di Claudio Maria Maffei*
Il bilancio dell’andamento della pandemia fatto guardando i crudi (crudissimi) numeri è sempre più difficile. Ormai non c’è quasi più persona nelle Marche che non conti tra i suoi familiari e tra i suoi affetti qualche caso di Covid-19 spesso grave e qualche volte dalla tragica conclusione.
Ormai i decessi hanno superato i 2.500 casi e forse vale la pena di ricordare a chi ci sta governando e fa affermazioni fuori misura che a inizio novembre i morti da Covid erano nelle Marche ancora “solo” mille. Tornando ai numeri, odiosi ma indispensabili per capire e per decidere (come ha ricordato lo stesso Draghi a Salvini), essi ci dicono due cose. Come sempre una buona e una cattiva. Quella buona è che continua a diminuire l’incidenza di nuovi casi. In Italia nella relativa classifica siamo passati da domenica scorsa ad oggi dal quarto posto al settimo con una diminuzione del 18% dei nuovi casi diagnosticati nell’ultima settimana. Ormai siamo vicini ai 250 casi ogni 1000.000 abitanti che è il limite fissato per le zone rosse (siamo a 266 con un massimo ad Ancona, 292, e un minimo ad Ascoli Piceno, 186).
E adesso ci tocca la notizia cattiva: il sistema ospedaliero è in da giorni in crisi totale. In pratica c’è una enorme difficoltà a ricoverare (anche ieri 110 pazienti in Pronto soccorso) e le terapie intensive di fatto non riescono ad accogliere tutti i pazienti che avrebbero bisogno di un ricovero in area critica. La saturazione dei posti letto intensivi nelle Marche da parte dei pazienti Covid (60%) è passata dal primo al secondo posto in Italia grazie al fatto che la Regione dichiara 250 posti letto intensivi aggiungendone 17 a quelli dichiarati solo fino a qualche giorno fa. In realtà per frequenza di ricoveri settimanali in terapia intensiva siamo ancora al primo posto in Italia. In ogni caso quel 60% va interpretato bene: non vuol dire che rimane ancora un 40% di posti intensivi a disposizione. Di fatto non ce n’è nessuno visto che comunque non tutti i 250 posti letto dichiarati sono operativi visto dato che manca il personale e visto che non è che le altre patologie siano scomparse dalle rianimazioni. Quindi quel 60% è equivalente di fatto ad un 100%. Del resto è noto come le attività chirurgiche programmate siano ormai quasi ferme in molti ospedali pubblici delle Marche per indisponibilità di personale e per l’utilizzo in alcuni ospedali di ambienti chirurgici per attività di ricovero. Tra qualche giorno anche i ricoveri in terapia intensiva dovrebbero diminuire come effetto della diminuzione di nuovi casi delle ultime due settimane.
Il grafico dell’andamento dei nuovi casi in Provincia di Ancona documenta in modo inesorabile il ritardo di adozione delle misure di contenimento da parte della Giunta. L’incidenza settimanale di nuovi casi era di 174 a fine gennaio, per poi salire rapidamente dopo una settimana a 236 (7 febbraio), 274 (14 febbraio), 315 (21 febbraio) e 403 (28 febbraio). Solo a inizio marzo è stata dichiarata la zona rossa. In questo modo dopo un ulteriore rialzo dei casi arrivati a 511 il 7 marzo è iniziata la rapida discesa.
E’ augurabile che su questi dati la Regione rifletta perché gli errori nella programmazione delle misure più drastiche di contenimento si traducono in questa fase in cui ancora la vaccinazione è agli inizi in sofferenze per i cittadini e in una paralisi del sistema sanitario ospedaliero. A poco servono, anzi rischiano di diventare francamente difficili da sopportare, i presunti primati che la Regione si autoattribuisce come l’uso sperimentale degli anticorpi monoclonali o le responsabilità scaricate sulla precedente Giunta che non avrebbe fatto ad esempio i posti letto intensivi che doveva. In realtà per amore di precisione gli anticorpi monoclonali sono in uso sperimentale in 9 Regioni e quanto ai posti letto intensivi la Giunta Ceriscioli ne aveva aggiunti già un congruo numero tra la Fiera di Civitanova Marche (42) e gli ospedali di Marche Nord e San Benedetto del Tronto tutti disponibili entro fine ottobre.
Della precedente Giunta la attuale farebbe piuttosto bene a ricordare l’atteggiamento avuto in occasione dell’emergere della pandemia con la adozione della zona rossa in anticipo e in contrapposizione rispetto alle indicazioni del governo di allora. Sono l’ultimo a voler fare sconti alla precedente Giunta, ma dati ed avvenimenti vanno ricostruiti con fedeltà e non per propaganda. Questa Giunta rifletta piuttosto sul grafico dei nuovi casi in provincia di Ancona negli ultimi due mesi, quelli che era sua responsabilità interpretare per decidere.
*Medico e dirigente sanitario in pensione
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