Ha vinto la sua personale battaglia contro il Covid 19 ed è stato dimesso dall’ospedale Carlo Urbani di Jesi, dove era ricoverato ormai da un mese, Alfredo Cesarini, sindaco di Santa Maria Nuova. Il primo cittadino del paese aveva contratto la Sars CoV2 dopo la decisione di cedere il suo vaccino a un funzionario comunale, sebbene ne avesse diritto. Una vicenda umana che è stata raccontata anche dai media nazionali. «E’ la fine di un incubo. Sono stati giorni duri, difficili, carichi di tensioni fisiche e psicologiche. Finire all’ospedale e vivere l’esperienza della positività al Covid è qualcosa che ti scalfisce l’anima ancor prima che il fisico. – racconta oggi sui social media Alfredo Cesarini – Si vive una dimensione surreale dove il tuo male si aggiunge a quello di chi ti sta accanto, fondendosi insieme e diventando un tuttuno. Ho avuto la “disgrazia” di passare un giorno ed una notte intera al pronto soccorso (erano i giorni dei tanti ricoveri) in una camera con un ragazzo 30enne con il casco per la respirazione forzata. È stato un incubo. Un incubo che ancora mi perseguita. I rumori del respiratore, le sofferenze ed i lamenti di quel povero cristo mi sono rimasti dentro. Credo di essere abbastanza forte perché la vita di dolori e accadimenti negativi me ne ha già dati, ma questa situazione mi ha colpito nel profondo come nessun altra. La prima settimana di ricovero è stata terribile. Ho temuto per la mia vita ed ho avuto veramente paura di non farcela. Tanti pensieri affollavano in quei giorni la mia mente… Questo virus non genera una normale malattia, ma è una roulette russa, non sai cosa può accaderti domani e questo è destabilizzante, credo per chiunque».
Le dimissioni dall’ospedale sono state firmate lunedì scorso, 6 aprile. Il sindaco è rientrato a casa a bordo di un’ambulanza della Croce Gialla di Santa Maria Nuova. «Dopo 27 giorni finalmente la luce si è accesa. Il mio angelo custode è sempre lì, vigile. Ma ora è tempo di guardare avanti e di riprendersi la vita. – aggiunge dettagli alla narrazione – Nel mezzo di tutta questa mia storia ci sono loro: medici, infermieri, oss… gli angeli custodi terreni che si sono presi cura di me. Persone straordinarie che mi hanno curato e che hanno cercato in ogni modo di alleviare lo smarrimento della malattia e dell’isolamento forzato». Il sindaco mostra ghratitudine per tutti coloro che gli sono stati accanto nei momenti più difficile di queste lunghissime giornate. «La mia vicenda si sta concludendo, fortunatamente, in modo positivo (qui il positivo ci sta bene!) – sottolinea – grazie alla professionalità e diligenza di tante persone che voglio ringraziare: il mio primo grazie va al dr. Mauro Brecciaroli che ha seguito tutta la nostra famiglia con grande attenzione e professionalità e che a tempo giusto ha deciso il mio ricovero; ai medici dell’Usca anch’essi sempre presenti nella assistenza a casa; un grazie speciale va all’Ospedale “Carlo Urbani” di Jesi, al Pronto Soccorso e soprattutto al reparto Covid-3, dove sono stato ricoverato, diretto dal dr. Candela, per la straordinaria assistenza ricevuta. Mi sono sentito veramente assistito sotto il profilo sanitario, ma anche sotto quello umano e psicologico. Ho avuto attorno persone eccezionali che hanno cercato di trasmettermi serenità (e ne serve davvero tanta)».
La routine ospedaliera ha scandito le sue giornate a letto. «Alle 5 di mattino iniziavano gli esami e la sveglia era talvolta una carezza con parole di incoraggiamento. Questo ha fatto e fa la differenza. Grazie Tiziana, Patrizia, Valentina, Arianna, Irene, Annalisa, Grazia Sofia Manuela, Valeria Tatiana Elisabetta, Lijanca, Claudia ,Antonella, Maila. Grazie. Mi auguro che la proposta per il Nobel al nostro personale sanitario nazionale vada a buon fine perché se lo meritano. Io credo che chi come me ha vissuto questa realtà non dimenticherà mai queste persone e vorrei davvero fare la mia parte per trasmettere questo sentimento anche a chi per fortuna non l’ha vissuta affinché il riconoscimento verso queste persone resti nel tempo anche quando tutto sarà finito. Donne e uomini chiusi nei loro “scafandri” bianchi per tutto il tempo che a fine turno arrivano stanchi e stremati, te ne accorgi quando senti il trascinìo dei piedi diventati pesanti… a tutti loro dico solo Grazie Grazie Grazie infinite siete stati e siete eccezionali. Un grazie di cuore, infine, ai tantissimi amici, ai tantissimi concittadini e no che in questo difficile momento mi sono stati vicini con messaggi quotidiani. Sono stati di grande aiuto e mi hanno aiutato a superare le difficoltà giornaliere. Vi abbraccio tutti».
«Ho ceduto il ‘mio’ vaccino a chi spettava, ora sono ricoverato in ospedale»
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