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Atti falsi e lavori fantasma:
inchiesta chiusa e 12 indagati
C’è anche l’assessore Manarini

ANCONA - Si tratta di una indagine parallela a quella sulla corruzione. In questa i reati sono di abuso d'ufficio, truffa e falso, Stando alla procura, sarebbe stata disposta documentazione fasulla relativa all'affidamento e all'esecuzione di opere pubbliche eseguite parzialmente, per nulla iniziate o saldate con importi superiori al reale valore degli interventi

La polizia in Comune all’epoca degli arresti

 

di Federica Serfilippi

Lavori fantasma o compiuti solo parzialmente e atti pubblici falsi: chiuse le indagini, dodici indagati. Tra questi, l’assessore ai Lavori Pubblici del comune di Ancona Paolo Manarini. Giro di boa della maxi inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Valentina D’Agostino e dal pm Ruggiero Dicuonzo, portata avanti sul campo dagli agenti della Squadra Mobile. Si tratta di una costola derivata dagli arresti per corruzione eseguiti nel novembre 2019. In quell’occasione, era finito in manette il geometra Simone Bonci. Con lui erano stati arrestati anche quattro imprenditori. Il nome di Bonci compare anche in questo filone d’indagine dove non c’è mai stata e non c’è traccia della corruzione. I reati contestati a vario titolo sono abuso d’ufficio, truffa e falso. Tra gli indagati del Comune, oltre a Bonci e Manarini, ci sono altri due dipendenti comunali: l’ingegnere Maurizio Ronconi e Gabriele Gatti, impiegato al Servizio Manutenzione, Frana e Protezione Civile, come come lo era il geometra arrestato. Gli altri indagati sono imprenditori di ditte a cui sono stati affidati gli appalti del Comune. Tra le accuse formalizzate, la sottoscrizione di falsi atti relativi all’affidamento e alla esecuzione di lavori che, per la procura, sarebbero stati realizzati solo in parte o non eseguiti affatto. Stando alla procura la maggior parte degli illeciti sarebbe stata commessa attorno ai lavori affidati nell’ambito del restyling dei laghetti del Passetto. Ad almeno due ditte (la Procaccia srl e la Mafalda Costruzioni srl) sarebbe stato chiesto di avviare opere complementari agli appalti stabiliti. I lavori non avrebbero però trovato capienza all’interno del quadro economico del progetto iniziale e dunque – secondo l’ipotesi accusatoria – sarebbero stati liquidati con atti da ritenersi falsi e legati all’affidamento di lavori manutentivi compiuti parzialmente o non eseguiti affatto.

L’assessore Manarini

Tra questi, la procura ha conteggiato opere relative ai cimiteri di Tavernelle, Pinocchio, Candia e all’impermeabilizzazione della copertura del parcheggio Traiano. Dunque, fondi destinati alla manutenzione sarebbero stati veicolati, dice la procura, ai lavori seguiti nell’ambito del restyling dei laghetti. Ciò,  stando all’accusa, avrebbe favorito economicamente gli imprenditori affidatari degli appalti. In cosa sarebbero consistiti gli atti pubblici falsi? In delibere di affidamento, documentazione contabile, stati di avanzamento dei lavori e decreti di liquidazione. Ma non solo. La procura contesta anche il pagamento di lavori pagati in sovrapprezzo rispetto al valore reale dell’intervento. In questo contesto, rientra il ruolo di Bonci e il sistema corruttivo – dicono gli inquirenti – per aiutare una stretta cerchia di imprenditori, in cambio di lavori edili, prodotti hi tech e bustarelle di denaro. Il procedimento per corruzione è pendente, il 22 febbraio l’udienza preliminare.

I laghetti del Passetto

Manarini ha un solo reato contestato: il falso ideologico commesso in concorso con tre imprenditori e l’ingegner Ronconi. Per la procura l’assessore avrebbe falsificato l’affidamento di alcuni lavori, fissandolo a dicembre 2018 anzichè gennaio 2019. Questo perchè, stando a quanto contestato, i fondi per quell’opera (circa 55mila euro tra piantumazioni e barriere per l’impermeabilizzazione dei laghetti del Passetto) erano ottenibili solamente se l’appalto fosse stato affidato entro fine 2018. Agli altri dipendenti comunali (Bonci-Ronconi-Gatti) vengono contestati l’abuso d’ufficio, la truffa e il falso. Tra gli imprenditori destinatari dell’avviso di conclusione indagine, ci sono i quattro che nel novembre 2019 erano stati arrestati per corruzione: Tarcisio Molini ( amministratore di fatto della Mafalda srl), Carlo Palumbi (socio Procaccia srl), Marco Duca (legale rappresentante Duca Marco &C.) e Francesco Tittarelli (legale rappresentante Tittarelli Francesco & C.). Oltre a loro, la procura tira in ballo  a vario titolo Giuseppe Francucci (legale rappresentante Mafalda), Giovanna Procaccia (amministratore unico Procaccia), Franco Scalzini, amministratore di fatto (Vivai Manfrica Società Agricola), Tiziana Tittoni, (legale rappresentante Le.ma srl). Questi ultimi due hanno posizioni marginali: Scalzini è legato al concorso di falso con Manarini, alla Tittoni la procura chiede conto di lavori cimiteriali che erano stati affidati alla sua ditta ma, dicono gli inquirenti, eseguiti materialmente dalla Mafalda. L’inchiesta parallela alla corruzione, inizialmente, contava una trentina di indagati, tra cui vari dirigenti comunali e altri tre assessori. E’ probabile che le posizioni siano state archiviate.

 

 

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