Cassa integrazione anche ad aprile per i 460 operai dello stabilimento di Mergo e per una parte degli 80 di Cerreto d’Esi del gruppo Elica. Un quadro attenzionato dai sindacati di categoria che hanno richiesto un confronto urgente all’azienda. L’incontro è in programma per domani pomeriggio, 31 marzo, e sarà utile per chiarire le prossime strategie della corporate. In vista dell’appuntamento il Coordinamento unitario di Fim Fiom e Uilm propone una riflessione, ribadendo l’importanza di un’azienda come Elica per il futuro del territorio di Fabriano e di tutta la provincia, che deve rimanere centrale, anche dal versante produttivo, nelle strategie. «Elica ed il Lavoro: dalle persone e dal territorio alla Finanza(?) – esordisce la nota delle organizzazioni sindacali – Nel momento in cui sembra si stia preparando la tempesta perfetta, i mercati sicuramente procederanno con una redistribuzione globale delle quote produttive e su questo ogni singola azienda deciderà come affrontare la fase convulsa che potrebbe e dovrebbe arrivare. Sicuramente l’emergenza sanitaria e la crisi che ne consegue, stanno mettendo in discussione tutti quelli che erano i capisaldi su cui si erano basate le strategie aziendali con il rischio fortissimo che, laddove si è in presenza di debolezza finanziaria, gli impatti potrebbero essere devastanti, non tanto per gli azionisti ma per le persone che nelle fabbriche e negli uffici ci lavorano. Mentre è stato ampiamente dimostrato , soprattutto negli ultimi anni, che logiche di natura più industriali , come ad esempio operazioni di reshoring ed internalizzazioni, rendono le stesse aziende più competitive attraverso la creazione di economie di scala e portano un aumento della qualità migliorando anche i margini di profitto».
Nel leggere le performance ed i bilanci di Elica è saltato all’occhio dei sindacati come l’azienda, per quanto in grado di sviluppare fatturati importanti di anno in anno,«anche durante l’emergenza sanitaria, non coniuga questa capacità a quella di produrre utili e marginalità, che sono sempre molto basse nonostante le continue ristrutturazioni sia a livello di plants che di corporate. Questo accade in maniera particolare – sottolineano Fim, Fiom e Uilm – da quando l’impresa nata a Colle Paganello, ha cambiato pelle e si proiettata nel mondo finanziario perdendo di vista il focus industriale, con cambi continui di management e amministratori delegati che ogni volta si portano dietro i propri teams e che, come unico scopo, hanno la riduzione dei costi del personale e la delocalizzazioni, senza fare progetti di sviluppo soprattutto per l’Italia. Se si prendono a riferimento i dati consultabili sul sito di Elica si può facilmente notare che le buone uscite degli ultimi due amministratori delegati (senza contare tutti gli altri), superano abbondantemente i 2 milioni di euro: praticamente è come se, nell’anno della Pandemia, tutte/i i/le dipendenti di tutte le sedi e fabbriche del Gruppo Elica, avessero lavorato per accantonare soldi necessari a pagare le loro buone uscite, a persone che guadagnano in un mese quanto diverse decine di operai/e delle fabbriche».
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