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Esplosioni, fiamme e paura:
un anno fa l’incendio all’ex Tubimar

ANCONA - Nella notte compresa tra il 15 e 16 settembre 2020 il maxi rogo che ha tenuto per giorni con il fiato sospeso la città. Le lingue di fuoco avevano reso inagibile un'area di circa 30mila metri quadrati, dove sono collocati soprattutto capannoni delle imprese che lavorano al porto. Ancora aperto il fascicolo per scandagliare le cause del disastro

L’incendio all’ex Tubimar

Le esplosioni nel cuore della notte, le fiamme altissime, il fumo nero visibile da gran parte della città, il super lavoro dei vigili del fuoco, le scuole chiuse, la paura che l’aria si fosse riempita di sostanze tossiche, l’arrivo al porto dell’ex ministro De Micheli, la voglia delle imprese danneggiate di ripartire e l’inchiesta aperta dalla procura per indagare sulle cause del disastro. Un anno fa Ancona iniziava a fare la conta dei danni portati dal maxi incendio sviluppatosi all’ex Tubimar poco prima della mezzanotte del 16 settembre del 2020. 

Si è trattato di uno dei più grandi incendi divampati in città negli ultimi anni. Le lingue di fuoco hanno reso inagibile un’area di circa 30mila metri quadrati, occupata soprattutto dai capannoni (e dalla merce) delle aziende presenti all’interno del porto dorico e situate sul lato corto della L, forma dell’ex Tubimar. I vigili del fuoco, portatisi immediatamente sul posto, avevano lavorato per ore e senza sosta per circoscrivere il rogo e respingere le ultime fiammelle. Erano giunte squadre anche da Pesaro e Macerata. Sul posto, anche gli operatori dell’Arpam per rilevare eventuali sostanze dannose nell’aria (scongiurata la propagazione di elementi tossici). Per due giorni le scuole di ogni ordine e grado erano rimaste chiuse. C’erano state anche delle limitazioni nel consumo degli ortaggi. Una volta domate le fiamme, all’ex Tubimar era arrivata l’allora ministro del Mit Paola De Micheli, affiancata dall’ex presidente dell’Authority Giampieri, dal governatore Acquaroli e dall’assessore comunale al porto Simonella. Al porto, il 16 settembre 2020, pure la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Congiuntamente ai vigili del fuoco e all’Arpam, si erano subito attivate le forze dell’ordine. Sul disastro è ancora pendente un fascicolo aperto dal pm Irene Bilotta.  Tra le cause vagliate subito dopo il rogo c’erano quelle di natura accidentale: un guasto elettrico, una reazione esplosiva tra sostanze pericolose, una lavorazione non eseguita correttamente all’interno della maxi area. Poi, pian piano, ha preso corpo la pista del dolo e l’ipotesi che all’interno dei capannoni danneggiati ci siano stati plurimi inneschi. L”inchiesta è comunque ancora aperta e le varie perizie disposte dalla procura in corso.

(fe.ser)

 

L’ex ministro De Micheli

Giorgia Meloni

Una parte dell’ex Tubimar

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