«Infortuni Covid: dall’inizio della pandemia ad oggi, sono stati 4.865, pari al 2,3% del dato nazionale». Sono i dati elaborati dalla Cgil Marche. «Rispetto all’ultima rilevazione di dicembre 2021, nelle Marche si contano 409 nuovi casi in più – si legge nella nota -. Il 68% di questi infortuni si è registrato nel 2020, il 29% nel 2021 ma l’ultima impennata è di gennaio 2022 con il 7,4% dei casi. Quanto agli infortuni mortali, dall’inizio della pandemia ad oggi, sono stati 23. Le donne sono le più colpite con il 70% dei casi. I lavoratori più coinvolti, con una percentuale del 41,7%, sono i tecnici della salute, di cui l’86% infermieri. Nei servizi sanitari e sociali – secondo l’Inail – i più interessati sono gli operatori socio-sanitari. Tra le professioni qualificate, i 2/3 sono operatori socio-assistenziali mentre tra il personale non qualificato, il 43% è ausiliario ospedaliero. Per quanto riguarda le attività economiche, nell’industria si concentra il 96,5% dei contagiati. Colpito è anche il settore dei trasporti che registra il 9,6% di infortuni mentre nel manifatturiero si conta solo l’1,9% dei contagi e nel commercio l’1,5%». È questo il quadro che emerge dai dati elaborati dalla Cgil Marche rispetto agli infortuni Covid accaduti negli anni della pandemia. «Questi numeri, nonostante il balzo in avanti di gennaio – dichiara Giuseppe Galli, segretario regionale Cgil Marche – confermano gli effetti positivi della campagna di vaccinazione su tutto il periodo». Secondo Matteo Pintucci, segretario generale Cgil Marche, «queste ultime rilevazioni confermano che il Covid continua a mietere vittime tra i professionisti della sanità e, a dire il vero, poco si è fatto, in questo tempo, per tutelare la sicurezza di questi professionisti. Ma è preoccupante anche il dato sui trasporti – osserva Galli -. È un settore che ha continuato a registrare la sua “vulnerabilità” in un periodo davvero complicato per questi lavoratori che, comunque, hanno cercato di garantire i servizi essenziali. Per quanto riguarda il manifatturiero e il commercio, con ogni probabilità, il maggior distanziamento sociale tra le postazioni di lavoro e l’applicazione del protocollo hanno contribuito a contenere la diffusione del virus».
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