E’ iniziato stamattina alle 8.30 il presidio dei lavoratori davanti alle sedi di Elica di Mergo e Cerreto D’Esi per protestare contro il piano industriale che prevede oltre 400 esuberi su 560 dipendenti, la delocalizzazione del 70% delle produzioni attualmente in Italia e la chiusura dello stabilimento di Cerreto D’Esi. L’agitazione dei lavoratori, con il supporto di Fim, Fiom e Uilm, andrà avanti per tutto il periodo pasquale.
«E’ inaccettabile l’annuncio fatto dal Gruppo Elica di Fabriano per il sito di Cerreto d’Esi in provincia di Ancona, che ci ha comunicato 400 esuberi su 600, con il trasferimento delle produzioni di bassa gamma e delle linee produttive nello stabilimento di Jelcz-Laskowice in Polonia e l’integrazione nel plant di Mergo dell’attività di alta gamma del sito di Cerreto. – evidenzia stamattina in un comunicato la Fim Cisl – Una scelta che non condividiamo in nessun modo. Il Gruppo aveva già 10 anni fa operato una ristrutturazione del sito con la riduzione dell’organico che era passato dagli oltre 1000 lavoratori in organico del 2010, agli attuali 600. Una ristrutturazione che già all’epoca fu giustificata dal Gruppo con la necessità di ridurre i costi per aumentare le marginalità. Nel corso di questo decennio abbiamo registrato, nonostante i continui solleciti del sindacato, scarsi investimenti per non dire nulli su macchinari e sulle persone da parte del Gruppo. Ora non accettiamo che ancora una volta si scarichi sulle lavoratrici e i lavoratori colpe che non hanno. Chiediamo all’azienda di aprire subito un tavolo di confronto per lavorare alla rimodulazione l’organizzazione del lavoro e insieme valutare gli spazi di recupero delle marginalità, parallelamente però, serve un piano di investimenti su macchinari e sulle persone perché i sacrifici fatti in questi ultimi dieci anni dalle lavoratrici e lavoratori non vadano persi. Oggi manifesteremo con un presidio davanti allo stabilimento di Cerreto d’Esi e nei prossimi giorni valuteremo eventuali altri iniziative di protesta, invitiamo tutti gli enti locali a sostenere questa vertenza e lavorare affinché l’azienda torni sui propri passi».
«E’ impensabile per l’area montana dover accettare una nuova crisi di questa portata. Tutte le istituzioni, da quella regionale a quella nazionale devono concorrere alla ricerca di soluzioni che salvaguardino i lavoratori e soluzioni a sostegno dei processi produttivi da mantenere in questo territorio; la delocalizzazione non è stata mai una soluzione reale ai problemi economici ma ricerca del profitto.- sottolinea anche Francesco Ducoli, segretario del Pd di Fabriano – È quindi con estrema preoccupazione che apprendiamo del piano prospettato da Elica che prevede 400 esuberi negli stabilimenti del nostro territorio. Esprimiamo la nostra totale e convinta solidarietà nei confronti dei lavoratori, lavoratrici e delle loro famiglie, è indispensabile trovare una soluzione. Di fronte ad un problema di questa portata la politica tutta ed i nostri rappresentanti parlino con una sola voce e si lavori per garantire occupazione e futuro anche ai cittadini delle aree interne. Noi come Pd siamo pronti a fare la nostra parte». Ieri alla ufficializzazione del nuovo piano industriale con la delocalizzazione in Polonia della gran parte delle produzioni marchigiane la deputata democrat Alessia Morani aveva espresso solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici chiedendo al governo e alla Regione di «intervenire immediatamente per evitare un vero e proprio dramma sociale in una terra che ha già subito gli effetti devastanti della crisi della ex Merloni».
Per oggi pomeriggio alle 15.30 il sindaco di Fabriano ha convocato una videoconferenza con i sindacati e i sindaci dell’Ambito. L’area montana, negli ultimi decenni, è stata segnata da tante crisi industriali che hanno portato alla perdita di centinaia di posti di lavoro. «Lo chiamano Piano Strategico perchè non hanno il coraggio di usare le parole giuste: ‘macelleria sociale’. – scrive Gabriele Santarelli (M5S) senza giri di parole in un post sui social media – 409 esuberi su 560 totali significa smantellare e non riorganizzare. Ho assistito diverse volte alle cene organizzate a fine anno da Casoli dove venivano esaltate le maestranze parlando di famiglia. Ha sempre parlato così ai suoi dipendenti ma si sa, le parole, soprattutto vuote, le porta via il vento. Una beffa doppia se si considerano i sacrifici che gli operai sono stati disposti a sopportare negli ultimi anni andando incontro alle esigenze dell’azienda. Ho convocato la video conferenza per alzare il livello di attenzione e preparare il territorio a unirsi per affrontare insieme la situazione con le armi che avremo a disposizione».
