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Il contagio corre ad Ancona:
casi aumentati del 56% in un mese
I positivi hanno superato quota 800

REPORT - Il primo febbraio erano 533, ora 836. L'andamento è stato in media di 75 nuove diagnosi di Covid ogni settimana. Le prime restrizioni? Solo sei giorni fa, con l'entrata del comune dorico in zona arancione e la 'chiusura' del porto ai non viaggiatori. Oggi, la decisione del sindaco di chiudere tutte le scuole di ogni ordine e grado

Tamponi drive through ad Ancona

 

Il primo febbraio, ad Ancona, c’erano 533 casi positivi. Oggi, primo marzo, sono 836. In un mese l’aumento è stato del 56%. Da quanto è consultabile il report dei contagi reso pubblico dalla Regione (e visibile fino al primo gennaio 2021), il capoluogo dorico non aveva mai toccato una situazione così critica dal punto di vista dell’emergenza pandemica. Stando ai numeri, in media, i cittadini positivi sono cresciuti di 75 unità a settimana e di 10 ogni giorno. In un mese, la città ha avuto 303 nuovi contagi. Per quanto riguarda le persone in quarantena, il primo febbraio erano 1.109, oggi sono 1.968. Fino alle prime due settimane dello scorso mese,  l’aumento era stato preoccupante ma nei limiti del contenuto: si pensi che l’8 febbraio c’erano 588 positivi (1.103 in quarantena), il 15 febbraio  625 (1.375). Il 22 febbraio si è superata quota 700: la Regione quel giorno ha rilevato 717 positivi e 1.654 cittadini in quarantena. Fino ad arrivare ad oggi, con oltre 800 persone positive al Covid-19. Solo nell’ultima settimana, dunque, sono stati registrati 119 nuovi contagi e 314 persone in più in quarantena.  Quasi l’intero febbraio è stato passato in zona gialla. Le prime restrizioni sono arrivate solo il 23 febbraio quando Ancona ed altri 19 comuni della provincia, con ordinanza siglata dal governatore Acquaroli, sono entrati in arancione a causa dell’andamento pandemico. La “corsa ai ripari” nostrana è dello scorso lunedì, quando il sindaco Mancinelli ha vietato con ordinanza sindacale la consumazione ai tavoli dei locali del porto ai non viaggiatori. Viene da chiedersi: basterà? Una domanda legata soprattutto alle decisioni prese dagli altri sindaci della provincia, seppur amministratori di città di dimensioni ridotte in confronto ad Ancona. Nell’area montana (Genga, Fabriano) e a Cerreto d’Esi, per esempio, si sono chiusi parchi e piazze. Ad Osimo è stato vietato il consumo di alcool e cibo d’asporto in tutto il centro per evitare assembramenti. Jesi aveva già scelto di entrare in zona arancione ancora prima che lo decidesse il governatore Acquaroli. Un passo in avanti è stato fatto sul fronte scuola: poco fa il sindaco Mancinelli ha chiuso le scuole di ogni ordine e grado fino al 14 marzo, affermando che «i dati di ieri e quelli di oggi sono peggiorati e siamo ben oltre il limite che il Comitato Tecnico Scientifico nazionale indica nelle nuove linee guida e nei diversi criteri resi noti ieri sera, per la chiusura totale delle scuole».

(fe. ser.)

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