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La zona arancione non è uno schiaffo
ai cittadini marchigiani

L'INTERVENTO di Claudio Maria Maffei - Il cambio di fascia è il segnale di una situazione che, seppur in miglioramento, ancora non è sotto controllo. Nella stragrande maggioranza degli ospedali marchigiani l’attività programmata, sia chirurgica che diagnostica, è significativamente ridotta e la situazione dei pronto soccorso è quasi ovunque critica

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Percentuale di occupazione dei posti letto di terapia intensiva da parti di pazienti Covid in Italia al 5 febbraio 2022 (Fonte: Lab24 de il Sole 24 Ore)

di Claudio Maria Maffei*

Da domani le Marche saranno in zona arancione e come è stato già spiegato benissimo qui su Cronache Maceratesi le cose di fatto cambieranno pochissimo. Cambia però la percezione che i cittadini hanno dell’andamento della pandemia e della capacità del governo regionale di affrontarla. Per questo il presidente Acquaroli ha voluto rassicurare che la situazione nelle Marche è sotto controllo e il vicepresidente Carloni ha definito la zona arancione uno schiaffo ai marchigiani. Ovviamente nessuno ha voluto dare uno schiaffo ai marchigiani e il ministro Speranza ha solo applicato regole note da mesi, del resto applicate a tutte le Regioni. Infatti, in zona arancione siamo in compagnia di Valle d’Aosta, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Sicilia. Certo pesa alla Giunta il fatto che il nostro passaggio dalla zona gialla alla arancione avvenga in controtendenza rispetto al miglioramento della situazione in gran parte delle Regioni italiane.

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Claudio Maria Maffei

Vediamo allora di dare la giusta interpretazione alla situazione delle Marche in modo da ricavarne indicazioni utili per il futuro. Nelle Marche ad essere preoccupanti sono tutti i dati, come si vede bene dai dati di ieri 5 febbraio. Ieri come incidenza settimanale di nuovi casi (compresi gli asintomatici che sono per fortuna la maggioranza) eravamo al secondo posto in Italia dopo Bolzano con 1.282 casi ogni 100.000 abitanti, il che vuol dire che ogni settimana più di 15.000 marchigiani si infettano. Come occupazione dei posti letto di terapia intensiva in base ai dati utilizzati dalla Cabina di Regia per la attribuzione delle zone colore alle Regioni eravamo al primo posto con il 24,9% (vedi grafico), quando il valore soglia per passare in arancione è il 20%. In area medica la percentuale di occupazione dei posti letto era 31,7%, non tra le più alte, ma comunque sopra il valore soglia del 30%. I dati sulle terapie intensive meritano un commento.

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Copertura vaccinale nelle Regioni italiane al 4 febbraio 2022

Secondo la Regione la percentuale di occupazione dei posti letto andrebbe conteggiata non sui 209 che risultano alla Cabina di Regia, ma sui 256 che la Regione dichiara. Ai fini pratici poco importa perché anche con 256 posti letto il valore soglia verrebbe superato dai 52 casi di ieri (20,3%). Ma chi ha ragione, la Cabina di Regia o la Regione Marche? La Regione Marche in ogni caso ha torto: già da tempo per il passaggio di colore la Cabina di Regia fa i calcoli su 209 posti letto, quelli che considera attivi o attivabili entro 48 ore. Se la Regione considerava 256 il numero giusto dei posti letto aveva tutto il tempo di dimostrarlo. Ma ai cittadini del numero giusto di posti letto poco importa, visto che in ogni caso la sanità pubblica delle Marche è tutt’altro che sotto controllo come dichiara il presidente Acquaroli. Nella stragrande maggioranza degli ospedali marchigiani l’attività programmata, sia chirurgica che diagnostica, è significativamente ridotta e la situazione dei pronto soccorso è quasi ovunque critica. Ma analoghe criticità si riscontrano nel territorio a partire dai medici di famiglia e dai pediatri di libera scelta impegnati a far fronte alla valanga di nuovi casi.

Cerchiamo però di essere positivi e propositivi. La situazione anche nelle Marche è in via di miglioramento come dimostrano tutti dati e quindi dalla zona arancione usciremo rapidamente. La domanda adesso è: come si recuperano le attività chirurgiche e diagnostiche perse? Dopo aver contato i danni del Covid rischiamo di dovere fare i conti con i danni persino superiori che la ridotta assistenza potrebbe comportare per chi soffre di tutte le altre patologie. Ci si attende allora dalla Regione in tempi brevi un piano di recupero delle attività “perse” che peraltro andava iniziato già da molto tempo. Non risulta ad esempio un programma di coinvolgimento serio delle case di cura private nel sostegno alla produzione della attività chirurgica delle equipe pubbliche. Ce ne sono almeno sei di case di cura multispecialistiche che svolgono attività chirurgica in regime ordinario nelle Marche. Il sostegno delle strutture private finanziate dal Servizio Sanitario Regionale certamente non mancherebbe.

*Medico e dirigente sanitario in pensione

«La zona arancione è uno schiaffo del governo ai marchigiani»

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