«Testimoniamo la nostra vicinanza ai familiari di Giuseppe Lenoci. La sua è ancora una volta una morte inconcepibile. E non vogliamo andare avanti con le parole. Quella della sicurezza, più specificatamente nei luoghi di lavoro, è una tematica che richiama le istituzioni e la comunità tutta ad un grane senso di responsabilità».
A evidenziarlo è stato il presidente dell’Assemblea legislativa, Dino Latini, in apertura della seduta consiliare, chiedendo un minuto di silenzio per il 16enne di Monte Urano, nel fermano, morto ieri mattina in un tragico incidente stradale avvenuto a Serra de’ Conti mentre stava seguendo uno stage formativo in termoidraulica.
«Un altro episodio, dopo quello di Lorenzo Parelli – è stato ricordato dalla Regione Marche -, che riportando al centro dell’attenzione il problema della sicurezza, evidenzia ancor più le attenzioni da riservare in relazione alla formazione dei ragazzi effettuata durante il percorso scolastico.
«Quando uno studente di sedici anni muore nel tragitto di ritorno da uno stage, si consuma un dramma che non può lasciarci indifferenti e non interrogare tutti, a partire dalle imprese, dalle istituzioni e dalla politica». E’ invece la considerazione di Daniela Barbaresi, Segretaria Generale Cgil Marche e Antonio Renga, Segretario Generale Flc Cgil Marche -. Si rischia di fare confusione e di non capire realmente il complesso mondo del sistema di istruzione e formazione italiano, che ha subito molte riforme e che prevede diverse forme di sperimentazione lavorativa durante il percorso scolastico e formativo. Questa volta non si è trattato di un infortunio in un cantiere o dentro una fabbrica, ma come si dice in gergo di un infortunio in itinere. Non per questo è meno drammatico e meno grave e non solleva tutta la comunità da alcuni interrogativi. Giuseppe Lenoci aveva solo 16
anni ed era uno studente del corso triennale del Centro di formazione professionale “Artigianelli” di Fermo, impegnato in uno stage in un contesto lavorativo. La sua giovane età e il fatto che fosse uno studente rende ancora più inaccettabile e dolorosa la sua tragica morte. Una tragedia – ricordano – a poche settimane da quella che ha spezzato la vita di Lorenzo Parelli, coinvolto in un progetto di alternanza scuola-lavoro. La morte di uno studente che non era a scuola ma non era neanche un lavoratore. Uno studente che è morto sul lavoro prima ancora diventare lavoratore. Occorre riflettere sulle troppe forme di tirocini, stage, alternanza scuola-lavoro, sull’effettiva efficacia di tali percorsi e sulle condizioni del loro svolgimento che non sempre avvengono nel pieno rispetto della garanzia della salute e sicurezza. Con immenso dolore che si unisce alla rabbia e all’indignazione per una morte inaccettabile, il nostro pensiero va alla famiglia di Giuseppe a cui esprimiamo il nostro cordoglio e vicinanza a nome della Cgil Marche e della Flc Cgil Marche. E’ difficile, impossibile – concludono – trovare le parole: speriamo solo che davanti alla morte di uno studente di sedici anni, imprese, associazioni di categoria, organi di vigilanza, istituzioni, riflettano attentamente e si chiedano se si sta facendo davvero tutto il possibile per evitare che questa strage continui e per garantire la sicurezza e l’incolumità di chi lavora e studia e si assumano, fino in fondo, le proprie responsabilità».
A questa si aggiunge quella del Movimento politico regionale “Dipende da Noi”.
«In Italia – dicono – di lavoro si muore. Tutti i giorni. Perciò l’alternanza scuola-lavoro per studentesse e studenti pare che debba comportare anche l’eventualità della morte, in modo che sia subito chiaro che cosa vuol dire lavorare in un’economia che per amore del capitale disprezza le persone e distrugge la natura. Noi vogliamo cancellare questo sistema omicida. Qui non c’è spazio per alcun riformismo, moderatismo o centrismo politico: questa logica di sfruttamento va abolita e basta».
La morte di un altro studente «a Serra de’ Conti, a 16 anni – aggiungono -, è una nuova tragica conferma che le condizioni della sicurezza, per chi lavora come per chi studia, non sono affidabili e tutto questo viene preso come se fosse un destino o il frutto del caso. Invece si può e si deve cambiare radicalmente il modo di organizzare il lavoro e la scuola. Quest’ultima deve ritornare al suo vero compito: educare le persone e anche prepararle a superare ogni sistema iniquo, non ridurle a risorse umane per le pretese del sistema. “Dipende da Noi” esprime la sua vicinanza alla famiglia di Giuseppe e aderisce alla protesta del movimento studentesco contro l’attuale politica di gestione della scuola, contro un governo che non tutela la vita e la sicurezza, contro questo modo iniquo di
concepire sia lo studio e il lavoro, che nega il diritto all’uno e all’altro. Invitiamo tutte e tutti a partecipare alla giornata di protesta e di mobilitazione studentesca del 18 febbraio per arrivare presto all’abolizione delle norme attuali sull’alternanza scuola-lavoro, alla fine della repressione contro studentesse e studenti, a una autentica rinascita della scuola e alla realizzazione della sicurezza nel lavoro».
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