Vertenza Elica, si avvia il tavolo ministeriale di confronto: il Mise convoca azienda e sindacati Fim, Fiom Uilm per martedì 20 aprile alle ore 15. Al centro del dibattito il futuro dei lavoratori del gruppo dopo l’ufficializzazione del nuovo piano di riorganizzazione che prevede 409 esuberi su 560 dipendenti del comprensorio montano, chiusura dello stabilimento a Cerreto D’Esi e delocalizzazione del 70% delle produzioni effettuate nei siti di Fabriano, Cerreto e Mergo. «Nel ritiro del piano dell’azienda sta l’unico momento di ricomposizione reale di una discussione, nella convocazione del Mise la speranza per il futuro di un intero territorio – sottolinea Pierpaolo Pullini della Segreteria provinciale Fiom di Ancona nonché responsabile del territorio di Fabriano – Aprire ogni tipo di interlocuzione con un piano strategico come quello presentato da Elica lo scorso 31 marzo, è una strada non percorribile e chiude ad ogni possibile discussione; non siamo in presenza di una crisi industriale da giustificare eventuali licenziamenti ma solo ad un processo di delocalizzazione con il principio che il lavoro c’è ma si decide di farlo altrove».
Il ritiro formale del piano permetterebbe invece di aprire una discussione «vera e di carattere industriale su come rendere possibile il mantenimento dei livelli produttivi ed occupazionali, attuali e futuri, sul territorio di Fabriano» secondo Pullini. Che ricorda come «le azioni unilaterali non hanno mai fatto parte della storia delle relazioni industriali con Elica, le operazioni che antepongono il mero profitto al Territorio ed alle Persone, non fanno parte dei suoi valori. Dopo le disponibilità dei livelli istituzionali di mettere a disposizione tutti gli strumenti di cui dispongono, diventa di importanza vitale la convocazione immediata del tavolo al Mise, per capire come costruire il futuro produttivo di Elica in Italia, fermando questo ennesimo tentativo di delocalizzazione, l’avanzare dei processi di desertificazione industriale e gettare le basi per un rilancio di un nuovo modello che valga per tutto il comprensorio e non solo. Continuando su questa strada, si sta mettendo a rischio la tenuta sociale dentro fabbriche e di tutto il territorio».
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