di Federica Serfilippi
Cinque richieste di condanna e due assoluzioni. Sono terminate così le requisitorie dei pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai in merito al filone bis della strage della Lanterna Azzurra, quello legato alle responsabilità amministrative e agli aspetti della sicurezza del locale. Oggi, era il turno degli imputati (in totale sono 18) che hanno deciso di affrontare il giudizio con il rito abbreviato. La pena più alta è stata chiesta per Marco Cecchini, dj del locale di Corinaldo e giudicato dalla procura co-gestore di fatto dell’evento dell’8 dicembre del 2018, tutto incentrato sulla presenza (ma non è mai arrivato) del trapper Sfera Ebbasta. Il dj rischia sei anni di reclusione. Quattro anni e otto mesi sono stati chiesti per Carlantonio Capone, socio della Magic srl (società che gestiva la discoteca) e Gianni Ermellini, responsabile di fatto della sicurezza per la serata diventata tragedia, con la morte di sei persone e il ferimento di altre duecento. Tre anni ciascuno chiesti per Alberto e Marco Micci, due dei quattro proprietari dell’immobile, giudicati dalla procura «totalmente inidoneo sia dal punto di vista strutturale, che da quello giuridico, all’uso a cui era destinato». Chieste anche due assoluzioni per altrettanti co-proprietari dell’edificio di via Madonna del Piano: Mara Paialunga e Letizia Micci.
L’udienza, durata tutta la mattina e buona parte del pomeriggio, proseguirà il 10 febbraio con l’audizione delle parti civili e poi il 2 marzo con le arringhe difensive. La procura contesta l’omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e disastro colposo. Marco Cecchini deve anche difendersi dall’accusa di falso. La requisitoria dei pm è stata incentrata soprattutto sul sovraffollamento del locale nella serata dell’8 dicembre e la mancanza delle condizioni di sicurezza della discoteca. «Posto affollato oltre la tollerabile decenza» è stata detto dalla procura in riferimento alla Lanterna e al superamento delle mille presenze a fronte di una capienza massima di 459 persone. Quella sera, però, i gestori pensavano addirittura di poter arrivare attorno alle 2mila presenze, con il richiamo di Sfera Ebbasta. «L’emergenza non è stata gestita affatto» ha sostenuto la procura, parlando anche delle uscite di sicurezza, poco accessibili o chiuse.
Uno scenario precario, come quello dell’uscita numero 3, dove crollarono le due balaustre sotto il peso della calca. Il 3 febbraio sarà la volta del filone degli indagati che intendono, in caso di rinvio a giudizio, procedere con il rito ordinario. Tra questi ci sono i membri della Commissione di Vigilanza che aveva rilasciato al locale la licenza di pubblico spettacolo: il sindaco di Corinaldo Matteo Principi, Rodolfo Milani, del Comando provinciale dei vigili del fuoco, Francesco Gallo, rappresentante dell’Asur, Massimiliano Bruni, perito esperto in elettronica, Stefano Martelli, responsabile del Servizio di polizia locale e Massimo Manna, responsabile dello Suap. Ordinario anche per due consulenti esterni che hanno posizioni marginali all’interno dell’inchiesta: Maurizio Magnani e Francesco Tarsi. Nel procedimento, come indagati, ci sono anche Quinto Cecchini, altro socio della Magic, Francesco Bartozzi, amministratore unico della società e Alessandro Righetti, addetto alla sicurezza dell’uscita dove caddero le balaustre. Per alcuni di questi si prospetta il patteggiamento.
Processo bis strage di Corinaldo: quasi la metà degli imputati verso l’abbreviato
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