di Federica Nardi
«Andare al voto è da incoscienti, ma non possiamo accettare né il Mes né di togliere il reddito di cittadinanza. Draghi dovrebbe scegliere da che parte stare». A dirlo Mauro Coltorti, senatore jesino del Movimento 5 stelle che al ritorno dall’intensa giornata romana condensa nelle sue riflessioni tutta l’incertezza e l’attesa dei grillini sul futuro del governo Draghi, incaricato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo la crisi di governo.
Coltorti ha trasformato quindi il suo iniziale no secco in uno spiraglio di dialogo, anche alla luce delle dichiarazioni del premier uscente Giuseppe Conte che ha lanciato la sua disponibilità al Movimento.
La linea della prudenza è la stessa scelta dalla civitanovese Mirella Emiliozzi, facilitatrice regionale dei 5 stelle, che prende allo stesso modo atto della nuova fase aperta dalle parole di Conte: «La situazione politica è molto complicata, in queste ore – dice Emiliozzi -. Quello che è certo è che il Movimento 5 stelle ha sempre lavorato avendo come bussola l’interesse dei cittadini e non rinuncerà certo alla sua vocazione. Le dichiarazioni di oggi di Giuseppe Conte hanno aperto a nuove riflessioni sulle quali è in atto un confronto. Poi, ci saranno le consultazioni con il premier incaricato e infine un importantissimo dibattito parlamentare. Quindi, al momento aspettiamo quanto dirà Draghi, quale sarà il suo programma di governo e cosa intende fare davvero per i cittadini italiani. In base a quello decideremo, sempre nell’interesse dei cittadini».
Nei prossimi giorni è prevista anche una riunione del Movimento. L’apertura a Draghi, indicata anche da Luigi Di Maio, ha però dei veti che sembrano al momento insuperabili. In primis il reddito di cittadinanza e il Mes. Coltorti ribadisce il concetto: «E un momento estremamente delicato e solo Matteo Renzi poteva arrivare a creare questa situazione. Perché ovviamente il Paese ha 209 miliardi di risorse che devono essere allocate e fatti i progetti. Conte ci aveva lavorato oramai da 7 mesi e noi al tavolo stavamo valutando tutti i documenti. L’Europa aspetta che li inviamo o rimaniamo indietro. E’ tempo preziosissimo che non avrebbe dovuto essere sprecato in questo modo». Su Conte Coltorti non ha nessun ripensamento: «Conte è una persona squisita e corretta – dice il senatore -. Io ho una stima enorme verso di lui. Si è battuto, non si è mai risparmiato. E lui ha detto che gli interessa il Paese, non il proprio tornaconto personale. E’ sempre stato una figura di bilanciamento con le altre forze».
Mentre per Draghi, è una «situazione diversa – spiega Coltorti -. E’ stato chiamato a fare un governo tecnico. Ma io da parlamentare ai governi tecnici ci credo poco. Sono governi politici e che svolgono un ruolo politico. Certo, non è che Draghi ha avuto il mandato di arrivare a fine legislatura ma le scelte tecniche hanno un contenuto politico». Di certo però, ammette Coltorti, «non possiamo non andare a parlare con Draghi. Però credo che sia chiaro che dipende da quello che uno dice. Quello che stupisce è che il governo dovrebbe essere di larghe intese, ma Draghi come fa a coniugare interessi di Lega, Renzi, Movimento 5 stelle e Pd? Quelle sono scelte politiche, non tecniche. Se decide di accettare il Mes che noi abbiamo aborrito, non possiamo essere d’accordo. Così come siamo contrari a togliere il reddito di cittadinanza. Mi stupisco che ci sia chi non si è reso conto che il reddito di cittadinanza ha salvato la vita a 3 milioni di italiani, per quanto sia una misura che va completata».
Ma c’è un’alternativa al governo Draghi? «L’alternativa è che si vada al voto. E non abbiamo paura di andare al voto, deve essere chiaro. Però è una cosa da incoscienti. Se Draghi fa un programma che tiene conto delle esigenze del Movimento sarebbe difficile per noi dire di no. Però a quel punto deve fare un governo politico e scegliere da che parte stare».
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