare.
(Redazione CA)
(servizio aggiornato alle 15,44)
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