«Non è questo il tempo delle polemiche ne delle riflessioni sull’esagerata fiducia concessa a Casoli e alla sua impresa.- scrive anche Rifondazione Comunista Marche in un comunicato – Questo è il tempo della determinazione. Intanto ricordiamo che la regione Marche ha tra le sue leggi (un lascito della presenza di Rifondazione Comunista in Consiglio Regionale) ne ha una che consente la rivalsa e la richiesta di restituzione di tutti i fondi pubblici erogati in via diretta o indiretta alle aziende che delocalizzano. Occorerebbe, chiedere che venga immediatamente attivata per costituire con quelle risorse un fondo e per sostenere i lavoratori e per permettere al territorio di progettare alternative non ultima quella dell’autogestione di alcune attività è, crediamo, più di un atto dovuto. Se i lavoratori lo riterranno necessario, si dovranno costruire le condizioni per fermare lo spostamento degli impianti e mantenere il controllo dei siti produttivi, Il che richiede che le. comunità locali a partire dai consigli comunali deliberino le forme per sostenere questa lotta. Infine , ci pare, mentre si sta discutendo del Recovery Fund in cui si destinano faraoniche e immaginifiche realizzazioni, bisognera’ pretendere invece che , sin d’ora i fondi siano impiegati per salvaguardare l’occupazione e una storia importante di professionalità operaie. Le prossime settimane saranno decisive, la storia di questi anni deve insegnarci che il solo obbiettivo realistico è quello che si pensa impossibile, gli altri ai lavoratori hanno regalato solo marginalità e cassa integrazione e al territorio migliaia di senza lavoro».
L’annuncio di 400 esuberi su 560 dipendenti negli stabilimenti di Mergo e Cerreto d’Esi di Elica spa, conseguenza della decisione presa dall’azienda di delocalizzare in Polonia le linee produttive a maggiore standardizzazione,«rischia di aprire una nuova e devastante crisi sociale nell’area del fabrianese». Lo rileva il gruppo consiliare regionale del Pd: stamane al presidio organizzato dai sindacati di categoria davanti al sito produttivo di Mergo ha preso parte anche il capogruppo regionale dem Maurizio Mangialardi, che ha voluto incontrare di persona i lavoratori.«Lo dobbiamo dire chiaramente – afferma Mangialardi – l’operazione che Elica sta cercando di portare a termine apre allo spettro di una crisi sociale ed economica simile a quella vissuta oltre un decennio fa con la Antonio Merloni, anche a causa dei pesanti effetti che avrà sull’indotto. Spiace dirlo, ma i motivi avanzati dall’azienda circa la necessità di assumere questa scelta per mantenere il cuore e la testa del gruppo nelle Marche suonano come una cinica scusante che per troppi anni ha accompagnato le numerose vertenze che hanno portato a una inesorabile deindustrializzazione della nostra regione. Nessuna ragione economica – incalza – può giustificare la decisione di lasciare senza reddito 400 famiglie, tra l’altro nel bel mezzo di una pandemia che ha già colpito molto duramente questo territorio. E ciò vale ancora di più per una realtà come Elica, che per anni ci è stata presentata come un modello virtuoso e resiliente, capace di innovarsi e reagire alla crisi del distretto. Già dalle prossime ore ci attiveremo per chiedere alla Regione Marche di andare oltre le pur giuste manifestazioni di solidarietà e di prendere una forte iniziativa affinché l’azienda torni sui suoi passi e si scongiuri l’inquietante scenario che si delinea all’orizzonte».
Il gruppo Pd ha presentato un’interrogazione alla giunta Acquaroli che vede primo firmatario il consigliere regionale Antonio Mastrovincenzo.«Chiediamo alla giunta regionale – spiega Mastrovincenzo – immediate azioni per sollecitare Elica a rivedere le proprie scelte e salvaguardare i livelli occupazionali. Senza un mutamento di indirizzo, la grave decisione presa dalla dirigenza avrà un pesante impatto negli stabilimenti di Mergo e Cerreto d’Esi, territorio che negli scorsi anni ha già vissuto un progressivo depauperamento economico e produttivo con dolorose conseguenze per tante famiglie di lavoratori».
La consigliera regionale Simona Lupini (Movimento 5 Stelle) questa mattina ha «interessato il Ministero dello Sviluppo Economico, auspicando l’immediata attivazione di un Tavolo di Crisi con la partecipazione dell’azienda, delle parti sociali e della Regione, nella ferma convinzione che sia necessaria la massima sinergia e l’adozione di ogni strumento possibile, anche straordinario. Il nostro territorio non può permettersi la chiusura di un’altra fabbrica: sono a fianco dei lavoratori e delle loro famiglie, per difendere l’occupazione e il futuro produttivo dell’azienda» scrive in una nota.
(ultimo aggiornamento alle ore 17.50)
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