Confermata nell’incontro di oggi la chiusura annunciata ieri agli 89 lavoratori dell’ipermercato Carrefour di Camerano che promuoveranno azioni di mobilitazione. Dopo la riunione con i dipendenti e la direzione del Carrefour, convocata in via d’urgenza stamattina dai responsabili delle segreterie sindacali di Ancona, Selena Soleggiati (Fist Cisl), Carlo Cotichelli (Filcams Cgil), e Fabrizio Bontà (Uil Tucs – Uil), oggi pomeriggio la delegazione sindacale ha incontrato la sindaca di Camerano, Annalisa Del Bello, e l’amministrazione comunale di Camerano che si sono rese disponibili a favorire la ricerca di possibili acquirenti interessati fra gli imprenditori del territorio ed a verificare con il proprietario dell’immobile i progetti di riutilizzo dell’impianto. «L’assemblea dei lavoratori sosterrà la trattativa con la mobilitazione che partirà con una giornata di sciopero per l’intero turno di lavoro nella giornata di giovedì 11 marzo, riservandosi ulteriori forme di protesta laddove l’azienda mantenesse inalterate le posizioni espresse oggi al tavolo della trattativa» fanno sapere i sindacati. Il giorno precedente, 10 marzo, è invece previsto un incontro in Regione anche per studiare come attivare l’iter degli ammortizzatori sociali. La direzione aziendale non sembra intenzionata a cambiare i piani ma si dovrà discutere delle tutele sociali, dall’attivazione della cassa integrazione straordinaria al piano di ricollocamento del personale sul territorio nazionale, dell’ incentivazione all’esodo, già garantiti dalla multinazionale francese. Certo la fretta di abbassare le serrande non gioca a favore della possibilità di far restare appetibile, magari dopo una cessione, l’ipermercato di Camerano con superficie di vendita di quasi 9mila metri quadrati, magazzino compreso. Già nel 2019 Carrefour Italia aveva annunciato un piano di trasformazione proiettato fino al 2022 della rete dei suoi supermercati nella Penisola che includeva una revisione del modello iper con riduzione delle superfici e la possibilità di spingere sull’attività imprenditoriale in franchising con il marchio della casa. La pandemia e il nuovo scenario mondiale hanno probabilmente contribuito ad accelerare un processo in atto. Le modalità attuative adesso però non possono che lasciare perplessi lavoratori, sindacati e istituzioni.
«Il gruppo lascia le Marche, e si trincera in una Italia ridisegnata che si ferma nel Lazio saltando le Marche. – sottolineano nella loro nota le segreterie regionali e di Ancona di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil – Oltre questo limite è azzerato ogni progetto di sviluppo futuro del gruppo transalpino che sembrerebbe comunque privilegiare la formula del franchising piuttosto che la conduzione diretta e le superfici più piccole. Poche quindi le speranze per i lavoratori marchigiani di proseguire il rapporto di lavoro con il gruppo Carrefour, oggi Gs Spa, perchè le sole proposte di ricollocamento riguardano l’Aquila e Bologna, troppo lontane per costituire una seria proposta per un organico fatto per lo più di donne, 73 per precisione e 16 uomini» confermano i responsabili sindacali. «Le proposte di ridurre l’impatto sociale di questa operazione sembrerebbero per ora limitate agli incentivi ed alla risoluzione consensuale che – proseguono – in virtù delle nuove misure emanate per l’emergenza sanitaria, dà diritto a 24 mesi di Naspi che non costituiranno però il viatico per la pensione perché i lavoratori dell’iper cameranese hanno una età media di 48,5 anni; troppo pochi quindi per raggiungere i requisiti minimi di legge e forse troppi per ricollocarsi in un mercato del lavoro super affollato per il profilo dell’addetto vendite a valle delle ultime operazioni di vendita dell’altro gruppo francese che ha visto al chiusura di un deposito e di una sede amministrativa nelle Marche. L’idea di vendere l’ipermercato mantenendo l’occupazione è invece derubricato ad un “già fatto” con esito negativo. Ma i tempi contratti a soli 30 giorni. per ultimare una chiusura mai annunciata ai tavoli di confronto locali e nazionali, lasciano intravedere la voglia di mettere velocemente la parola fine senza ricercare più di tanto un vero acquirente interessato alla struttura. Un progetto di ricerca di una impresa che subentri nella gestione necessiterebbe invece di uno spazio temporale sicuramente più ampio e la messa in sicurezza dei rapporti di lavoro con l’attivazione degli ammortizzatori sociali che con forza abbiamo richiesto alla delegazione aziendale».
La cassa integrazione straordinaria della durata di un anno è per Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil «un elemento imprescindibile per costruire un pacchetto di soluzioni che possono anche includere l’incentivazione, ma come elemento marginale. Un incontro quindi con risposte insufficienti e sommarie che vedono l’azienda assumere il solo impegno di verificare con i vertici nazionali un “lasciapassare” all’attivazione della cassa senza rinunciare alla “dead line” del 31 marzo. Una risposta insufficiente e sommaria per un gruppo che nelle Marche è entrato nel 2003 con il sostegno di tutte le parti sociali nelle operazioni di subentro nella gestione dell’allora Despar e dei lavoratori che mettendo a repentaglio anche lo loro salute non hanno fatto mancare nei tempi difficili della pandemia la loro attività contribuendo all’aumento dei fatturati che il punto di vendita ha realizzato nel 2020. Riteniamo doveroso il richiamo al gruppo francese a quella “leale collaborazione” che la stessa legge sui licenziamenti collettivi richiama e il sostengo di tutte le amministrazioni locali a partire dalla regione Marche che incontreremo il prossimo 10 marzo».
Carrefour Camerano si arrende: «Un fulmine a ciel sereno, 89 lavoratori rischiano il posto»
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