di Federica Nardi
Prima no, poi “ni” e infine il voto su Rousseau che ha indicato ai parlamentari dei 5 stelle di appoggiare il governo Draghi. «Ma era prima che presentasse i ministri, penso si capisca che ora è risaltato fuori il malumore», dice Mauro Coltorti a Cronache. Il senatore jesino sottrae qualche minuto a una delle riunioni fiume in cui ci sta cercando di ricompattare il Movimento su una posizione comune per fotografare una situazione ancora molto poco a fuoco. A livello marchigiano di sicuro c’è solo il no secco di Gian Mario Mercorelli, che pur non essendo parlamentare è stato comunque candidato governatore dei 5 stelle ed è ancora consigliere comunale a Tolentino.
Chi voterà sì o no alla fiducia al nuovo governo non è dato saperlo. «Ne stiamo discutendo e stiamo cercando di mantenere compatto il Movimento: tenerlo insieme è la cosa più importante – dice Coltorti -. Penso che ne discuteremo anche domani, così come abbiamo discusso tutto ieri e oggi. È una riunione continua. Ci sono dei malumori comprensibili: avere tutta una serie di ministri che non vedevamo di buon occhio, gente di Forza Italia e Lega in posizioni importanti, ci ha lasciato sgomenti. Il voto su Rousseau ha detto sì, ci si dovrebbe adeguare ma è stato fatto prima che si conoscesse questa squadra. Io – specifica Coltorti – sono pronto a mangiarmi i rospi, ma la cosa più importante è l’unita del gruppo. Siamo un Movimento, se ci spacchiamo è un massacro. Di Battista, che spero rientri, non si rende conto delle dinamiche parlamentari. In questo momento ci troviamo anche in una posizione di debolezza: prima avevamo diversi ministri e anche il presidente del Consiglio. Ora abbiamo Draghi, che non abbiamo chiesto noi ma Mattarella, che in più ha chiesto “responsabilità” a tutti i gruppi politici. Ma noi per responsabilità ci perdiamo, tutti gli altri ci guadagnano in ministeri e potere contrattuale».
Mercorelli, che invece ha un pensiero molto simile a quello di Di Battista, assiste con amarezza all’evoluzione della situazione: «Mi sono trattenuto fino a ora ma non ho più intenzione di essere deontologicamente corretto. La scelta di Draghi è indigeribile ed è contro i principi del M5s, che è nato proprio per contrastare questo tipo di dominio sul popolo, che Draghi rappresenta in pieno. Il mio è un no assoluto a Draghi. Mi chiedo ancora perché sia stato scelto lui. È evidente che c’è stata una apparecchiatura lenta di questa situazione: se me ne sono accorto io perché gli altri no? Evidentemente se ne sono accorti e gli stava bene. Io non voglio allearmi con i despoti, ma sconfiggerli. Questa situazione è davvero il colpo di coda del capitalismo».
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