di Alessandra Pierini
Controllo dello stile di vita, adesione ai programmi di screening e gestione multidisciplinare delle neoplasie sono fondamentali nella lotta contro il cancro. Punta sul gioco di squadra il professor Gianluca Svegliati Baroni nella lotta al cancro. Il suo messaggio arriva proprio nella giornata mondiale contro i tumori. Professore associato in Gastroenterologia dell’Università Politecnica delle Marche e responsabile dell’Unità Dipartimentale di Danno Epatico e Trapianti degli Ospedali Riuniti di Ancona, spiega: «L’anno scorso abbiamo gestito più di 200 pazienti con tumore primitivo del fegato. La nostra unità sta lavorando molto bene ed è polo di attrazione regionale»
Professore, perché ha scelto di dedicarsi alle malattie del fegato?
La scelta è venuta spontanea. Durante gli studi a Medicina, mi sono appassionato alla gastroenterologia e al fegato. Ho fatto molta ricerca e una esperienza all’estero. Poi ho cercato di portare nelle Marche quanto ho appreso. Nel frattempo ad Ancona è cresciuta la clinica di Gastroenterologia del professor Benedetti. Poi è arrivato anche il Centro Trapianti».
Quali sono le malattie del fegato?
«Il fegato può essere sede di diversi tumori, da una parte i primitivi cioè che hanno origine nel fegato, dall’altra i secondari che si sviluppano quando le metastasi raggiungono il fegato partendo da altri organi. I tumori primitivi del fegato colpiscono circa 13.000 italiani ogni anno e sono purtroppo caratterizzati da una bassa sopravvivenza sia a 5 anni (20% circa dei pazienti) che a 10 anni (10% dei pazienti), entrando tra le prime cinque cause di morte per neoplasia».
Come sono cambiate le malattie del fegato negli ultimi anni?
«Di recente ho pubblicato un articolo su cosa accadrà da qui al 2033 nel campo delle malattie epatiche: ne è risultato che le malattie virali, epatite B e C, si curano molto facilmente e non arrivano a cirrosi, invece ci arrivano malattie per le quali non si pensa all’interessamento del fegato, come diabete, obesità, ipertensione. Le forme di tumore in questi pazienti hanno superato le forme virali. E’ drammatico perché spesso i pazienti cominciano ad essere seguiti troppo tardi. Attualmente la maggior parte delle forme tumorali è legata allo stile di vita. Uso di alcol, obesità e diabete inducono processi che portano alla formazione di tumori. Quindi la prevenzione parte da qui».
Cosa possono fare coloro che rientrano in queste categorie?
«Tutti i pazienti obesi, ipertesi, diabetici, iperlipidemici dovrebbero fare una valutazione epatologica anche per escludere la presenza di fibrosi o cirrosi, spesso portano alla formazione di tumori. Non bisogna poi dimenticare le epatiti virali che sono così facilmente curabili. Per farlo possono rivolgersi alle strutture presenti sul territorio come ad esempio Pesaro, Senigallia e Macerata ma anche al medico di base».
Perché è stata fondata la struttura dipartimentale “Danno Epatico e Trapianti”, di cui è responsabile?
«E’ stata una struttura voluta sia dal direttore generale degli Ospedali Riuniti Caporossi che dal rettore Univpm Gianluca Gregori per concentrarsi esclusivamente su queste patologie molto complesse e collaborare più possibile. In un ospedale come quello di Torrette la gastroenterologia non può essere quella di una volta in cui ogni medico faceva tutto ma bisogna ultraspecializzarsi. L’attività è iniziata da settembre 2019 e i risultati sono molto buoni. Da noi arrivano il 30% di pazienti da fuori regione, il 20% dall’Area vasta 2 e il resto da tutte le Marche».
A questa si affianca il Centro Trapianti diretto dal professor Marco Vivarelli.
«Il centro di Ancona è tra i primi in Italia, nel 2020 nonostante la pandemia abbiamo effettuato più di 50 trapianti, anche grazie alla direzione generale che ci ha permesso di lavorare molto bene. Pochi ospedali sono stati organizzati come il nostro. I risultati del trapianto sono eccezionali: è un evento importante ormai diventato una routine di cura e quindi l’invito è che i pazienti con malattia epatica si rivolgano a centri specializzati perché le cure sono rivoluzionarie. Essendo poi una patologia oncologica, è fondamentale la collaborazione con la Clinica diretta dalla Prof.ssa Berardi in particolare per le nuove terapie a disposizione».
Che cosa caratterizza il vostro approccio?
«L’approccio multidisciplinare alla malattia. La gestione multidisciplinare consente una sopravvivenza molto alta poiché il paziente viene inserito in un progetto terapeutico».
Qual è il suo messaggio in questa giornata contro il tumore?
«Il controllo dello stile di vita è il principale meccanismo di prevenzione per ridurre l’incidenza delle neoplasie, la popolazione deve essere particolarmente partecipi a programmi di screening, sono gli strumenti che riducono in maniera significativa la mortalità».
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