di Claudio Maria Maffei*
Lo scorso 17 giugno la Giunta ha avviato un importante percorso dal titolo “La Regione all’ascolto dei territori per riscrivere il nuovo assetto della sanità”. Come prima tappa è stato scelto Sassocorvaro Auditore, scelta evidentemente legata alla presenza in quel Comune in Provincia di Pesaro-Urbino di meno di 5.000 abitanti di un piccolo ospedale trasformato nel 2013 in Ospedale di Comunità al pari di altri 12 piccoli ospedali della Regione. Ospedale di Comunità vuol dire struttura senza reparti ospedalieri e senza la continuità della presenza dei medici della struttura nelle 24 ore. Ospedale di Comunità vuol dire anche assenza di Pronto Soccorso con personale autonomo e assenza di un Punto di Primo Intervento attivo nelle 24 ore per la gestione delle urgenze.
Questa scelta di cominciare il giro dell’ascolto proprio da Sassocorvaro assieme al Comunicato stampa della Regione con cui è stata commentata l’iniziativa ci aiuta a capire le intenzioni della Giunta: riaprire almeno alcuni dei piccoli ospedali trasformati in Ospedali di Comunità. Nel comunicato è scritto infatti che la Giunta vuole «lavorare per redistribuire servizi sui territori e dare ai cittadini le risposte che meritano». L’iniziativa quindi è coerente con il programma elettorale della attuale Giunta che prevedeva «un maggiore equilibrio della rete ospedaliera, evitando concentrazioni e con una diffusione nel territorio» e la «valorizzazione delle aree interne, con il superamento dei campanilismi del passato che hanno condannato le zone montuose all’abbandono».
Nell’intervista che ha rilasciato in occasione dell’evento del 17 a Sassocorvaro Saltamartini ha infatti detto di volere riaprire il Punto di Primo Intervento in quella struttura con gli annessi servizi. L’affermazione non è chiara, perché di Punti di Primo Intervento la legislazione delle Marche ne prevede di due tipi: territoriali (che sono aperti dalle 8.00 alle 20.00) e ospedalieri. Probabilmente Saltamartini vuole riattivare un Punto di Primo Intervento ospedaliero e quindi aprire a Sassocovaro almeno un reparto per acuti con un proprio organico medico che copra le 24 ore. I problemi sono due: normativo e di risorse. Lasciamo da parte per oggi quello normativo, che c’è ed è grosso come una casa, e parliamo invece di dove si possono prendere le risorse in più che servono per riaprire i piccoli ospedali. In una Regione con i servizi territoriali carenti le risorse la Giunta le può prendere solo dagli altri ospedali. Tanto è vero che nell’intervista a Sassocorvaro Saltamartini ha detto che per potenziare quella struttura si taglierà qualche «superfetazione, qualche servizio in più» in altri territori. Nella Treccani superfetazione è “una cosa che si aggiunge ad altre in un secondo tempo e senza necessità, costituendo un’aggiunta superflua, un pleonasmo.”
Adesso sarà interessante capire dove sono le superfetazioni. A Marche Nord che è ancora Azienda Ospedaliera senza averne i requisiti? All’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ancona dove per alcuni reparti c’è sia quello a Direzione Universitaria che quello a Direzione Ospedaliera? Negli ospedali della stessa Area Vasta che pur essendo vicini hanno spesso gli stessi reparti ed un Dipartimento di Emergenza di primo livello a testa (vedi Pesaro e Fano, Macerata e Civitanova Marche, Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto)?
Una cosa è certa: per i sindaci meglio incontrare la Giunta prima possibile, perché da un certo momento in poi bisognerà anche comunicare i tagli, ovvero le superfetazioni come le chiama Saltamartini. Che in base alla normativa nelle Marche sono diverse e prima o poi qualcuno della Giunta dovrà dire quali sono sennò sono a rischio anche le risorse per la sanità del Recovery Plan destinate alle Marche. Risorse destinate alle Regioni con le idee chiare e in linea con la normativa. Non mi pare sia il caso delle Marche.
*Medico e dirigente sanitario in pensione
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