«Sui diritti non si torna indietro». E’ il messaggio che con la vernice spray ha parzialmente coperto il cartellone anti-aborto affisso su un camion-vela collocato nei giorni scorsi a Palombina. Riportava la frase: «Il corpo di mio figlio non è il mio corpo, sopprimerlo non è la mia scelta». Messaggi diversi per per una querelle nata in Consiglio Regionale e al centro, ormai da tempo, del dibattito socio-politico. «Dalla Regione nei giorni scorsi è emersa una posizione chiara – riferisce il collettivo Nate Intere – quella di opporsi al diritto all’aborto in tutte le modalità possibili». «L’aborto è un diritto riconosciuto dalla legge 194 e affermatosi in Italia a seguito di un referendum popolare per porre fine alle tragiche conseguenze degli aborti clandestini. Oggi questo diritto che andrebbe salvaguardato e ampliato, vista la forte presenza dell’obiezione di coscienza, viene sempre più messo in discussione. Ci vengono a parlare di “denatalità” di “ sostituzione etnica”, come se fossimo mere incubatrici devote alla procreazione dei “figli della patria” . Parole che non ci stupiscono più perché figlie di un pensiero patriarcale e fascista sempre più presente nel nostro paese e nella nostra regione». E infine: «Così come in passato, così come in Argentina , in Polonia e nel resto del mondo siamo pronte a lottare. Non abbiamo nessuna intenzione di tornare indietro, non abbiamo nessuna intenzione di abbassare la guardia. Se la regione arretra le donne avanzano. Questa è guerra».
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