Il porto non è più zona franca. Da domani, entrata in vigore per Ancona delle norme legate alla zona arancione, i locali potranno servire da bere e mangiare solamente ai viaggiatori. Lo ha deciso il sindaco Valeria Mancinelli che questo pomeriggio ha firmato un’ordinanza condivisa con prefetto e presidenza dell’Autorità Portuale. L’ordinanza – si legge in una nota inviata dal Comune – «limita la fruizione degli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande situati in area portuale esclusivamente ai viaggiatori muniti di titolo di viaggio nelle sole giornate di imbarco e di sbarco. Il provvedimento -condiviso con il prefetto e con la presidenza dell’Autorità Portuale in considerazione di una serie di motivazioni tra le quali la contiguità dello scalo al centro cittadino e la frequentazione impropria di un numero consistente di avventori- sarà in vigore da domani, 23 febbraio, fino alla fine della sussistenza dello stato di emergenza. I fruitori degli esercizi di alimenti e bevande dovranno esibire, dove richiesto, il titolo di viaggio o documento equivalente alla polizia locale e alle forze di polizia». I locali dell’area portuale, prima della decisione del sindaco Mancinelli, essendo equiparati alle attività di autogrill non tenevano conto delle restrizioni legate ai ‘colori’. Dunque, era permesso servire pasti e bevande ai clienti seduti ai tavoli. Ora, tale servizio sarà concesso esclusivamente ai viaggiatori in transito nello scalo nei giorni di imbarco/sbarco. Va da sè, che i locali possano comunque lavorare con l’asporto o le consegne a domicilio. Nell’ordinanza, il sindaco ha tenuto conto che – al contrario di come dovrebbe essere – i locali «sono di fatto frequentati principalmente da avventori che non usufruiscono dei servizi portuali» e che «si sono verificati assembramenti sia durante il giorno, sia soprattutto nelle ore serali, quando gli altri esercizi cittadini (egualmente situati in centro cittadino, ma anche in tutte le altre parti del territorio comunale anconetano) devono osservare per norma la chiusura». «Tale situazione è sia fonte di possibili contagi, sia causa di una sostanziale disparità di trattamento tra gli operatori della somministrazione che esercitano una medesima attività, a pochi metri di distanza, sempre in centro, con unica differenza di essere o meno all’interno o all’esterno dell’area di competenza dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centrale».
(Redazione CA)
Bar del porto come gli autogrill: ecco l’ordinanza ministeriale che “salva” i locali
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